Il caso della Campania è, probabilmente, non solo il più grave, radicato, istituzionalizzato in
Italia fra quello dei territori controllati dalle ecomafie. àˆ unico al mondo. Anche, o soprattutto, per l’estensione, la profondità e la durata nel tempo dei danni alla salute delle persone. Se tutto finisse domani, nella Terra dei Fuochi in Campania (uno dei luoghi più fertili d’Europa, avvelenato dal cielo e dalle falde acquifere) o alle falde del Vesuvio i clusters continuerebbero a fiorire sulle mappe per anni. Un “cratere” di malformazioni neonatali, un “cratere” di tumori al fegato maschili, un “cratere” di tumori al polmone. C’è un paesino, Liveri, 1.500 abitanti, che è in fondo a un cratere odioso, quello delle malformazioni dei bambini concepiti. La statistica ne tollerava uno. Ne sono stati concepiti nove in un territorio piccolissimo. Di recente qui i carabinieri hanno sequestrato un cantiere d’autostrada: il materiale di costruzione era impastato di rifiuti tossici. E ancora: a Marigliano, nell’agro Nolano, 30mila abitanti, c’è il cratere delle donne che si ammalano di tumore al fegato. Sedici casi sarebbero stati fisiologici: sono stati 35. Diciannove donne che non avrebbero dovuto ammalarsi ma che sono nate in uno dei comuni a massimo impatto rifiuti nella scala
stabilita dal rapporto Oms. E così via, per decine e decine di cluster. Nonostante questo e moltissimo altro il nesso fra tumori e smaltimento caotico o illegale di rifiuti, viene ancora messo in discussione. Perché non c’è peggior sordo di chinon vuol sentire. Eppure un nuovo campanello d’allarme la scienza lo ha fatto suonare appena lo scorso anno, con la pubblicazione di un esperimento forse troppo scandaloso per essere recepito adeguatamente. Un esperimento che verrà registrato nel prossimo libro bianco.
Tre ricercatori dell’università Federico II di Napoli hanno annunciato su una rivista scientifica di avere «testato la tossicità per l’embrione e la tossicità genetica » del liquido amniotico di 15 gestanti residenti nella zona a est di Napoli. Con risultati che devono far riflettere. Embrioni di ricci di mare immersi nel liquido amniotico umano, prelevato in sala parto, sviluppavano malformazioni anche incompatibili con la vita. Lo sperma trattato allo stesso modo non era più vitale. I test sono stati ripetuti in sei diversi esperimenti paralleli, facendo la controprova con liquido amniotico di gestanti non residenti in zone di sversamenti selvaggi. Alla fine di tutto, avendo avuto cura di usare acqua di mare non contaminata, prelevata apposta dai ricercatori della stazione
marittima Anton Dohrn, i risultati dicevano la stessa cosa. Il Dna dell’embrione di riccio subiva danni e modifiche dal
liquido dove il bambino si era formato. Attorno a queste nuove evidenze Giordano, appoggiato dal collega Massimo Di Maio, direttore dipartimentale di patologia mammaria dell’Asl Na1, ha messo insieme un il comitato scientifico che pubblicherà presto tutti i risultati analitici di questa nuova inchiesta sull’assalto delle mafie alla salute pubblica. Ne fanno parte il professor Alfredo Mazza autore del celeberrimo articolo “Il triangolo della morte” pubblicato da «Lancet» sull’incidenza tumorale nella zona di Acerra e Pomigliano, il professor Giulio Tarro, il dottor Gennaro Esposito con i medici per l’Ambiente (Isde), l’oncologo Antonio Marfella dell’Istituto Pascale e molti altri. Hanno l’ambizione di formare una lobby per le buone pratiche mediche e la prevenzione. E per dare un indirizzo utile a scelte politiche necessarie ad una lunghissima e difficile bonifica sociale.
https://it.doctmag.com/medicina-generale/malati-di-monnezza/
https://it.doctmag.com/medicina-generale/crateri-di-morte/
Dr. ssa Chiara Graziani