Ormai se ne parla sempre di più: l’influenza suina ha riscosso più successo di tanti reality-show, con un indotto di marketing spaventoso. Ma cerchiamo di fare un po’ di chiarezza su questo argomento, pur dovendo ammettere che è troppo ampio per poterlo esaurire in un unico articolo.
Contrariamente a quanto si pensi, l’influenza suina non è una novità : colpisce non di rado i maiali, e la sua prima comparsa sulla scena virologica mondiale risale addirittura al 1918 e nel 1977 ha deciso di accompagnarsi all’influenza stagionale. I ceppi virali sono stati identificati come influenzavirus C oppure come sottotipi del virus dell’influenza A.
La pandemia del 2009 ha avuto origine in Messico, molto probabilmente da un allevatore di maiali che, per lo stretto contatto con i suini, ha contratto la malattia. Questa è una novità , perché di norma l’influenza suina non si trasmette da animale a uomo, ma solo da maiale a maiale. Il virus sembra colpire anche le persone in buona salute, e predilige gli adulti, contrariamente alla consorella stagionale che tende a colpire le età infantile e senile.
La vaccinazione per l’influenza stagionale sembra comunque avere un lieve effetto protettivo anche nei confronti di questo particolare tipo. Per quanto riguarda la profilassi, il discorso da porre in essere è molto ampio e articolato. In linea di massima possiamo tentare di sfatare alcuni miti:
ï‚§La mascherina non serve per non essere contagiati, ma per non contagiare (ed è utile solo quella di tipo chirurgico)
ï‚§Lavarsi le mani prima di portarle alla bocca (anche con disinfettanti in versione pocket) aiuta a ridurre i rischi, ma da sola non è una panacea
ï‚§I luoghi affollati andrebbero, se possibile, evitati: il virus si trasmette molto bene da persona a persona, con gli starnuti (e considerando che uno starnuto viaggia a circa 160 Km/h, la diffusione con l’aerosol di goccioline è piuttosto ampia)
ï‚§I portatori di malattie croniche devono vaccinarsi: ciò è vero, ma vanno valutati attentamente, ad opera del medico di base, il rapporto rischio/beneficio dato dall’inoculazione del vaccino
ï‚§La suina uccide: questo è deliberatamente falso. Fa scalpore solo perché quest’influenza si è anticipata rispetto alla stagionale, ma il tasso di mortalità è dello 0.02% contro lo 0.2% dell’influenza stagionale
ï‚§Le donne in stato interessante devono vaccinarsi: ciò è da verificare, in quanto va sempre valutato il rapporto rischio/benefici. Fermo restando che non vi sono studi sulla teratogenicità di questo particolare tipo di influenza, è buona norma tenere a mente, nel porre una valutazione, che il feto è più suscettibile ai danni nei primi 3 mesi di gravidanza. Tale rischio cala con l’aumentare dell’età gestazionale.
Quindi l’influenza suina prevede, per vedere il rischio di contagio minimizzato, delle precauzioni che non sono affatto un provvedimento d’emergenza estrema: si tratta, infatti, di norme di buona igiene e profilassi personale che i mass-media hanno, forse volutamente, tramutato in misure drastiche ed improcrastinabili, dando così troppo risalto a questa pandemia, dipingendola come una dama nera con la falce. Per esempio, pulirsi le mani è un gesto da compiere ogni qual volta si rientri a casa, o si usino oggetti pubblici (corrimano, ecc.): tuttavia penso sia impossibile detergersi o disinfettarsi le mani ogni volta che si tocchi il denaro o addirittura quando, saliti in auto, impugniamo un volante che viene costantemente toccato dalle nostre mani dopo una raccolta batterica e virale ben nutrita dai contatti con l’ambiente esterno. Quindi igiene si, ma con razionalità e senza crisi di panico, che non servono a nulla. In questo ritengo siano ampiamente colpevoli i mass-media che diffondono notizie vaghe e spesso errate.
Concludendo possiamo affermare che indubbiamente vi sono persone a rischio, che vanno tenute comunque sotto controllo, ma questo accorgimento non è appannaggio della sola influenza suina: chiunque soffra di gravi problemi di salute, in caso di contagio influenzale — sia essa suina o stagionale — deve essere seguito attentamente.
Mattia Davide della Rocca
Laureando in Medicina e Chirurgia. Seconda Università degli Studi di Napoli