Negli ultimi mesi la drammatica situazione riguardante la “Terra dei Fuochi” in Campania sembra attirare sempre piu’ l’attenzione dell’opinione pubblica italiana.
Non si tratta di un problema locale dal momento che l’emergenza rifiuti puo’ essere considerata come un simbolo: l’indiscriminata industrializzazione compiuta dall’ uomo si e’ trasformata in un boomerang. E, infatti, i perversi effetti connessi allo smaltimento dei rifiuti tossici si stanno moltiplicando sul nostro pianeta.
Prof. Giordano, Lei e’ stato molto attivo nel denunciare errori e responsabilita’. Secondo lei possiamo fermare questo ciclo vizioso, orientando lo sviluppo verso forme di vita sostenibile?
Dal mio punto di vista bisogna partire dalla coscienza delle persone. I cittadini devono esser consapevoli che il loro stato di salute e’ fortemente condizionato dall’ambiente che li circonda. Le aspettative di vita dipendono non solo dal nostro stile di vita, ma anche dal luogo in cui viviamo e dagli “insulti” a cui siamo esposti, cosa spesso difficile da controllare. Ad una coscienza orientata al rispetto dell’ambiente devono fare da contraltare rigide leggi contro i crimini ambientali, l’inquinamento e i depositi di rifiuti tossici.
I cittadini, proprio per garantire la sicurezza a lungo termine della loro vita,
devono unirsi per smantellare quella rete corrotta che cela i crimini ambientali;
una rete che sfortunatamente agisce a tutti i livelli e coinvolge non solo i criminali,
ma anche uomini e donne delle istituzioni. Lavorando insieme con le locali associazioni, abbiamo cominciato a denunciare errori e responsabilita’ e a mettere in guardia i cittadini in ordine agli effetti sulle salute di pratiche azzardate e pericolose. Inizialmente, siamo stati accusati di creare un allarme sociale ingiustificato, ma oggi il problema della Terra dei fuochi non puo’ piu’ essere ignorato e il nostro messaggio da locale si e’ fatto globale.
Sono grato al Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, che mi ha scritto personalmente per ringraziarmi dei miei sforzi per focalizzare l’importanza di condurre una ricerca indipendente. Recentemente anche la rivista Nature in un editoriale intitolato A toxic legacy si e’ occupata della Terra dei Fuochi, utilizzando la mia definizione della Campania come ‘laboratorio all’aperto di carcinogenesi ambientale, dove i cittadini stessi agiscono come cavie’.
Nell’articolo si menziona anche la necessita’ di dedicare dei fondi europei per bio-monitorare programmi di ricerca. E’ un segno positivo aver acquistato coscienza del problema, ma allo stesso tempo occorre evitare ogni tipo di speculazione economica ed evitare che una questione tanto scottante assurga, semplicemente, a “tema di moda”. Fortunatamente, la qualita’ della comunicazione scientifica, ultimamente, e’ migliorata e nello stesso tempo il numero di riviste scientifiche e’ cresciuto, cosicche’ studi anche scomodi, possono trovare il loro giusto spazio.
Prof. Giordano, Lei e’ il Presidente e Fondatore della Sbarro Health Research Institute presso la Temple University di Filadelfia.
Lei e’ anche professore nel Dipartimento di Patologia ed Oncologia all’Universita’ di Siena.
Mi sembra pertanto che Lei si trovi nella migliore posizione per dare un’opinione
sulle differenze tra i due Paesi per quanto riguarda il sistema educazionale
e il modo di far carriera.
Ci puo’ dare un’idea dello stato attuale degli scambi e dell’interazione tra le due comunita’ scientifiche? Ci puo’ dare dei suggerimenti per migliorarli con una particolare attenzione rivolta alle giovani generazioni? Con Sbarro Institute abbiamo creato un modello per l’educazione dei ricercatori nel campo biomedico che sta riscuotendo successo. Abbiamo costruito un solido ponte virtuale che connette Italia e Stati Uniti. Noi crediamo che il nostro lavoro richieda non solo un’esperienza limitata nel tempo all’estero, e lavoriamo per definire una via per ricercatori che li aiuti a stabilire collaborazioni utili nell’ambito di un’ampia rete di scienziati operanti con differenti esperienze, in diverse strutture (incluse le Universita’ Italiane) e che si occupano di differenti tecniche. Facendo parte di una rete che collabora a lungo termine, garantiamo la necessaria continuita’ per sviluppare programmi di ricerca destinati al successo. Al momento, 20 ricercatori che lavoravano con me nelle strutture dello Sbarro hanno ottenuto, in Italia, la qualificazione scientifica nazionale che ha permesso loro di lavorare in qualita’ di Professore o professore Associato nelle Universita’ Italiane. Cio’ significa che i nostri ricercatori raggiungono un alto profilo scientifico che supera i valori medi stabiliti dal Ministero Italiano.
Esiste un modo per rendere la comunita’ italiana che vive negli Stati Uniti piu’ cosciente dei problemi italiani in modo da dare una spinta ed aiutare a risolvere questi ultimi concretamente (per esempio con riguardo alla Terra dei Fuochi)? Che tipo di approccio suggerisce in tale direzione? Sono spesso contattato da Americani e altri reporter internazionali interessati alla “Terra dei Fuochi”. Abitualmente lavoro con loro fianco a fianco, offrendo contatti con le Istituzioni locali, come per esempio il Corpo Forestale diretto dal Generale Sergio Costa, pazienti, dottori, Associazioni non profit, attivisti e, persino, rappresentanti della Chiesa come per esempio Don Maurizio Patriciello in modo che si possa avere l’intero quadro e raccontare la storia dalIe varie angolazioni. Sto presentando il mio libro “Campania Terra di Veleni” attraverso il Paese e la gente della comunita’ italiana appare molto interessata. I crimini ambientali non sono limitati a dei confini precisi e, pertanto, occorrono sforzi comuni per affrontarli. Le identificazioni delle aree ad alto rischio e dei gruppi criminali e’ cruciale per affrontare operazioni comuni con l’obiettivo ultimo di recupero del territorio, sviluppo, sanita’ e strategie di prevenzione.
Qual’e’ il Suo punto di vista sul fenomeno della fuga dei cervelli in Italia? Vede una possibilta’ di rallentare questo processo o di trasformarlo in una circolazione di cervelli che stimoli gli scambi offrendo nuove possibilita’ per l’Italia? Il fenomeno della fuga dei cervelli consiste in una sorta di emigrazione
intellettuale di persone con un alto potenziale intellettivo che non possono trovare in Italia opportunita’ per lavori qualificati. Tale emigrazione e’ esistita per decenni, ma oggi si registra un incremento del fenomeno per l’incapacita’ da parte dell’Italia di attrarre forze lavorative. Il governo dovrebbe investire in trasferimento tecnologico, promuovere lo sviluppo di brevetti, che possano essere utilizzati commercialmente in modo da creare ed offrire nuove opportunita’ di impiego. C’e’ da aggiungere che il sistema italiano non e’ meritocratico. Mancano gli investimenti per promuovere lo sviluppo tecnologico, cosi’ come il personale intellettivo necessario a guidare nuove strategie di sviluppo. Queste ultime non possono essere realizzate dall’attuale classe lavoratrice spesso reclutata senza criteri meritocratici. Sfortunatamente il fenomeno della fuga dei cervelli viene spesso utilizzato per stornare l’attenzione dal vero problema che e’ rappresentato dall’incapacita’ di creare nuove opportunita’ di lavoro.
Cosa pensa dell’attivita’ dell’ISSNAF come ponte tra Italia e Nord America? Puo’ offrire qualche consiglio che permetta di guadagnare terreno nel raggiungere questo obiettivo? Le idee che costituiscono la base sulla quale si regge l’ ISSNAF sono potenzialmente vincenti e l’ISSNAF potrebbe rappresentare un’importante struttura di collegamento per colmare il vuoto tra i due oceani. A mio avviso l’ISSNAF dovrebbe lottare per mantenere quell’indipendenza nella sua organizzazione che gli permetta di fare scelte di qualita’. E’ necessario individuare talenti italiani che hanno avuto successo e sono volenterosi di aiutare costruttivamente, sviluppare e costruire programmi capaci di contrastare le ben note criticita’ del sistema. Personalita’ di successo che siano capaci di criticare, senza pero’ impegnarsi seriamente per un miglioramento, non sono di per se’ un vero valore.
Per approfondimenti: https://www.issnaf.org/italians/intervista-con-antonio-giordano.html