L’endometriosi è una malattia ginecologica frequente e complessa, ma poco nota, pur interessando 150 milioni di donne nel mondo, di cui 14 milioni in Europa e 3 in Italia. Oltre ad interferire sul benessere fisico, può avere importanti ripercussioni sulla psiche, sul rapporto di coppia e sulla vita sociale e lavorativa di chi ne è affetto. Si calcola che ad esserne colpito sia il 10-15% delle donne in età fertile e quasi la metà di quelle con storia d’infertilità .
Essa si caratterizza per l’andamento evolutivo, sostenuto da cellule della mucosa uterina che s’impiantano al di fuori della cavità uterina con formazione di focolai endometriosici, in particolare nella pelvi (ovaie, intestino, vescica) e più raramente in compartimenti extra-addominali (cute, polmoni), dove vengono stimolati dagli ormoni che regolano il ciclo mestruale. L’eziologia dello sviluppo dell’endometriosi non è stata ancora ben chiarita: emorragie mestruali prolungate o cicli ravvicinati ne aumentano il rischio, ma anche fattori genetici e sostanze inquinanti (ad es. diossina) ne aumentano la predisposizione. Una delle cause nella formazione dell’endometriosi è la mestruazione retrograda, ovvero un flusso parziale del sangue mestruale attraverso le tube nella cavità addominale, con possibile impianto di cellule vitali della mucosa uterina, particolarmente favorito da un basso grado di difesa organica. La sintomatologia clinica è rappresentata da dolore pelvico acuto, dispareunia, astenia, sintomi gastrointestinali, dolore alla defecazione (specie in fase mestruale), disuria, meteorismo, nausea, cefalea. Sul lavoro, per congedi di malattia si spendono 30 miliardi di euro in Europa e 4 miliardi in Italia; la spesa annua di farmaci per curare l’endometriosi in Italia è di 128 milioni di euro.
Conoscere l’endometriosi è il primo passo del percorso di cura; una pronta diagnosi e il trattamento tempestivo possono migliorare la qualità di vita, prevenendo l’infertilità che può insorgere nel 30-40% dei casi. E’ stato ormai accertato che la diagnosi è tardiva, con un tempo medio di 9-11anni, a causa dell’errato luogo comune della normalità della dismenorrea. La terapia (trattamenti farmacologici sintomatici, terapia medica ormonale e trattamento chirurgico laparoscopico-conservativo/radicale) mira ad alleviare la sintomatologia e a favorire la fertilità . E’ doveroso precisare che sia dopo terapia medica che chirurgica è comunque possibile una recidiva della sintomatologia e/o delle lesioni.
La tempestività nella diagnosi è finalizzata anche all’evitamento di quella forma di endometriosi definita profonda (infiltrazione del peritoneo per oltre 5 mm) che rappresenta una sfida diagnostica e terapeutica. La presenza di formazioni nodulari localizzate a livello del setto retto-vaginale, dei legamentiutero sacrali, della parete intestinale, degli ureteri o della vescica, sono caratteristiche di questa malattia e determinano un’obliterazione dello scavo pelvico, nota come “pelvi congelata”. L’asportazione radicale della malattia e il ripristino dell’anatomia pelvica rappresentano la scelta migliore per le pazienti in età fertile; la componente di fibrosi che coinvolge i visceri pelvici rende la malattia poco responsiva al trattamento medico e richiede un approccio chirurgico complesso e multidisciplinare che coinvolga ginecologi, chirurghi addominali e urologi. La qualità della chirurgia è fondamentale e si basa su due presupposti irrinunciabili: l’esperienza del chirurgo e la strumentazione. La prima è il risultato delle conoscenze teoriche e della pratica clinica: un’equipe multidisciplinare è fondamentale perché l’endometriosi coinvolge organi diversi e richiede quindi competenze ben codificate. Il ruolo dei centri di riferimento universitari è pertanto fondamentale per la formazione teorica e pratica del ginecologo chirurgo inteso come una nuova figura professionale in grado di gestire tale chirurgia complessa. La disponibilità di tecnologie avanzate è indispensabile in questo campo. Molti centri stanno sostituendo l’escissione classica delle lesioni mediante forbici ed elettrocoagulazione, con l’escissione laser CO2 a bassa densità di potenza, che agisce ad una profondità di 100 micron, permettendo una dissezione meticolosa con maggiore rispetto del tessuto sano, e con un effetto emostatico che rende il campo operatorio esangue, evidenziando meglio i piani di dissezione. Inoltre l’utilizzo del laser permette la diminuzione dei tempi operatori. Questa tecnica diventa fondamentale nel trattamento della forma peritoneale superficiale della malattia, riducendo il sanguinamento e il danno termico dei tessuti circostanti.
In conclusione l’endometriosi è una patologia che andrebbe diagnosticata nelle sue forme iniziali per garantire qualità di vita ottimale e fertilità ; a tal fine determinante risulta essere il ruolo di chi raccoglie le prime informazioni per indirizzare la paziente verso i centri di riferimento.
Bibliografia
Practice Committee of American Society for Reproductive Medicine. Treatment of pelvic pain associated with endometriosis. Fertil Steril. 2008 Nov;90(5 Suppl):S260-9.
Greene R, Stratton P, Cleary SD, Ballweg ML, Sinaii N. Diagnostic experience among 4,334 women reporting surgically diagnosed endometriosis. Fertil Steril. 2009 Jan;91(1):32-9.Stockwell J. Endometriosis: clinical assessment and medical management. Adv Nurse Pract. 2006 Jan;14(1):43-5.
Vercellini P, Frontino G, Pietropaolo G, Gattei U, Daguati R, Crosignani PG. Deep endometriosis: definition, pathogenesis, and clinical management. J Am Assoc Gynecol Laparosc. 2004 May;11(2):153-61.
Stefania Triunfo
Dipartimento della tutela della salute della donna e della vita nascente