Qual è la cosa più difficile nel prendersi cura delle persone affette dal diabete? Molti medici risponderebbero che il maggior problema è che i pazienti diabetici non fanno sempre quello che dicono di fare: spesso non seguono la dieta e i programmi di attività fisica, non controllano le loro glicemie e magari non prendono i medicinali prescritti. Risultati? Complicanze del diabete, retinopatia, nefropatia, neuropatia,  piede diabetico,ect ect. Conseguenze? Qualità di vita molto disagevole. Una cura centrata sul medico, compliance-orientata non è un approccio efficace. Siccome il diabete è una malattia in cui l’autogestione ha un ruolo fondamentale, i pazienti sono molto più che passivi destinatari delle conoscenze mediche. Perché la cura del diabete abbia successo, i pazienti devono essere messi in condizione di prendere decisioni informate su come vivranno con la loro malattia. Il diabete di tipo 2 è una malattia progressiva e molti pazienti avranno infine bisogno dell’insulina per ottenere un buon equilibrio glicemico. Inoltre, i dati hanno dimostrato che un intervento precoce ed energico di abbassamento delle glicemie riduce il rischio delle complicanze della malattia.[1] Tuttavia, anche con la sempre più ricca scelta di nuovi farmaci a disposizione, può essere un compito difficile per i medici decidere quale terapia sia la più adatta ad un particolare paziente. Nuovi algoritmi e linee guida possono essere di aiuto a stabilire quali pazienti con diabete di tipo 2 debbano passare all’insulina e quando tale terapia debba essere iniziata. Gli obiettivi della terapia insulinica sono gli stessi di qualsiasi altra terapia per il trattamento del diabete: raggiungere un controllo glicemico ottimale senza causare ipoglicemie inopportune o eccessivo aumento di peso e ridurre al minimo l’impatto sullo stile di vita. Tenendo presente questo, è importante conoscere il soggetto: chi è il paziente? Come si svolge una giornata tipo? La terapia2,3 con insulina non è priva di problemi. Il rifiuto psicologico dell’insulina è un fenomeno reale. Le persone diabetiche hanno spesso la sensazione che l’insulina sia l’inizio della fine, temono le iniezioni e pensano che l’insulina sia associata ad un marchio negativo. àˆ una terapia intrusiva, che può limitare la spontaneità della vita quotidiana e interferire con le proprie attività , di conseguenza, per molti pazienti è difficile aderire ad una terapia con insulina. Dato che l’evidenza dei sintomi non è collegata alla gravità della malattia, molte persone non capiscono la necessità di un controllo glicemico ottimale.[4,5 Questa difficoltà di comprensione può causare una notevole resistenza ad accettare l’insulina o una decrescente adesione alla terapia, una volta che il paziente l’abbia iniziata. Tale cattiva adesione si estenderà probabilmente anche ad altre parti della gestione del diabete, come il controllo delle glicemie. In più, molti temono le ipoglicemie e l’aumento di peso, oltre al disagio e al cambiamento della routine giornaliera e della vita personale. Come iniziare la terapia insulinica? Da un piccolo studio  da me effettuato comprendente 36 pazienti, 1 braccio era formato da 18 pazienti in terapia con una sola iniezione al giorno. Il secondo braccio di 18 pazienti faceva 3 o 4 iniezioni al giorno, inoltre  16 pazienti dei 2 gruppi utilizzavano l’insulina a flaconi con siringa monouso. I risultati ottenuti dall’osservazione evidenziavano che il gruppo formato dai 18 pazienti che iniziavano la terapia con una sola iniezione al giorno il 90% accettava la terapia con una discreta convinzione. Nel secondo gruppo, pazienti con 3 o 4 somministrazioni, il 40% accettava la terapia, il restante andava incontro a problemi di compliance e per quest’ultimi si presentava spesso la necessità di alcune sedute motivazionali al fine di adattarli maggiormente alla terapia, e spesso quest’ultime si dimostravano inefficaci. In più i 16 pazienti che utilizzavano i flaconi tutti richiedevano un device più semplice. Dall’analisi si evince che il miglior approccio alla terapia insulinica deve essere lento e graduale, per far abituare il paziente alla terapia e man mano, soprattutto  se c’è bisogno, di intensificarla.
Bibliografia UK Prospective Diabetes Study (UKPDS) Group. Intensive blood glucose control with sulphonylureas or insulin compared withconventional treatment andrisk of complications in patients with type 2 diabetes (UKPDS 33). Lancet.1998;352:837-853. Miller CD, Barnes CS, Phillips LS, et al. Rapid A1C availability improves clinical decision-making in an urban primary care clinic. Diabetes Care. 2003;26:1158-1163. Larne AC, Pugh JA. Attitudes of primary care providers toward diabetes. Diabetes Care. 1998;21:1391-1396. Korytkowski M. When oral agents fail: Practical barriers to starting insulin. Int J Obes Relat Metab Disord. 2002;26:518-524. Marre M. Before oral agents fail: The case for starting insulin early. Int J Obes Relat Metab Disord. 2002;26:S25-S30. Â
Antonio Lampitella
Centro Antidiabete “Terra di Lavoro”, Aversa