Le diossine sono composti aromatici policlorurati divisi in due gruppi che, simili per struttura, sono chiamati congeneri. Tra le circa 210 diossine conosciute, circa 17 di esse sono considerate molto tossiche e possono provocare effetti nocivi sulla salute poiché, essendo composti poco volatili ed insolubili in acqua e liposubili, hanno la caratteristica di accumularsi nei tessuti viventi e concentrarsi nei cibi ad alta concentrazione di grassi quali burro, oli alimentari, latte, formaggi e carne. Le fonti principali di produzione di diossine sono industrie chimiche, metallurgiche, di vetro e ceramica, combustione del legno utilizzato per alimentare camini e stufe, combustione di rifiuti solidi urbani, rifiuti speciali quali ad esempio rifiuti ospedalieri, fumi delle cremazioni, centrali termoelettriche ed inceneritori se mal gestiti. Le diossine si possono formare anche dalla combustione del legno per esempio dal fuoco acceso in una casa o dall’incendio di una foresta ed in condizioni di bassa ventilazione.Le diossine possono entrare negli alimenti in vari modi; ad esempio esse, attraverso le particelle di cenere, possono essere trasportate dall’aria e cadere sull’erba che a sua volta è mangiata dai bovini. In quest’ultimi il tessuto adiposo funziona da serbatoio di tali sostanze che durante la mungitura sono eliminate attraverso il latte. Tutto ciò accade in tutti i mammiferi, principalmente nell’essere umano difatti è risaputo che la diossina, conservata nella parte grassa del corpo come accade nei bovini femmine, ha come via principale d’eliminazione il latte materno. La presenza di diossine nella fase prenatale e postnatale solleva preoccupanti interrogativi sugli effetti che si potranno verificare a medio-lungo termine nelle generazioni future. L’AIRC agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, ha riconosciuto la diossina 2,3,7,8 TCDD come una sostanza cancerogena per l’uomo. L’esposizione per brevi periodi ad alte concentrazioni di diossine porta ad eruzioni cutanee note come cloracne e ad alterazioni delle funzioni epatiche. Ad esposizioni invece più prolungate nel tempo si associano disturbi al sistema immunitario, riproduttivo, endocrino e a quello nervoso.La cloracne è stata la prima espressione clinica collegata all’esposizione a diossine, essa si manifesta con eruzioni cutanee e pustole paragonabili all’acne giovanile ma con una localizzazione estesa all’intera superficie corporea. Come già accennato sopra, i danni causati da esposizioni a questi inquinanti includono anche i danni al sistema di riproduzione della donna, alla fertilità maschile poiché l’esposizione in utero o con il lattante diminuisce il tasso d’ormoni tiroidei. uesti tassi sono suscettibili di influenzare la produzione spermatica e la dimensione dei testicoli. Con riferimento alle conseguenze di tali inquinanti la Commissione Europea già negli anni scorsi aveva adottato nuovi riferimenti limite di contenuto negli alimenti e nei mangimi animali, ed è obiettivo oggi di rivederli al fine di ridurli ancora sensibilmente. Senza dubbio la responsabilità principale di garantire il rispetto dei livelli massimi, spetta agli operatori del settore alimentare e zootecnia, i quali stanno aumentando i controlli analitici al fine di ottenere una sostanziale diminuzione delle intossicazioni
Irene Donnarumma
threep soc. coop analisi chimiche e microbiologiche e ricerche applicate al settore abientale e agroalimentare