Il rischio chimico in ambiente di lavoro, in generale, per una struttura ospedaliera, data la particolarità delle operazioni svolte, gli aspetti relativi al rischio di tipo chimico si presentano in diversi reparti e servizi; principalmente riguardano l’utilizzo di disinfettanti e sterilizzanti, di farmaci particolari, di reattivi per analisi, di detergenti, di anestetici. Per consentire agli operatori che utilizzano sostanze, prodotti chimici o preparati di varia natura, di ricevere una preventiva informazione sugli eventuali rischi ad essi associati, viene fatto obbligo al responsabile della immissione sul mercato di fornire una serie di informazioni sia sulla etichetta delle confezioni (simbolo e indicazione di pericolo) sia su una più esaustiva scheda informativa in materia di sicurezza. Si possono avere, oltre alle sostanze cancerogene diverse sostanze utilizzate nei laboratori di analisi (reattivi) e nei reparti (disinfettanti e sterilizzanti) che presentano caratteristiche intrinseche di pericolosità . Cenni su vie di assunzione e rischi Le proprietà chimico fisiche e/o tossicologiche non sono da sole sufficienti per la definizione di agente chimico pericoloso, ma debbono essere prese in considerazione in concomitanza con le modalità di uso o presenza sul luogo di lavoro. Infatti il rischio e rappresentato dall’effetto combinato tra la probabilità di un accadimento di un evento indesiderato e le relative conseguenze e dipende dalla dose assorbita, dall’individuo (sesso, età , peso corporeo, patologie), dal livello, durata, modalità di esposizione. Le vie di penetrazione principali di prodotti chimici possono essere: inalatoria (la via più frequente nei luoghi di lavoro nei casi in cui le sostanze inquinanti vengano disperse in aria) o accidentale (puntura, assorbimento cutaneo – pelle, mucose, occhi). Particolari attenzioni devono essere poste agli agenti cancerogeni che sono sottoposti ad una serie di adempimenti specifici tra i quali la sorveglianza sanitaria per gli esposti e la loro sostituzione ove possibile. Un aspetto particolare è rappresentato dai farmaci antiblastici (FA) che, pur non rientrando nella etichettatura delle sostanze chimiche con le frasi di rischio R45, R49 o R46, contengono sostanze irritanti, tossiche e in alcuni casi cancerogene. Per queste sostanze l’orientamento è quindi quello di considerare i lavoratori che li manipolano (preparazione, somministrazione e in generale assistenza a pazienti in chemioterapia) come esposti a cancerogeni. Un discorso a parte riguarda le sale operatorie, le caratteristiche chimiche dell’aria in sala operatoria sono prevalentemente correlate con la ventilazione ed il conseguente numero di ricambi d’aria presenti nell’ambiente. Uno standard igienistico che peraltro può essere utilizzato come ulteriore indice di efficienza della ventilazione è la misura del CO2. L’impiego di composti, che determinano effetti di tossicità sull’uomo, comporta un potenziale inquinamento ambientale con conseguente esposizione professionale, che deve essere controllato al fine di rispettare i limiti consigliati dai competenti organismi, nazionali ed internazionali. Nel contempo raccomanda un’intensa attività di prevenzione tecnica e organizzativa in grado di mantenere le concentrazioni ambientali dei gas anestetici quanto più basse possibili. Considerazioni Utilizzando sostanze chimiche, classificabili come pericolose, la riduzione dei rischi alla fonte rappresenta una priorità e deve essere effettuata agendo anche a livello di organizzazione del lavoro e delle procedure da adottare, quali: sostituzione dell’agente patogeno, tecnologie meno inquinanti, ventilazione dei locali, dispositivi di protezione collettiva (DPC) e individuale (DPI). Questi ultimi comprendono qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo da uno o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonché ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo. In una struttura ospedaliera particolare importanza assumono i dispositivi di protezione individuale (DPI) in quanto consentono una protezione dei lavoratori da rischi residuali.
Assunta Cecere
Chimico- Consulente e Formatore Sicurezza Lavoro