“Attenzione” una parola che inizia con “A” e finisce per… salvarti la vita. Così recita lo spot radiofonico diffuso a seguito della campagna congiunta INAIL/Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali “Attenzione ai comportamenti sicuri” per la diffusione e l’incremento della cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro. Ci è sembrato doveroso, per chi come noi opera da anni nel campo della prevenzione e protezione sul lavoro, porre attenzione ad un argomento mai stato così attuale seppur vecchio come il mondo. In particolare in questo articolo tratteremo dei laboratori di analisi cliniche: luoghi ad alto rischio, soprattutto infettivo, per gli operatori. Nelle infezioni contratte in laboratorio, a volte, le vie di penetrazione dell’agente patogeno sono diverse da quelle naturali. àˆ noto infatti che la popolazione può contrarre la brucellosi per ingestione di alimenti contaminati. Nei laboratoristi, il germe penetra viceversa per via transcutanea, attraverso irrilevanti soluzioni di discontinuità della cute o addirittura attraverso la cute integra. I microrganismi possono penetrare nell’organismo dell’operatore sanitario per via digestiva, come nel caso di ingestione accidentale di batteri. àˆ questo il caso dei microrganismi responsabili dell’ileotifo o delle salmonellosi. Questa modalità di trasmissione è legata spesso, specialmente nei piccoli laboratori, alla conservazione di bevande o alimenti nei frigoriferi dei laboratori stessi o alla consumazione di cibi e bevande o al fumare nei locali di lavoro. La terza modalità di trasmissione è l’inalazione. In molte pratiche di laboratorio si producono degli aerosol come conseguenza di una errata sterilizzazione dell’ansa che comporta la dispersione nell’ambiente di piccole goccioline contaminate da batteri. Anche un flambaggio non corretto può comportare lo stesso fenomeno. Il germe più frequentemente responsabile di eventi infettivi a seguito delle suddette manovre è sicuramente il Mycobacterium tuberculosis in quanto dà origine a colonie secche che facilmente si disperdono nell’aria degli ambienti di analisi se non si usano idonei accorgimenti, quali l’utilizzo di apposite camere di sterilizzazione per l’ansa. La quarta e ultima modalità di infezione è l’inoculazione accidentale. Questo evento è la conseguenza di incidenti come la puntura di aghi o altri oggetti taglienti quali bisturi o vetreria rotta ed è responsabile di numerose malattie infettive, sia batteriche che virali. La normativa di riferimento che prescrive le misure necessarie per la tutela della salute e della sicurezza dei dipendenti durante il lavoro, in tutti i settori di attività privati o pubblici, è il Testo Unico che al suo Titolo IX tratta le “Sostanze pericolose” e al titolo X tratta l’“Esposizione ad agenti biologici”. Da una attenta analisi di tipo statistico dei registri degli infortuni, la cifra di rischio maggiore è emersa per il rischio biologico. Per quanto riguarda il rischio chimico l’utilizzo di tecniche di microanalisi, con dosi di campione e reagente dell’ordine dei microlitri, ha ridotto significativamente la manipolazione di sostanze chimiche. Al momento risultano in uso piccoli quantitativi di sostanze classificate come pericolose. La gestione del rischio residuo si basa sulla conoscenza del rischio da parte degli operatori e quindi sulla loro formazione al puntuale rispetto delle procedure di lavoro e di emergenza, all’uso corretto dei DPI e dei sistemi di protezione ambientale quali, nel caso del rischio biologico, le cappe di tipo biologico.
Staff EsseQ Consulting