Quasi 40 anni, da 21 lavoro come infermiere e da poco di più come attore e poi regista, sia teatrale che di cortometraggi. Dopo anni di convivenza e di continue contaminazioni reciproche tra i miei due grandi amori professionali, nel 2005 ho per la prima volta unito in modo formale queste passioni nel mio elaborato di tesi per l’ottenimento della Laurea in Scienze Infermieristiche. Una tesi di ricerca sperimentale sulla formazione “artistica” degli infermieri, attraverso l’ipotesi di un progetto di laboratori di “Infermieristica Teatrale” per unità operative, mirati, grazie alla mia esperienza in entrambi i campi, ad esplorare il connubio tra la nostra professione infermieristica e l’arte teatrale. La tesi mi ha permesso di analizzare le fondamenta teoriche e scientifiche di questa idea (esiste oggi una letteratura scientifica significativa sui benefici del sorriso e della risata, più banalmente conosciuta come comico terapia), e di approfondirne aspetti pratici di implementazione e applicazione a situazioni ricorrenti nella pratica infermieristica. L’obiettivo centrale del progetto è rafforzare il “Care”, una dimensione integrante e fondamentale del nostro lavoro, anche se non di rado svalutata a causa di una enfasi quasi ossessiva sul “Cure”. Care è il prendersi cura del paziente, non solo del corpo ma anche dell’anima e della mente, e di conseguenza nutrirlo con tutte quelle emozioni che lo aiutano e rafforzano come amore, affetto, comprensione, sorrisi e risate. Nei miei quasi dodici anni (1996-2007) in OncoEmatologia Pediatrica nell’ospedale S.Orsola di Bologna l’ho potuto constatare, praticare e vivere in prima persona (andando anche contro qulache tabù) nel trattamento del paziente anche terminale dove “Care” significa anche e soprattutto infondere serenità e forza ai genitori e alla stessa equipe assistenziale per affrontare al meglio la morte del bambino e gettare le fondamenta per ricominciare a vivere.
Nel corso degli ultimi cinque anni questo progetto ha cominciato a dare i primi frutti. Ho avuto l’opportunità di portare il mio laboratorio presso alcune unità operative e di illustrarne gli obiettivi e i temi centrali in corsi e master universitari, riscontrando sempre grande interesse e apprezzamento verso il progetto. Nel primo semestre del 2008 ho inoltre potuto sperimentare le mie idee presso l’ospedale Tiziano Terzani di Emergency a Lashkar Gah, nel Sud dell’Afghanistan con buoni risultati anche con i “Talebani”. Sto raccogliendo queste prime esperienze in un documentario (ormai finito) e un libro (in corso di redazione) poiché credo fermamente nel loro valore sociale (oltre che, ovviamente, nella loro utilità terapeutica), e perché credo che l’attenzione per il Care rappresenti una frontiera cruciale della pratica ospedaliera nel trattamento dei pazienti, adulti e non. Per questo progetto ho cercato e trovato alcuni consulenti esterni, tra cui una psicologa, per dare un riscontro con delle evidenze scientifiche del settore, che ringrazio per avermi Donato la loro professionalità , disponibilità , ricerca e pazienza. Oltre ai vari dipartimenti sparsi nella penisola, mossi da una propria e indipendente voglia di stimoli per migliorarsi sempre di più, continuerò a cercare un ospedale che abbia voglia, possibilità e risorse di attuare il mio progetto di ricerca.
Un infermiere che regala buonumore con la sua arte e la sua professionalità fa bene in primis a se stesso, poi all’equipe assistenziale e per ultimo ma non per importanza, fa molto bene ai pazienti.
Andrea Filippini
Infermiere e regista, ricercatore dell’applicabilità dell’arte teatrante nell’assistenza e fondatore dell’infermieristica teatrale