La costante richiesta di novità , che spesso si identifica in rivoluzionarie tecniche chirurgiche o avveneristici laser, non sempre trova soddisfazione nella realtà dei fatti. La chirurgia plastica estetica ha infatti raggiunto livelli tali da permettere relative innovazioni di tecnica che spesso, anche nei ritrovi internazionali delle più alte menti del settore, si traducono in dettagli, piccole modifiche di procedura. Anche nell’ambito delle tecnologie, della strumentazione e dei materiali, si presenta sempre un limite difficile se non impossibile da valicare, che non è altro che il corpo umano, che desideriamo migliorare, ma che spesso ci ricorda con le sue reazioni e i suoi comportamenti che, nonostante il nostro innamorato impegno da amanti del bello, non possiamo fermare il tempo e tanto meno possiamo invertire il moto delle lancette dell’orologio. Dimenticare questo concetto: un errore gravissimo che la natura non ci perdona e ci mette davanti all’evidenza dei fatti quando, nella frenesia del fare, dell’amore per la tecnica e nella ricerca della sfida chirurgica – più con noi stessi che con i colleghi – un risultato apparentemente perfetto, risulta una “bellissima mostruosità ”. Sempre più emerge la necessità di non bloccare in maniera glaciale l’aspetto delle persone che chiedono il nostro intervento per vivere bene, ma di accompagnarli dolcemente nel passare nel cammino della vita, con procedure che avvicinino, nel limiti del possibile, l’aspetto della persona all’immagine che ha di se stessa. Si pongono problemi etici di varia natura e di vari livelli non certo esauribili in poche righe. Esaudire sempre le richieste di pazienti? Quesito non di semplice soluzione; sicuramente è compito del chirurgo plastico tradurre in termini di fattibilità tecnica, di raggiungibilità del risultato sperato, di corrispondenza o meno dell’idea del paziente con la reale possibilità di ottenere un risultato armonico e congruente con la proiezione mentale del desiderio. Alla luce di queste riflessioni, muta drasticamente la concezione della professione del chirurgo plastico, che deve riscattarsi da un delirio di onnipotenza, durante il quale si è sentito il dio dell’immagine e delle forme , e spostare la propria attenzione dalla sublimazione della tecnica chirurgica affine a se stessa, alla centralità del paziente, la cui felicità è necessariamente la nostra unica inderogabile meta. Felicità attraverso la bellezza, che deve regalare serenità nel presente ed essere più possibile duratura nel tempo. Ma ecco, paradossalmente, sembra che siano proprio i pazienti ad aver compreso intuitivamente questi concetti ancor prima dei medici, forse troppo attaccati al bisturi; e la richiesta nello studio del chirurgo plastico, si è tramutata sempre più dalla domanda di trasformazione ad ogni costo, a quella di “rinfrescare” il proprio aspetto e “portare bene” la propria età più che tentare di dimostrare 20 anni meno”. Questo messaggio che ci arriva forte dalle persone che si rivolgono a noi, non poteva non trovare una risposta nella nascita di tecniche e biomateriali che rispecchiano questa nuova filosofia della chirurgia estetica che pone al centro la persona, minimizzando i rischi, utilizzando metodi minimamente invasivi e che, ad un tempo, diano risultati di grande soddisfazione che rispecchiano i canoni di armonia e naturalezza. Le applicazioni pratiche sono molteplici e offrono particolare soddisfazione nella chirurgia del ringiovanimento del volto con la cosiddetta suspension surgery, che si avvale di particolari fili che permettono di evitare grandi scollamenti tissutali, con tutto quello che ne consegue in termini di edema, rischio di necrosi cutanea, e comunque di ripresa della normale attività sociale della paziente. Siamo convinti che questo nuovo modo di concepire la chirurgia estetica sia il vero futuro di questa disciplina, che sembrava avere subito una certa battuta di arresto, ma che oggi ha il coraggio e la saggezza di rimettere in discussione se stessa con l’indubbio edificante nobile intento di riportare la persona, e la ricerca della sua felicità attraverso “il bello”, al centro della propria essere.
Dr. Francesco Malatesta
Specialista in Chirurgia Plastica e Ricostruttiva