Roma, Filadelfia, Siena March 2016
Lo studio intitolato “Metabolic Determinants And Anthropometric Indicators Impact Clinical-pathological Features In Epithelial Ovarian Cancer Patients” è apparso di recente sulla rivista scientifica internazionale nota come “Journal of Cancer”. Gli autori appartengono ad un gruppo multidisciplinare Italo-Americano guidato dal Prof. Antonio Giordano, Direttore dell’Istituto Sbarro per la Ricerca sul Cancro della Temple University di Filadelfia, Stati Uniti e professore di Anatomia ed Istologia Patologica dell Universita’ di Siena.
“Il cancro ovarico è il killer più spietato tra i tumori ad insorgenza dal distretto ginecologico”. Nonostante le importanti acquisizioni realizzate in anni recenti sia in campo terapeutico sia in campo diagnostico, i tassi di mortalità da cancro ovarico sono rimasti fondamentalmente stabili nel corso degli ultimi cinquanta anni. Ciò è almeno in parte motivato dalla limitata conoscenza relativa alle sue cause che alimenta attualmente la ricerca sui fattori e meccanismi coinvolti attraverso diverse aree della ricerca scientifica” asserisce la Dott.ssa Maddalena Barba, oncologo medico e ricercatrice presso l’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena (IRE) di Roma.
In questo studio, l’attenzione dei ricercatori è focalizzata sul ruolo svolto da determinanti metabolici relativi al metabolismo del glucosio, esemplificati dalla glicemia a digiuno, e fattori antropometrici, come l’indice di massa corporea, nell’influenzare fattori di noto impatto sulla prognosi del cancro ovarico, quali lo stadio alla diagnosi. I dati di interesse sono stati raccolti in una coorte di circa 147 pazienti che abbiano ricevuto diagnosi e siano state trattate presso l’IRE. “Nella popolazione in studio, abbiamo osservato evidenze relative all’associazione tra glicemia a digiuno e stadio alla diagnosi. Sebbene al momento tali evidenze non siano univocamente interpretabili, esse potrebbero essere in chiave con un’ipotesi metabolica del ruolo di influenze metaboliche sul cancro ovarico.” commenta ulteriormente la Dott.ssa Barba. “I prossimi passi saranno orientate verso la conferma di questi risultati in studi oiù ampi ed orientate alla verifica dell’ipotesi sia sui sangue che su tessuti. Il nostro approccio sarà basato sulla combinazione di tecniche di immunofenotipizzazione ed oncogenomica con la caratterizzazione morfostrutturale classica. Tale strategia consentirà l’acquisizione di elementi sui meccanismi patogenetici implicati e consentirà la stratificazione del rischio ed una migliore interpretazione degli esiti di trattamento” chiarisce e conclude il Prof. Antonio Giordano, oncologo di fama internazionale impegnato da anni sul fronte della ricerca sul cancro e coordinatore dell’intero progetto.