Il verificarsi di recenti casi di legionellosi in strutture ospedaliere e l’esistenza di polmoniti da legionella in turisti che hanno soggiornato in alberghi e villaggi sia del nostro paese che esteri, pone la sanità pubblica di fronte ad un serio problema di prevenzione comunitaria da infezioni di batteri del genere Legionella. La legionellosi è un’ infezione polmonare causata dal batterio legionella tra cui il più noto e pericoloso è legionella  pneumophila il cui significato è “legionella amante dei polmoni”. Di tale batterio sono state identificate quasi 50 specie diverse e più di 70 ceppi. Si tratta di un organismo che prolifera in particolar modo in ambienti acquatici in cui l’ aumento moderato della temperatura rispetto a quella naturale rappresenta uno dei fattori principali che favoriscono la crescita del batterio e la contaminazione ambientale. Solitamente si riproducono tra i 25°C e i 42°C ma sono in grado di sopravvivere anche in range più alti; infatti resistono anche a temperature di 63°C ed ambienti con pH che va 5,5 a 8,1. La trasmissione della malattia viene generalmente associata a sistemi generanti aerosol:, impianti idrici, impianti di climatizzazione ed umidificazione dell’ aria ed apparecchiature per la terapia respiratoria assistita. Si manifesta con febbre, brividi, tosse secca o grassa ed il periodo di incubazione varia tra 2 e 10 giorni. Il rischio di acquisizione della legionellosi dipende dalle caratteristiche del batterio, dalle condizioni fisiche dell’ individuo e quelle ambientali. A favorire la diffusione giocano un ruolo importante alcune caratteristiche dell’ impianto idrico: fenomeni di ristagno, formazione di incrostazioni e depositi calcarei, impianti di riscaldamento di tipo centralizzato, presenza di serbatoi di accumulo dell’ acqua, fenomeni di usura e corrosione. Al fine di assicurare una prevenzione adeguata esistono vari trattamenti da valutare; i più comuni sono: il trattamento termico che consiste nel mantenere l’acqua ad una temperatura superiore ai 60°C, condizione in cui si inattiva la legionella, l’ iperclorazione, l’utilizzo di raggi ultravioletti, l’ ozono, oppure biossido di cloro che consente, con valori modesti di cloro residuo, mantenendo la potabilità dell’acqua, una disinfezione continua ed una azione molto prolungata con una concentrazione consigliata di 0,2-0,4 mg/l. Poiché non vi sono sintomi o segni specifici dell’ infezione da Legionellosi la diagnosi deve essere confermata dalle prove di laboratorio e da monitoraggi ambientali. Al fine, quindi, di una valida sorveglianza le procedure che contrastano la moltiplicazione e la diffusione di Legionella devono essere attentamente considerate e messe in atto durante la fase di progettazione, di installazione, di funzionamento e di manutenzione. Per quanto tali misure non garantiscano che un sistema o un componente siano esenti da legionelle, esse contribuiscono a diminuire la possibilità di inquinamento batterico grave.
Laboratorio ThreeP