Il processo degenerativo osteoartrosico costituisce l’esito di eventi meccanici e biologici che destabilizzano il normale accoppiamento di sintesi e degradazione di condrociti e matrice extracellulare a livello della cartilagine articolare. Il riconoscimento di questi eventi patogenetici e dei sottostanti meccanismi molecolari ha costituito la base razionale per la proposta di agenti terapeutici di condroprotezione a livello sia intra-articolare che sistemico (SYSADOA – SYmptomatic Slow Acting Drugs for Osteoarthritis), da affiancare al trattamento sintomatico e analgesico del paziente artrosico.
L’impiego di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) e corticosteroidi ha un effetto immediato sugli stati infiammatori responsabili del dolore, ma spesso produce effetti collaterali non trascurabili (gestrointestinali, renali e cardiovascolari) e non blocca l’evoluzione del processo artrosico. L’obiettivo attuale del trattamento osteoartosico consiste nell’individuare sostanze idonee a favorire i processi riparativi e/o a bloccare i fenomeni distruttivi cartilaginei. Il termine SYmptomatic Slow Acting Drugs for Osteoarthritis sostituisce quello ormai obsoleto di condroprotettore e viene riconosciuto dalla comunità scientifica internazionale come sinonimo di Terapia di fondo per l’OA.
Si tratta di principi attivi in grado di:
– Stimolare la sintesi di Glicosaminoglicani, Proteoglicani e Collagene;
– Conservare le condizioni di vitalità dei condrociti;
– Inibire i processi degradativi cartilaginei (azione sulle Metalloproteasi di matrice)
– Mantenere inalterate le caratteristiche del liquido sinoviale [2].
Appartengono a questa categoria: la Glucosamina, il Condroitin solfato, il Collagene e l’Acido ialuronico.
La Glucosamina e il Condroitin solfato sono entrambi costituenti della matrice cartilaginea: la somministrazione per via orale di questi costituenti cartilaginei nei pazienti con osteoartrosi avrebbe lo scopo di “integrare” la perdita di cartilagine a livello delle articolazioni colpite (funzione trofica), rallentare e/o arrestare il processo degradativo cartilagineo per inibizione delle Metalloproteasi di matrice (MMPs), ed esercitare un discreto effetto antinfiammatorio mediante l’inibizione di importanti mediatori del processo flogistico, quali l’ IL-1β e il TNF-α, le principali citochine infiammatorie implicate nell’evoluzione dell’artrosi.
In diversi studi clinici, la Glucosamina e la Condroitina, sono state associate ad altri principi attivi naturali che hanno prodotto risultati promettenti nel trattamento delle patologie su base infiammatoria, ma la cui efficacia combinata nel trattamento dell’OA non è stata ancora dimostrata. Si tratta del Metilsulfonilmetano (MSM) e della Boswellia serrata (BS).
Il Metilsulfonilmetano rappresenta la forma naturale dello zolfo organico. L’azione protettiva dell’MSM sulla cartilagine articolare, si deve al ruolo svolto dallo zolfo nella sintesi del Collagene; la presenza dello zolfo serve infatti a garantire la formazione dei legami disolfuro tra le triple eliche del Procollagene, promuovendo la formazione dei tessuti elastici quali appunto la cartilagine articolare. Oltre al suo ruolo protettivo nei confronti del tessuto cartilagineo, il MSM è in grado di migliorare la permeabilità cellulare, permettendo alle sostanze dannose di essere eliminate più facilmente, prevenendo un possibile aumento della pressione intracellulare che è causa di dolore e infiammazione e riducendo la trasmissione dell’impulso doloroso attraverso le fibre amieliniche a lenta conduzione (Fibre C), esercitando così anche una discreta azione analgesica.
La Boswellia serrata (Salai/Salai Guggul), è un albero di grandi dimensioni che cresce nelle regioni montuose di India, Nord Africa e Medio Oriente. La gommoresina di questa pianta è ricca di numerosi principi attivi, tra cui spiccano per importanza gli Acidi cheto-boswellici (AKBA). Quest’ultimi sono in grado di inibire selettivamente l’enzima 5-Lipossigenasi, coinvolto nella biosintesi di importanti mediatori del processo infiammatorio: i Leucotrieni. La selettività di inibizione relativa alla sola Lipossigenasi e non della Ciclossigenasi, rende l’azione antinfiammatoria degli Acidi Boswellici particolarmente interessante ed utile ai fini terapeutici, in quanto non determina in nessun caso gastrolesività (al contrario dei FANS). Gli Acidi boswellici si sono inoltre dimostrati in grado di bloccare la migrazione dei leucociti polimorfonucleati verso i siti di flogosi. Ciò fornisce un notevole vantaggio terapeutico, dal momento che, se non bloccate, queste cellule, una volta giunte sul sito dell’infiammazione, rilasciano una serie di enzimi ad azione proteolitica (Elastasi, Glucuronidasi, N-Acetilglucosaminidasi, ec..), responsabili della distruzione del collagene e dei tessuti elastici (Cartilagini, Tendini e Legamenti).
Concludendo, la supplementazione nutrizionale rappresenta un’importante area di investigazione nel management della OA. Tuttavia, nonostante le numerose e promettenti evidenze scientifiche, altri studi clinici randomizzati e controllati sono necessari per indagare i potenziali benefici del trattamento combinato di questi prodotti nella patologia osteoartrosica.
Felice Beneduce
Ortopedico Libero Professionista
Pollena Trocchia (NA)
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