Il reflusso gastroesofageo è un fenomeno fisiologico: tutti noi abbiamo dei piccoli reflussi di materiale gastrico in esofago. Si sfocia nel patologico, ove si configura il quadro della malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE), quando il quadro del reflusso si manifesta per un determinato tempo, provocando al paziente una serie di sintomi esofagei (quali ad esempio pirosi retrosternale, rigurgito spontaneo di materiale in esofago, e sintomi atipici quali ad esempio la disfagia ed il dolore toracico simil-anginoso). Sono anche possibili sintomi extraesofagei, quali disturbi orofaringei (tosse cronica, scialorrea, raucedine), disturbi laringei (laringite cronica, disfonia) ed anche bronco-polmonari (asma cronico, polmonite ab ingestis).
L’agente eziopatogenetico è l’acido cloridrico contenuto nello stomaco, ma è ormai assodata la sua frequente correlazione con Helycobacter Pylori, così come un diminuito tono dello sfintere esofageo inferiore.
La diagnosi della MRGE può essere effettuata con la pH-metria esofagea delle 24 ore, la qualie dovrà mostrare valori di pH inferiori a 4, per almeno il 4% del totale della registrazione. Questa metodica è accoppiabile all’impedenziometria multicanale intraluminale, che permette la valutazione topografica e qualitativa del refluito (così da avere specifiche indicazioni sulle possibili complicanze che la patologia possa portare con sè). Inoltre è utile dimostrare la presenza di Helycobacter Pylori, mediante breath-test, ricerca coprologica o test rapido all’ureasi su campione bioptico, così come può essere utile misurare, mediante manometria esofagea, la competenza cardiale. L’endoscopia costituisce un importante momento diagnostico, potendo valutare eventuali lesioni scaturite dalla persistenza del reflusso (che può portare anche a condizioni pre-neoplastiche, come l’esofago di Barrett).
Molto spesso i pazienti ricorrono all’automedicazione, fino a che la sintomatologia non diviene così persistente da richiedere l’intervento del medico. La terapia è multofattoriale:
Norme igienico-dietetiche (abolizione del fumo, dei cibi grassi, dell’alcool, di cioccolata e pomodoro)
Terapia farmacologica (utilizzo degli inibitori di pompa, di alginati, di procinetic e di antiacidi)
La terapia chirurgica è da considerare per pazienti con ernia jatale di cospicue dimensioni, o in caso di pazienti giovani che non vogliano sottoporsi ad una terapia farmacologica continuativa, o ancora in caso di pazienti con recidive dopo la sospensione della terapia. Anche pazienti con esofago di Barrett o reflusso alcalino sono candidabili per la terapia chirurgica. La tecnica operatoria si avvale della fundoplicatio, che prevede la creazione di una neo-valvola cardiale, mediante plicatura del fondo gastrico (che può essere più o meno estesa).
Mattia Davide della Rocca
Laureando in Medicina e Chirurgia. Seconda Università degli Studi di Napoli