La malattia SARS—CoV2 associata è emersa sin dal suo riscontro nel 2019 come una grave minaccia per la salute pubblica, travolgendo i sistemi sanitari nazionali e sovranazionali sia direttamente per l’intensità delle cure rivolte ai soggetti colpiti dall’infezione, che con i danni collaterali derivanti dalla mancata o ridotta assistenza prestata ai pazienti con altre patologie.
Tuttavia, per alcune categorie di pazienti ritenuti maggiormente a rischio di sviluppare forme gravi di malattia si è cercato di garantire continuità nella presa in carico con accessi dedicati presso le Strutture sanitarie di riferimento anche nelle fasi di lockdown, ed in maniera proattiva con la somministrazione di vaccini non appena disponibili; tra questi soggetti fragili vanno annoverati i trapiantati di organo solido (SOTr). Dati i tempi rapidi di sviluppo e commercializzazione dei vaccini non è stato possibile includere tali categorie di soggetti negli studi di fase 3, pertanto efficacia e tollerabilità sono state valutate nei SOTr nel post marketing.
L’infezione da sindrome respiratoria acuta grave causata dal Coronavirus-2 (SARS-CoV-2) e le sue manifestazioni cliniche (malattia da coronavirus 2019, COVID-19) sono state dichiarate Pandemia dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) l’11 marzo 2020.
Nel dicembre 2020, sono stati introdotti in commercio numerosi vaccini sviluppati in tempi rapidissimi con l’utilizzo di piattaforme differenti: i primi ad essere utilizzati sono stati vaccini a RNA (basati su RNA messaggero o un RNA autoreplicante che fornisce l’informazione genetica per la proteina spike); vaccini a vettore virale (tipicamente basati su un virus esistente, generalmente un adenovirus incompetente per la replicazione, che trasporta la sequenza del codice genetico che codifica per la proteina spike). Attualmente il numero di vaccini in fase di sviluppo clinico è pari a 180, quelli in fase di sviluppo preclinico è pari a 199. La comprovata efficacia dimostrata negli studi registrativi raggiunge tassi del 95% a seconda degli endpoint utilizzati, per questi motivi i vaccini contro la COVID-19 sono strumenti cruciali nella risposta alla pandemia e proteggono dallo sviluppo di forme gravi di malattia e morte. Questi vaccini hanno dimostrato di essere sicuri nella popolazione generale, tuttavia, non sono stati originariamente riportati dati riguardanti l’effetto dei vaccini sui pazienti trapiantati di organo solido, in particolare nei soggetti epatotrapiantati. La risposta immunitaria alla profilassi vaccinali per altre patologie può risultare ridotta nei soggetti SOTr, da cui si era ipotizzato che analogamente la risposta immunitaria alla vaccinazione COVID-19 nei pazienti trapiantati potesse essere attenuata.
Il ruolo dell’immunosoppressione (IS) utilizzata ai fini della prevenzione del rigetto del graft nei soggetti SOTrs, nelle prime fasi della pandemia è stata oggetto di dibattito in quanto se da un lato essa può inibire la clearance virale, dall’altro può attenuare la risposta infiammatoria legata alla sindrome da rilascio di citochine. Stante anche la presenza di numerose comorbidità nei SOTRs, comprese tra i fattori di progressione, l’accesso alla vaccinazione è stata considerata prioritaria per i trapiantati di organo solido, essendo ritenuti a rischio di sviluppare forme gravi di COVID-19, con tassi di mortalità che possono superare il 20% nei soggetti ospedalizzati.
Nel marzo 2021, il Ministero della Salute italiano ha pubblicato le Raccomandazioni ad interim sui gruppi target della vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID-19, annoverando i SOTRs tra i soggetti estremamente vulnerabili, intese come persone affette da condizioni che per danno d’organo preesistente, o che in ragione di una compromissione della risposta immunitaria a SARS-CoV-2 hanno un rischio particolarmente elevato di sviluppare forme gravi o letali di COVID-19. Tale approccio è stato confermato in Europa nell’aprile 2021, alla pubblicazione di un position paper da parte del gruppo di lavoro dell’EASL (European Association for the Study of the Liver), in cui veniva raccomandata fortemente la vaccinazione per i pazienti sottoposti a trapianto di fegato (LTR). Studi preliminari hanno suggerito una risposta peggiore alla vaccinazione SARS-CoV2 negli LTR con un titolo anticorpale significativamente più basso e un declino più rapido dei livelli di anticorpi rispetto alla popolazione generale.
Contrariamente a quanto riscontrato in studi precedenti, nei soggetti trapiantati di fegato della nostra coorte, pur con i bias legati al numero esiguo di soggetti arruolati presso il nostro centro, la vaccinazione anti SARS-CoV2, ove effettuata nei tempi e modalità prescritte dalla schedula indicata dal Ministero della Salute (completamento del ciclo vaccinale primario con 3 dosi somministrate, e dosi booster successive), risultava efficace in termini di protezione dall’evento infezione, ospedalizzazione, progressione della COVID con necessità di assistenza subintensivistica, intensivistica, e morte.
Dott. Rodolfo Punzi Direttore UOC Malattie Infettive ad indirizzo epato-oncologico Azienda ospedaliera dei Colli Ospedale D. Cotugno Napoli