La malattia infiammatoria pelvica (MIP) è definita come la sindrome caratterizzata dall’ascesa di microrganismi dalla vagina e dall’endocervice verso l’endometrio, le tube di Falloppio e le strutture adiacenti. Ne deriva lo svilupparsi di un ampio spettro di infezioni del tratto genitale superiore che include endometriti, salpingiti, pio-salpingiti, ascesso tubo-ovarico e pelvi-peritonite. E’ un’infiammazione diffusa tra le donne sessualmente attive in età fertile: negli Usa si registra un milione di casi ogni anno, di cui il 16-20% sono teenager.
La patologia, strettamente correlata alle malattie sessualmente trasmesse, vede tra i suoi fattori di rischio il numero di partner, l’assenza di precauzioni durante i rapporti sessuali, l’utilizzo di dispositivi intrauterini (IUD) e le infezioni vaginali ricorrenti. I microrganismi più comunemente implicati sono la Chlamydia trachomatis e la Neisseria gonorrhoeae. La diagnosi può essere clinica o chirurgica e la sua tempestività è essenziale al fine di evitare la cronicizzazione della malattia con le sequele che possono inficiare la capacità riproduttiva della donna. La terapia medica si avvale di molteplici schemi terapeutici con evidenza di efficacia comparabile tra trattamento domiciliare o ospedaliero in regime di ricovero. L’ospedalizzazione dovrebbe essere riservata a casi selezionati, qualora si assista alla compromissione dello stato di salute della donna. L’approccio chirurgico, solitamente laparoscopico, assume un ruolo fondamentale in presenza di ascessi tubo-ovarici o in caso di resistenza alla terapia medica. Ancora dibattuto è il timing chirurgico: intervenire repentinamente o attendere l’azione dei trattamenti farmacologici.
La conseguenza socialmente più rilevante della MIP è l’associazione con sterilità nel 30% dei casi e con gravidanze ectopiche nel 50% circa; inoltre, è da considerarsi uno dei più comuni fattori responsabili di dolore pelvico cronico.
In Letteratura sono numerosi gli studi condotti che riportano la correlazione negativa tra MIP e sterilità ; risultano esigui quelli, invece, relativi alla fertilità dopo terapia medica e/o chirurgica e di questi i dati conclusivi vedono un tasso di gravidanze spontanee oscillante tra il 60 ed il 90% nei casi trattati.
In conclusione, essendo spesso ampio l’intervallo temporale che intercorre tra il primo episodio di MIP e la consulenza ginecologica per infertilità , la diagnosi ed il trattamento tempestivo risultano i punti chiave per la prevenzione dei danni permanenti al potenziale riproduttivo in pazienti affette da MIP.
Bibliografia
-De Kroon CD, de Jong LW. The practice guideline ‘pelvic infiammatory disease’ from the Dutch College of General Practitioners; a response from the prospective of gynaecology. Ned Tijdschr Geneeskd 2007; 151: 732-734
-Judlin PG, Thiebaugeorges O. Pelvic inflammatory diseases. Gynecol Obstet Fertil. 2009 Feb;37(2):172-82. Review
Stefania Triunfo
Dipartimento della tutela della salute della donna e della vita nascente