Negli ultimi decenni, migliaia di nuovi composti d’origine marina sono apparsi su riviste di larga diffusione internazionale, in tutti i paesi scientificamente avanzati. I risultati riportati in letteratura, unitamente all’intensa attività di ricerca, che si svolge in questo campo, hanno permesso di pervenire a delle importanti considerazioni d’ordine generale, tese a chiarire i molteplici aspetti della chimica del mare. Infatti, si è appurato che la composizione dei metaboliti primari marini non differisce da quella degli organismi terrestri a testimonianza di un’uniformità delle vie metaboliche di tutti gli esseri viventi. Profondamente diverso è, invece, il quadro dei metaboliti secondari, giacché, soprattutto negli organismi marini a più basso livello evolutivo, si riscontrano una serie di nuovi composti, talvolta strutturalmente molto diversi dai metaboliti terresti. Tuttavia, è possibile collocare la biogenesi dei composti naturali marini nelle classiche vie dei metaboliti secondari, quali quelle dell’acido mevalonico, delle acetogenine, dell’acido scichimico e degli aminoacidi1.L’interesse della comunità scientifica per la chimica dei prodotti naturali ha messo in evidenza che buona parte di tali sostanze è dotata di varie e spiccate proprietà biologiche. Come emerge dalla letteratura più recente, le potenzialità biomediche dei prodotti marini bioattivi sono confermate dalla caratterizzazione delle loro attività farmacologiche e tossicologiche; in particolare, sono stati rinvenuti metaboliti che mostrano interessanti attività citotossiche, antiproliferative o attività antibiotiche e/o antivirali. L’interesse per questa disciplina è ancor più aumentato da quando, soprattutto negli ultimi anni, le indagini sulla struttura ed attività biologica dei composti di origine marina, hanno dato luogo ad un notevole numero di sostanze candidate al ruolo di farmaci2. Molte di queste molecole sono allo stadio di sperimentazione clinica o pre-clinica.L’habitat marino, perciò, è diventato un fiorente terreno di ricerca per la sua capacità di produrre e fornire composti di rilevante interesse sia da un punto di vista puramente chimico, che sotto il profilo farmacologico e tossicologico.Nell’ambito dell’ecosistema marino, sono gli organismi sessili, quali Poriferi e Tunicati, ad attirare maggiormente l’attenzione dei chimici dei prodotti naturali. Questi organismi, poiché immobili su un substrato, hanno acquisito, nel corso dell’evoluzione, la capacità di biosintetizzare sostanze “attive” in conformità a due spinte vitalistiche fondamentali: l’adattamento e la difesa. In particolare, gran parte dei metaboliti secondari bioattivi prodotti da organismi sessili hanno lo scopo di preservare lo spazio vitale e di impedire la predazione, funzione essenziale per assicurare la loro sopravvivenza.Un interesse particolare viene rivolto ultimamente proprio ai Tunicati o Ascidiacei; infatti, tra i sei composti di origine marina che hanno raggiunto lo stadio della sperimentazione clinica come farmaci antitumorali, tre — la didemnina B, l’aplidina e l’ecteinascidina 743 — sono metaboliti isolati da Tunicati3.Gli ascidiacei sono da lungo tempo oggetto di studio da parte di zoologi ed embriologi per le particolari modalità del loro sviluppo. Solo recentemente, però, essi sono diventati il bersaglio per la ricerca di nuovi prodotti naturali. Infatti mentre l’isolamento dei primi prodotti naturali da fonti marine risale agli anni ’50, è solo nel 1976 che viene isolato il primo metabolita da un’ascidia, un composto di natura idrochinonica dotato di un’attività chemopreventiva nei confronti di alcune forme di leucemia, sarcoma di Rous e carcinoma mammario in animali da laboratorio. Il ritrovamento di un composto antitumorale in un organismo marino, insieme all’assenza di fenomeni neoplastici nelle ascidie, ha costituito un forte incentivo ad incrementare lo studio di tali organismi. Le peculiarità strutturali, nonché le interessanti proprietà biologiche dei metaboliti secondari isolati in seguito da ascidiacei, hanno fatto convergere su di essi l’attenzione di numerosi studiosi, sia nel campo chimico che farmacologico. In quest’ottica si inserisce il mio lavoro di ricerca, che mi ha portato all’isolamento di numerosi metaboliti secondari, alcuni dei quali già descritti ed altri mai riportati in letteratura. Su quest’ultimi sono stati effettuati dei saggi biologici tesi a valutarne la potenziale attività ed utilità farmacologica.In particolare mi sono occupata dello studio di Ascidiacei provenienti dall’area mediterranea. Sulla chimica di queste specie sorprendentemente era riportato ben poco in letteratura, in contrasto con l’enorme mole di studi chimici effettuata su altri invertebrati sessili, quali poriferi ed echinodermi, presenti nella stessa area. Questo tipo di ricerca in realtà è complicata dalle notevoli difficoltà che si incontrano sia nell’identificazione delle specie da analizzare, che nel reperimento del materiale biologico di partenza.I risultati della ricerca confermano le potenzialità dei metaboliti secondari delle ascidie per lo sviluppo di nuovi farmaci utilizzabili nella terapia anticancro. Infatti, l’analisi degli estratti di alcune specie di ascidiacei presenti nell’area mediterranea ha portato al rinvenimento di numerose nuove molecole con attività antiproliferativa su diverse linee cellulari tumorali. Dalle ascidie Ascidia mentula, Halocynthia papillosa, Microcosmus vulgaris e Sidnyum turbinatum sono stati isolati diversi nuovi composti con attività antiproliferativa4-8 su diverse linee cellulari tumorali. Alcune di queste molecole, strutturalmente molto d