Fino a quando Napoli potrà ancora resistere con i rifiuti in strada, prima che dall’allarme sanitario si passi a una vera e propria epidemia? Giulio Tarro, uno dei massimi esperti di virologia a livello internazionale, allievo del “Monumento” della medicina Albert Sabin e primario emerito dell’ospedale Cotugno dal 1973 al 2006, e Professore aggiunto al Department of Biology, Center for Biotechnology, Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine, Temple University, Philadelphia, PA, USA. Sul problema odierno dell’ epidemia da rifiuti, risponde, come lui stesso precisa, «nel modo in cui risponderebbe un americano: fino a ieri». Come dire che è già troppo tardi e, inevitabilmente, si registreranno picchi di malattie infettive indirettamente legate alle pessime condizioni igieniche in cui versano da mesi le strade del capoluogo campano e del suo hinterland. I pericoli principali vengono dai topi, che a Napoli sono più che triplicati, almeno secondo quanto scrive Contribuenti.it, che parla di invasioni nei quartieri di Chiaia, Fuorigrotta, Posillipo e Vomero e cita un dossier secondo il quale, negli ultimi due anni, il rapporto tra cittadini e ratti è passato da 7 a 1 a 25 a 1.
«Qui la situazione è grave afferma senza mezzi termini Tarro -Basti pensare che a Londra, dove pure le strade sono pulite, nel 2006 le malattie infettive sono aumentale dell’8 per cento rispetto all’anno precedente a causa dei topi». Figurarsi, dunque, che cosa potrebbe accadere all’ombra del Vesuvio, dove i topi «pullulano tra il pattume. E – spiega Tarro- bisogna tener presente che i ratti sono portatori non soltanto della leptospirosi, ma di ben 150 malattie infettive». Insomma, se, come afferma il virologo, non si rischia un’epidemia di colera nè la peste bubbonica, la guardia va tenuta alta e le strade ripulite nel più breve tempo possibile. «Il pericolo di beccarsi dalla gastroenterite all’epatite di tipo E – aggiunge Tarro – potenzialmente esiste senz’altro. Sappiamo dai sanitari attenti che sono in aumento i ricoveri per ferite infette soprattutto per quelli che cadono per strada, in particolare i motociclisti.
L’ aumento dei casi di epatite A è associato all’ attuale situazione di degrado legato alla spazzatura presente anche vicino a tutte le fermate dei mezzi di trasporto pubblico. Non vedo come si possano escludere in base a postulati aristotelici….. A suo tempo il colera ed il suo vibrione, importato con le cozze dalla Tunisia (non dalla Turchia) ha rappresentato il fiammifero in un terreno infiammabile, il degrado napoletano. Poi parlare di ammalarsi per l’ inquinamento tossico della catena alimentare è semplicemente ridicolo perché i campani non sono topi che si cibano dei rifiuti della spazzatura. Piuttosto è da ignoranti escludere correlazioni tra infezioni e immondizia: basta guardare all’ ottima rivista sull’ argomento pubblicata l’ anno 2006 dall’ organo ufficiale della società americana di microbiologia a cura della docente Rosina Girones dell’ università di Barcellona, città molto simile a Napoli.
Prof. Antonio Giordano
Director Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine and Center of Biotechnology College of Science and Technology Temple University BioLife Science Bldg.