Il diabete mellito, malattia sociale in progressivo ed allarmante incremento, richiede risposte assistenziali innovative e coordinate da sviluppare attraverso modelli di gestione integrata, omogenei ed appropriati con il coinvolgimento non solo del medico Diabetologo ma di un team multidisciplinare allargato.
Le malattie cardiovascolare sono ancora oggi una causa di morte importante soprattutto nel diabete mellito tipo2 ( DM2).
È noto che la mortalità per eventi cardiovascolari nel diabete risulta aumentata rispetto alla popolazione generale , anche nelle donne, che sembrano perdere la loro naturale protezione con l’aumentare dell’età .
Le persone con DM2 rappresentano il 5-6% della popolazione italiana e sono il 25-30% dei ricoverati nelle unità coronariche.
Il paziente con DM2 richiede un approccio “ cardio-metabolico” da parte dei medici, che devono inquadrare in modo organico la persona, al fine di ottenere una gestione ottimale di tutte le complicanze sopra citate.
La logica del team multidisciplinare e della integrazione a livello specialistico e territoriale è il filo conduttore dell’incontro che vuole mantenere “al centro” la persona con diabete in ottica di ottimizzazione delle risorse e personalizzazione della terapia , con uno sguardo alle prospettive più innovative anche nell’uso della tecnologia per la prevenzione primaria delle complicanze.
Nelle linee guida viene presentato un algoritmo di terapia farmacologica del diabete tipo2 che pone i farmaci “innovativi” in un ambito di scelta prioritario, rispetto a quelli di più antico utilizzo, in base al profilo di rischio cardiovascolare della persona con diabete.
In questi ultimi anni sono stati compiuti grandi sforzi per cambiare il paradigma dell’approccio al diabete da “gluco-centrico” a “paziente-centrico”.
Osservando gli indicatori degli annali AMD 2020 nel periodo 2016 vs 2018 mostrano un generale miglioramento riguardo il monitoraggio di alcuni parametri clinici , quali: colesterolo-LDL, pressione , peso e glicemia .
Interessante è anche l’indicatore di “ intensità/appropriatezza del trattamento” che vede ridursi l’utilizzo dei segretagoghi, anche se risultano ancora troppo prescritti, e l’aumento dell’uso di DPP-IV inibitaori (21,1%) , degli SGLT-2 inibitori ( 9,5%) e degli GLP-1_RA ( 5,8%), anche se ancora inadeguato l’utilizzo di queste ultime due classi alla luce delle evidenze scientifiche pubblicate negli ultimi anni nei loro studi di CVOTs e delle stesse raccomandazioni riportate nelle linee guida internazionale e nazionali.
In conclusione, si evidenzia un sensibile miglioramento della qualità di vita dell’assistenza specialistica, con maggior attenzione al monitoraggio dei fattori di rischio e delle complicanze cardiovascolari.
Tutto questo si traduce in un importante miglioramento dello SCORE Q , che correla la comparsa di complicanze si microvascolari sia macrovascolari .
Questo sta a significare che il miglioramento continuo della qualità dell’assistenza diabetologica promossa dalle strutture specialistiche può incidere profondamente nel ridurre il peso clinico, sociale ed economico del diabete.
Questo trend di miglioramento assume una particolare rilevanza, considerando il periodo di grande crisi in sanità che siamo vivendo e arriva a picchi di particolare criticità nel nostro settore se si considera il numero sempre minore di diabetologi , il numero crescente dei pazienti, la riduzione del tempo visita , la complessità della patologia e le risorse stanziate.
Dr Antonio Lampitella
Direttore Snitario del Centro Antidiabete Terra di Lavoro, Aversa