La gravidanza costituisce da sempre un evento affascinante nella vita della donna, della coppia e dell’ambiente che li circonda, divenendo un’esperienza che non è solo fisica e biologica, ma che si estende alla sfera psichica, affettiva ed intellettiva.
Il suo fisiologico decorso può risultare compromesso da quadri patologici preesistenti alla diagnosi di gravidanza stessa o che si manifestano nel suo corso.
E’ questo il caso della malattia diabetica, che complica il 3-5% di tutte le gravidanze, favorito, oltre che da un’anamnesi familiare positiva per tale patologia, dall’età sempre più avanzata in cui si programma il primo figlio e da uno status diabetogeno, peculiare dello stato gravidico, in cui si osserva da un lato una fisiologica riduzione della tolleranza glucidica e dall’altro un progressivo incremento dell’insulino-resistenza. Le tipologie riconosciute si distinguono in preesistente (diabete di tipo I e II) e gestazionale.
La corretta pianificazione per le donne con forma preesistente associata ad un buon compenso dei valori glicemici, riduce notevolmente i rischi di abortività , patologia malformativa, mortalità feto-neonatale, macrosomia fetale. In realtà solo il 37% delle donne programma la propria gravidanza e solo il 39% di esse assume acido folico in epoca periconcezionale.
Lo screening nella popolazione non affetta, ma con evidenti fattori di rischio (etnia, familiarità , età , obesità , s. me dell’ovaio policistico, pregresso diabete gestazionale, pregressa macrosomia fetale e/o poliamnios, eccessivo incremento ponderale in gravidanza), è fortemente raccomandato.
E’ di recente pubblicazione lo Studio DAWN (Diabetes, Attitudes, Wishes and Needs), coordinato dal Dr. Di Cianni, primo esempio a livello nazionale e internazionale di indagine specifica nel settore diabete e gravidanza, realizzato mediante l’importante contributo delle pazienti stesse attraverso l’autocompilazione di questionari relativi al grado di soddisfazione della gestione della propria complicanza ostetrica presso i centri finalizzati al loro management, individuando le aree critiche nel percorso di cura.
Tali centri nascono con la finalità di promuovere la salute materno-infantile, educando ed informando sulle possibili implicazioni e complicanze e sulla tempestività ed efficacia degli schemi terapeutici.
I dati conclusivi di tale indagine denotano un incremento di incidenza nella diagnosi, sostenuto anche da flussi migratori di donne provenienti da paesi a maggiore incidenza, una riduzione di eventi avversi per l’adeguata terapia impostata, l’esigua presenza su territorio nazionale di centri dotati di approccio multidisciplinare (ginecologo, internista, diabetologo, nutrizionista, neonatologo), l’identificazione del rischio di insorgenza delle forme di tipo II e la precoce assunzione di corretti stili di vita, la necessità di implementare la rete assistenziale su tutto il territorio, lo sviluppo di protocolli condivisi a livello nazionale.
Bibliografia
-American College of Obstetrics and Gynecologists. Committee on Practice Bulletins. ACOG practice bulletin: clinical management guidelines for obstetrician-gynecologists: n° 30. September 2001. Obstet Gynecol;98:525-38;2001
-American Diabetes Association-Position Statement. Gestational Diabetes. Diabetes Care, 27:S88-S90;2004
-Bonomo M, Lapolla A, Mannino D et al. Care diabetes in pregnancy in Italy: structural and organizative aspects. Diabetic Med 23 (3):379-80;2008
-Studio DAWN Italia. Il Diabete in gravidanza. 2009
Stefania Triunfo
Dipartimento della tutela della salute della donna e della vita nascente