La BPCO (broncopneumopatia cronica ostruttiva) rappresenta oggi una delle malattie più invalidanti e ad alto tasso di mortalità . Si stima, infatti, che negli Stati Uniti, come in Italia, questa patologia è la quarta causa di morte e la sua prevalenza è nell’ordine del 5-7% della popolazione generale. Secondo le recenti Linee guida GOLD è un quadro nosologico caratterizzato dalla progressiva limitazione del flusso aereo che non è completamente reversibile; tale riduzione del flusso è di solito progressiva ed associata ad una risposta infiammatoria polmonare in seguito all’inalazione di particelle o gas nocivi. Generalmente la BPCO viene accelerata nel suo decorso dai fenomeni di riacutizzazione (in media si verificano da 1 a 2 riacutizzazioni all’anno) essenzialmente rappresentati dalle infezioni, con alterazione della qualità di vita del paziente. E’ importante, dunque, identificare precocemente questi pazienti per tentare di rallentare il decadimento della loro funzione respiratoria e qualità di vita. La cessazione del fumo rappresenta la prima misura da adottare per cercare di frenare la progressione della malattia, associata all’attuazione di una terapia farmacologica di mantenimento basata sull’assunzione di sostanze in grado di ridurre da un lato le resistenze al flusso, dall’altro l’infiammazione cronica a carico delle pareti broncopolmonari. Il caso qui di seguito riportato è un esempio di quanto possano essere efficaci i farmaci broncodilatatori associati agli antinfiammatori nella stabilizzazione della malattia. Note anamnestiche Il paziente che abbiamo studiato ha 66 anni. Ha lavorato per 40 anni in qualità di operaio presso una fabbrica responsabile della costruzione di cabine telefoniche. E’ da circa 10 anni in pensione. E’ fumatore di circa 20 sigarette al giorno da quando aveva 20 anni ed è affetto da bronchite cronica diagnosticata nel 1993 con frequenti riacutizzazioni, e da ipertensione arteriosa in trattamento con antagonisti recettoriali per l’angiotensina. Quadro clinico Questa persona che giunge alla nostra osservazione agli inizi di ottobre c.a. lamenta, d a3-4 giorni, comparsa di dispnea per sforzi di moderata entità e tosse produttiva abbondante, a suo dire, mucosa, in assenza di febbre. Porta con se una radiografia standard del torace in posizione postero-anteriore eseguita il giorno prima su richiesta del medico curante che evidenzia una iperdistensione dei campi polmonari con aumento degli spazi intercostali ed appiattimento del profilo diaframmatico. All’esame obiettivo del torace riscontriamo una riduzione del fremito vocale tattile e una riduzione diffusa del Murmure Vescicolare, associata alla presenza di sibili espiratori e rantoli a medie bolle. Misuriamo la pressione arteriosa che è di 14090 mmHg e lo sottoponiamo ad esame saturi metrico (-95,5%) e spirometrico. Ci troviamo dinanzi ad una insufficienza ventilatoria di tipo prevalentemente ostruttivo di grado moderato-severo (IIb secondo le Linee Guida GOLD). Trattamento Decidiamo, dunque, di prescrivergli,oltre alla terapia antibiotica a base chinolonici per una settimana, anche terapia locale con il formoterolo 12 µg (broncodilatatore beta2- agonista) e budesonide 200 µg (cortisonico) in polvere: 2 inalazioni per due volte al giorno e gli consigliamo di tornare a controllo dopo 10 giorni dall’inizio del trattamento. A metà del corrente mese (dopo cioè 15 giorni di terapia), il paziente torna allo studio riferendo scomparsa della sintomatologia disponica e riduzione in quantità dell’espettorato mucoso. Auscultando il torace, rileviamo una netta riduzione dei sibili, tipici dello spasmo bronchiale, e scomparsa dei rantoli. Ripetiamo la saturimetria (-97%) e la spirometria, e notiamo che la sindrome disventilatoria di tipo ostruttivo persiste, ma con netto miglioramento del FEV, che supera un litro, del PEF e della CVF (classe II GOLD. Visti i buoni risultati, decidiamo di ridurre la frequenza delle inalazioni ad una sola inalazione per due volte al giorno di entrambi i farmaci, e consigliamo al paziente di ritornare a controllo a fine mese per rivalutare la sua funzione polmonare. Discussione Una diagnosi precoce della BPCO e l’utilizzo costante e continuo del broncodilatatori beta 2-agonisti e degli antinfiammatori steroidei somministrati per via topica rappresentano oggi l’unico rimedio farmacologico per il controllo di una patologia così invalidante, in particolare nelle forme più avanzate secondo le Linee Guida GOLD. Possiamo quindi sperare non solo di prevenire il decadimento fisico e mentale a cui progressivamente incontro il paziente, ma anche di ridurre i costi per i servizi sanitari, considerando l’alto numero di ricoveri e di giorni di degenza.
R. Del Forno
Specialista in pneumologia e medico di base presso il comune di Tora e Piccilli — Caserta