«Lo studio dell’Istituto superiore di Sanità — spiega Giordano — dimostra che nelle aree dove sono maggiormente diffuse pratiche di smaltimento illegale di rifiuti e depositi di sostanze tossiche si verifica un aumento della mortalità per tumori». Un nesso che imprime segni grandi come crateri sulle carte geografiche delle regioni a controllo mafioso, di recente anche nelle zone satelliti (Molise, Abruzzo) dove il traffico dei rifiuti cerca nuove basi di smaltimento. Sono segni circolari, come l’onda di un sasso nell’acqua e che delineano i confini di un’aerea dove una certa patologia ha colpito duro e inaspettatamente. Li tracciano sulla carta i ricercatori che, per spiegarsi il fenomeno, seguono la via dello sversamento, dei roghi, dello smaltimento selvaggio. Vederli chiarisce molto dello scempio in corso e della sua aggressività . La carta della Campania, epicentro dell’industria illegale del rifiuto dove iniziò già negli anni 80 per far poi scuola fino ad oggi alle discariche di Lamezia, è la mappa di un bombardamento. Nella zona che corre tra Caserta sud, Napoli nord, il Nolano e l’Irpinia, passando ai piedi del Vesuvio, ogni cerchio tracciato sulla carta dai ricercatori corrisponde ad un “cratere” di sofferenza, malattia e morte. Tumori di fegato, polmoni, mammella, vescica, malformazioni che infieriscono oltre ogni previsione in una cerchia ristretta, come fossero contagiosi. Accade soprattutto in Campania perché, come spiega Tommaso Sodano, fra i più lucidi conoscitori del sistema per averlo denunciato, combattuto e raccontato anche in un libro (La Peste, con Nello Trocchia), «c’erano una serie di condizioni». Logistiche, innanzitutto. Un’area più raggiungibile da nord che, ad esempio, la Sicilia. Di gestione. Un’area, quella dei Casalesi,«militarmente controllata»senza che, però, ce ne fosse la percezione. Omertà , controllo, accessibilità . Un paradiso per l’antistato. I medici che cercano di imporre la forza della realtà a parte della comunità scientifica e alla politica chiamano questi crateri di dolore «clusters di mortalità ». Quando c’è un cluster significa che in una certa area di un chilometro di raggio c’è un eccesso inspiegabile di persone che si ammalano, tutte insieme della stessa malattia o soffrono la stessa malformazione ben oltre i limiti previsti dalla statistica come fisiologici e normali. Quando c’è un «cluster» significa che una bomba ha colpito quel territorio facendo morti e feriti. Proprio come un bombardamento. Lento e costante. I cluster che si tracciano oggi sulle carte, con cifre da brivido, sono i crateri di bombe sganciate
sulla popolazione anche dieci, quindici anni fa. Il sistema dei Casalesi, i grandi imprenditori italiani della munnezza che
hanno fatto della Campania l’interporto di fanghi, polveri e rifiuti da tombare, nonché piattaforma di roghi, inizia una
ventina di anni fa. Con la complicità delle imprese del nord che si affidano alle loro società per smaltire rifiuti di ogni genere con pochi costi, la camorra non ha mai smesso di bombardare la Campania. Quei cerchi, alla prossima ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità , si allargheranno e forse sovrapporranno. A meno che la politica non avvii una seria gestione del ciclo dei rifiuti. Un ciclo che ricalchi la gerarchia imposta e reclamata dall’Unione europea: divisione dei rifiuti e riciclo e come soluzione migliore e prevalente. Discariche che producano gas riutilizzabili ed impianti di compostaggio come seconda ipotesi. Tutto il resto come terza e residuale scelta.
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Dr. ssa Chiara Graziani