Molte persone con stitichezza cronica soffrono di sindrome da defecazione ostruita (ODS) una condizione in cui la persona affetta ha un desiderio normale di defecare ma non è in grado di farlo senza un aumento di ripetitive sedute al bagno, digitazione manuale, o uso ed abuso di lassativi o clisteri. La costipazione, la stipsi ostinata, può dipendere da varie cause, in primo luogo alimentari, ma esiste una causa relativamente frequente nelle donne di età compresa tra i 45 e i 60 anni: la sindrome da defecazione ostruita e, poiché è raramente diagnosticata, spesso ai pazienti è somministrato un trattamento sbagliato che può portare all’ingravescenza del problema.
I pazienti che soffrono principalmente di sindrome da defecazione ostruita (ODS) hanno difficoltà nell’evacuazione o nello svuotamento del retto, spesso a seguito del parto, per obesità o per cause congenite.
Molti studi rivelano che oltre il 35% della popolazione soffre di tale problema, soprattutto donne.
Particolari condizioni psicologiche, l’abuso di certi lassativi e/o di farmaci psicotropici contrubuiscono ad aumentare tale sintomatologia perchè causano diversi problemi all’intestino crasso, il colon: alterazioni della mucosa, influenza sul “cervello” che ne regola i movimenti e che regola i muscoli pelvici, etc. Talune di queste dissinergie possono essere valutate e trattate con esercizi mirati al controllo del pavimento pelvico e con metodiche di bio-feedback.
Durante il percorso diagnostico, è importante valutare se l’ostacolo sia dovuto principalmente ad enterocele e/o prolasso rettale interno ed al rettocele: il primo avviene per invaginazione del retto superiore nel retto inferiore e canale anale, ovvero è come spingere un tubo all’interno di se stesso, nella seconda condizione, spesso associata, si ha l’eccessiva spinta della parete anteriore del retto sulla parete posteriore della vagina, causando difficolta all’evacuazione completa.
Tale condizione è talvolta associata al prolasso emorroidario con sanguinamento durante l’evacuazione.
Ora, attraverso la risonanza magnetica, viene chiesto al paziente di sforzarsi dopo aver inserito un liquido di contrasto intrarettale; tale accertamento è estremamente accurato nella diagnosi di prolasso rettale e del rettocele, e, sulla base di questi risultati, ai pazienti viene proposto di sottoporsi ad intervento chirurgico.
Negli ultimi anni anche le fasce più giovani di donne si trovano ad affrontare questo problema. Probabilmente per le alterate abitudini alimentari ed a periodi prolungati di lavoro particolarmente stressante.
L’ODS è caratterizzata da sintomi complessi che includono un senso di evacuazione incompleta, quando i muscoli del retto si indeboliscono e rendono difficile il passaggio delle feci. Può esservi associato il dolore pelvico con gonfiore addominale dovuto a vari motivi tra i quali la sindrome da colon irritabile.
Se diagnosticata precocemente, l’ODS può essere trattata clinicamente con Biofeedback e fisioterapia del pavimento pelvico. La procedura viene eseguita con l’aiuto di un manometro appositamente progettato collegato a un computer. Per le condizioni più severe in cui il Biofeedback non funziona, o se vi è un evidenza alla defeco risonanza di prolasso con o senza rettocele, la procedura di scelta è la chirurgia che prevede la resezione regolata del retto per via trans-anale (Stapled Trans Anal Rectal Resection). La chirurgia del prolasso rettale per tale patologia ha ottimi risultati quando le indicazioni sono corrette; le complicanze correlate a tale chirurgia sono relativamente basse, come ogni atto chirurgico, tra le più frequenti sono l’urgenza defecatoria, ovvero il breve intervallo di tempo tra sensazione di ripienezza dell’ampolla rettale e l’esigenza di svuotamento spesso impossibilità del controllo evacuativo. Questo sintomo si attenua in poche settimane. Nelle prime 24 ore la complicanza più importante è l’emorragia post operatoria, rara se viene effettuta una buona emostasi durante l’atto chirurgico. Il prolasso può talvolta recidivare dopo anni, soprattutto per particolari condizioni costituzionali del paziente e del suo stile di vita.
Il miglioramento della qualità di vita è notevole nella maggioranza dei casi trattati e giustifica il percorso chirurgico, al quale, però, bisogna accedervi solo se le indicazioni siano state ben valutate dal chirurgo e che siano chiare le eventualità, seppur poco frequenti, delle complicazioni descritte.
DR. EMILIO GENTILE WARSCHAUER
CHIRURGIA (ROMA)