Sono sette i sartani disponibili in Italia allo stato attuale: Losartan, Valsartan, Irbesartan, Candesartan, Eprosartan, Telmisartan ed Olmesartan.
Su di essi sono stati sviluppati diversi studi, tra cui l’ONTARGET che ha confrontato il telmisartan con il ramipril (ACE inibitore) e la loro associazione per valutarne l’efficacia nel ridurre la mortalità per cause cardiovascolari e l’insorgenza di ictus e di infarto del miocardio: questo studio ha verificato che il telmisartan ha la stessa efficacia del ramipril ma minori effetti collaterali ( tosse ed angioedema) e che l’associazione di entrambi i farmaci non determina un abbassamento dell’ipertensione.
Altro studio parallelo a quello sopracitato, e noto con il nome TRANSCEND, ha dimostrato che il telmisartan possiede un buon profilo di sicurezza nei soggetti ipertesi: insomma, il telmisartan è indicato nei pazienti ad altro rischio con malattia cardiovascolare aterotrombotica manifesta ( storia di coronaropatia, ictus o arteriopatia periferica) o con una storia di diabete di tipo 2, mentre l’Olmesartan è il “ più giovane” tra i sartani ed è entrato in commercio nel 2005 nel nostro Paese per curare l’ipertensione essenziale.
Il meno noto di questa classe di farmaci è l’Eprosartan che è stato studiato nel MOSES nella prevenzione secondaria in pazienti reduci da un ictus e questo studio ha evidenziato che il farmaco in questione è più efficace di un calcio antagonista ( nitrendipina) mentre lo studio INSIST ha confermato che l’associazione eprosartan-idroclorotiazide non è superiore a quella tra losartan ed idroclorotiazide.
Quanto al Candesartan, questo è utilizzato nell’ipertensione essenziale e per trattare i pazienti con scompenso cardiaco ed alterata funzione sistolica ventricolare sinistra ( FEVs minore o uguale al 40 per cento) unitamente agli ACE-inibitori o quando questi non abbiano effetto: il lavoro CHARM-Overall Programma che ha avuto il merito di coinvolgere ben 7601 pazienti, ha sottolineato che il sartano in questione determina un benefico miglioramento relativamente alla mortalità per cause cardiovascolari ed all’ospedalizzazione per scompenso cardiaco.
L’efficacia clinica dell’irbesartan è stata valutata dagli studi IRMA e IDNT, ovvero in quei pazienti con diabete di tipo 2 ipertesi ed il sartano in questione si è confermato migliore dell’amlodipina e del placebo nel ridurre l’evoluzione del danno renale in questi pazienti.
Il Valsartan ha diversi utilizzi: ipertensione, scompenso cardiaco e riduzione della mortalità cardiovascolare nei pazienti che hanno subito un infarto e lo studio VALIANT ha dimostrato che il captopril ha uguale efficacia del Valsartan mentre l’altro studio, denominato VALUE, ha suffragato la bontà del valsartan nel ridurre gli eventi cardiovascolari del 39 e del 40 per cento per quanto concerne gli eventi cardiovascolari e l’incidenza di ictus in una popolazione ad alto rischio.
Ed ecco il Losartan che presenta i maggiori utilizzi e che in alcune Regioni ( nel Lazio a partire dall’anno corrente) è il primo farmaco da prescrivere nella cura dell’ipertensione: ipertensione arteriosa essenziale, pazienti ipertesi con ipertrofia ventricolare sinistra per ridurre il rischio di ictus, insufficienza cardiaca cronica in pazienti di età inferiore ai 60 anni, con frazione di eiezione del ventricolo sinistro ( FEVs) minore o pari al 40 per cento, clinicamente stabile e quando il trattamento con ACE inibitori si riveli inefficace.
Diversi gli studi che hanno verificato il Losartan: lo studio OPTIMAAL che non ha mostrato una superiorità del captopril rispetto al losartan sulla mortalità totale e lo studio LIFE che ha confrontato per cinque anni il losartan con l’atenolo su ben 9-193 pazienti e che ha evidenziato una superiorità del sartano in questione in termini di sopravvivenza, efficacia e tollerabilità .
Questi studi hanno quindi valutato la bontà ed efficacia dei sartani e confermato quanto possano essere utili nella terapia dell’ipertensione sia essenziale sia associata a danno renale o diabetico.
BIBLIOGRAFIA
Lancet 2003; 362:759-66
Medico e paziente, Settembre 2010 numero 5
Stroke 2005;36:1218-24
New England J Med 2008;358:1547-59
Dr. Luca Punziano
Medico Generico- Roma