Come per altre precedenti innovazioni tecnologiche in Medicina, anche in chirurgia venosa l’introduzione, negli ultimi 8-9 anni, di nuove metodiche ad alto contenuto tecnologico ha suscitato inizialmente diffidenza e scetticismo, fortunatamente oggi in fase di definitivo superamento, sia da parte degli “addetti ai lavori”, sia da parte degli utenti finali, cioè i pazienti.
Oltre ad una istintiva avversione nei confronti della “novità ”, con interrogativi su quali potrebbero essere soprattutto gli inconvenienti, si è dovuto combattere per modificare l’approccio concettuale nei confronti di ciò che è nuovo e nei confronti di ciò che fa parte della tradizione metodologica, considerato quindi immutabile nel tempo. Ormai da anni facciamo uso di metodiche che hanno quasi soppiantato il noto “stripping” della Vena Safena, con le sue multiple incisioni, imponenti ematomi di coscia e gamba, e spesso durevoli disturbi della sensibilità causati da microlesioni nervose di natura “traumatica” che possono talvolta verificarsi nel corso di questo tipo di intervento.
La chirurgia Endovascolare, utilizzando apparecchiature elettroniche sofisticate, ci permette di realizzare interventi “senza bisturi”, pressoché privi di complicanze, nella maggior parte dei casi in anestesia locale, con rientro a casa immediato o dopo poche ore e con un decorso postoperatorio indolore, oltre che con risultati funzionali ed estetici superiori a quelli della chirurgia tradizionale.
Il “Flebochirurgo High Tech” deve avere padronanza di tutte le tecnologie d’avanguardia oggi a disposizione (Termoablazione con Radiofrequenza, Laser Endovenoso, Endocoagulazione Laser con Transilluminazione, T.E.L.C. Technique), e deve essere in grado di eseguirle con eleganza e sicurezza, utilizzando senza incertezze anche apparecchiature da alcuni considerate “collaterali”, o comunque da demandare ad altri: ci riferiamo in particolare alla conoscenza ed all’abilita` nell’uso dell’ecodoppler e/o della Transilluminazione Percutanea intraoperatoria, che sono parti integranti nell’esecuzione dell’intervento con metodiche endovascolari.
Le indicazioni della “Flebologia High Tech”, inizialmente destinata solo agli interventi sulle Grandi Safene, si sono allargate alla maggior parte delle patologie venose superficiali, dalle varici di grosso calibro fino a venule di 1-2 mm di calibro, responsabili dell’insorgenza della maggior parte delle ramificazioni capillari delle cosce e delle gambe.
La Flebochirurgia High Tech deve essere risolutiva, rapida, indolore, priva di significative complicanze ed effetti collaterali, estetica, in grado di far tornare immediatamente alle proprie attività quotidiane: queste sono infatti le richieste rivolte dai pazienti, richieste che possono essere soddisfatte solo mediante una corretta utilizzazione delle tecnologie d’avanguardia nelle mani di specialisti di provata e consolidata esperienza.
Giuseppe Serpieri
Specialista in Chirurgia Vascolare e Flebologia – Torino