Una sentenza che farà giurisprudenza: la Corte Suprema degli Usa ha deciso che i geni umani non sono brevettabili, chiudendo così la vertenza innescata da Myriad Genetics, industria di biogenetica con sede a Salt Lake City.
Il giudizio sancisce che le sequenze isolate dal dna non possano essere brevettate, sono tuttavia eleggibili di brevetto i prodotti di neo-sintesi.
Dopo l’inizio della determinazione delle sequenze nucleotidiche che costituiscono il dna umano, grazie al notissimo Progetto Genoma, si sono aperti insistenti dibattiti di carattere bioetico sulla brevettabilità o meno del nostro patrimonio genetico.
Ad oggi, la completa comprensione di tutti i meccanismi di regolazione molecolare dei geni non solo non è terminata, ma ha dato limitati benefici in termini di applicabilità clinica, motivo per cui la ricerca scientifica e quella for profit sono altamente focalizzate su tale aspetto.
Di grande interesse è in primis lo studio su predittività e cura delle neoplasie.
Basti pensare ad Her2, un proto-oncogene largamente implicato in molti tumori maligni e dosato clinicamente attraverso l’utilizzo di anticorpi monoclonali.
Conoscerne l’espressione cambia radicalmente la prognosi della malattia ma soprattutto il trattamento, poichè specifici farmaci biotecnologici hanno come target selettivo Her2.
Esso sembra essere inoltre un widespread gene, cioè ampiamente diffuso in tessuti neoplastici, al punto che diversi trial sperimentali sono concentrati sulla possibilità di utilizzare gli stessi farmaci per sedi tumorali diverse.
Oltre che trattare farmacologicamente i tumori, la medicina biomolecolare è impegnata nella lotta alle recidive grazie alla riprogrammazione del genoma: modificare cellule staminali eliminando sequenze geniche o parti di esse e trapiantarle nel tessuti colpiti da neoplasia.
L’epidemiologia e la diffusione attuale del cancro porta a paragone, per una riflessione finale, la poliomelite, malattia mortale tra le più gravi del secolo scorso che ha colpito illustri personaggi come il presidente degli Stati Uniti, F.D. Roosevelt.
L’uomo è riuscito a vincere la sua lotta alla polio grazie all’altruismo di Sabin, che mai brevettò il vaccino sviluppato rinunciando allo sfruttamento commerciale della sua scoperta, affinchè il maggior numero di pazienti potesse giovarsene.
Dr.ssa Silvia Ussai
Unità di Ricerca Clinica
Istituto di Igiene ed Epidemiologia Clinica
Azienda Ospedaliero Universitaria di Udine