La sindrome metabolica, cioè la presenza nello stesso individuo di più fattori di rischio (iperglicemia, ipertensione, dislipidemia ed eccesso ponderale), e l’insulino resistenza, che ne è alla base, costituiscono due condizioni estremamente diffuse nella popolazione generale. Esse sono strettamente associate ad uno scorretto stile di vita e si sospetta possano conferire un rischio incrementato di eventi vascolari nei soggetti in cui sono presenti. Peraltro alcune evidenze della letteratura sembrano correlare la sindrome metabolica e l’insulino resistenza ad altre condizioni non vascolari, come epatopatie metaboliche, policistosi ovarica, emicrania, alcuni tumori.
Tuttavia, alcuni clinici e ricercatori di recente hanno messo in discussione l’autonomia nosologica e l’utilità pratica nell’attività clinica quotidiana della sindrome metabolica e dell’insulino-resistenza. In altri termini, queste due condizioni da “risoluzione di quasi tutti i quesiti sul rischio cardiovascolare, da strumenti per eccellenza di prevenzione, diagnosi e cura, da quasi una sorta di panacea di tutti i mali” per alcuni studiosi sono passate a essere una “pure definizioni artificiose, che nulla o poco aggiungono nella pratica clinica quotidiana, rispetto alla gestione dei fattori di rischio tradizionali”. Si è pertanto acceso un intenso dibattito, che ormai da qualche anno vede schierarsi sostenitori e detrattori, ciascuno con le proprie argomentazioni.
Questo volume pertanto cerca non solo quello di dare informazioni sistematiche sull’argomento, ma anche di commentare di volta in volta, basandosi sempre sui dati della letteratura, i vari aspetti di una problematica che diventa di giorno in giorno più complessa, visto il dibattito serrato che si è sviluppato intorno. Lo stesso titolo pirandelliano provocatoriamente dato alla pubblicazione esprime il senso del lavoro: si cerca per quanto possibile di dare un’interpretazione ai dubbi, ricavando da tale interpretazione delle condotte pratiche. àˆ chiaro che essendo delle interpretazioni, non è che debbano per forza essere condivise. Tuttavia l’auspicio è che esse possano servire da stimolo per implementare, a partire dai dati della letteratura, che di volta in volta vengono sfornati, ulteriori dibattiti, confronti e ricerche, da cui fare scaturire delle condotte cliniche condivise, che alla fine possano finalmente assegnare alla sindrome metabolica il ruolo che le compete: quello auspicato di un valido supporto pratico nella prevenzione, nella diagnosi e nella cura dell’atero-trombosi vascolare oppure un mero esercizio accademico, che nulla o poco aggiunge alla cura dei pazienti.
Prof. Carmine Gazzaruso