L’Artrite Reumatoide colpisce circa 1 persona ogni 200, per oltre il 70% dei casi di sesso femminile e nel pieno della loro vita attiva .
E’ una malattia infiammatoria cronica a carattere sistemico , ma con prevalente interessamento articolare , ad eziologia sconosciuta e patogenesi autoimmunitaria ; può colpire sia le piccole che le grandi articolazioni , di solito in maniera simmetrica e bilaterale , determinando alterazioni articolari permanenti erosive ed invalidanti , con notevole impatto negativo sulla qualità di vita .
E’ ormai opinione comune che curare precocemente l’AR , entro i primi 3 – 6 mesi dall’esordio , con i farmaci adeguati rallenta e\o arresta l’evoluzione del danno articolare , previene la disabilità e consente una aspettativa di vita paragonabile alla popolazione generale .
Nelle donne affette da AR vi è una maggiore prevalenza di obesità , come evidenziato da diversi studi ; in tali pazienti avere un BMI elevato è , infatti , una condizione comune , considerando che il 60% circa dei pazienti con AR sono obesi o in sovrappeso .
Tale situazione non può essere considerata come un semplice aumento del peso corporeo , ma una condizione particolarmente complessa nella quale , evidenze cliniche e sperimentali , dimostrano un persistente stato di infiammazione di basso grado con ripercussioni anche sul sistema immunitario ; il tessuto adiposo è , infatti , una fonte riconosciuta di citochine pro-infiammatorie e regolatorie , la cui omeostasi è sbilanciata nei soggetti obesi ed impatta negativamente sull’AR .
Alcuni studi hanno , infatti , evidenziato , come nelle donne con AR , l’obesità e l’aumento della massa grassa siano associate a livelli più alti di marker infiammatori , quali proteina C-reattiva e velocità di eritrosedimentazione ; tale aumento sembra essere direttamente connesso all’obesità e del tutto indipendente dall’AR .
E’ stata riportata , inoltre , nei pazienti obesi una attività di malattia ( misurata con il DAS 28 ) piu’ elevata ed associazione con AR severa ed aumentata prevalenza di comorbidità cardiovascolare .
Tutto ciò sembra avere anche importanti ripercussioni terapeutiche ; uno stato di obesità o sovrappeso, infatti , impatta negativamente gli effetti clinici delle terapie sia con cDMARD che con farmaci biotecnologici nei pazienti con AR , associandosi ad una riduzione dell’efficacia del trattamento .
Alcuni dati suggeriscono suggeriscono che nei pazienti con Artrite Reumatoide precoce , non solo l’obesità ma anche il sovrappeso , sia legato ad una minore percentuale di remissione della malattia; i pazienti in sovrappeso richiedevano 2,4 volte più terapia con anti-TNF rispetto ai normopeso per raggiungere gli esiti clinici ( valutati con DAS28 ) ; tali pazienti , inoltre , rispondono in maniera insufficente ai farmaci biotecnologici di seconda linea ( non anti-TNF-alfa ) dopo trattamento iniziale insoddisfacente con un farmaco anti-TNF-alfa .
E’ possibile ipotizzare che il persistente stato di blanda infiammazione legato al grasso viscerale generi uno stato refrattario a seguito di una aumentata produzione di citochine pro-infiammatorie che sovrasta gli effetti del blocco del TNF-alfa ma anche gli effetti di altri target dei farmaci biotecnologici utilizzati per l’AR .
L’obesità può essere , pertanto , considerata come un potenziale predittore di malattia refrattaria e di scarsa risposta al trattamento .
Dati diversi sono invece emersi da alcuni studi recenti per ABATACEPT , inibitore della co-stimolazione dei T linfociti CD28/CD80 mediata ; tale farmaco , infatti , si è dimostrato efficace nel trattamento dell’AR indipendentemente dal BMI basale dei pazienti , ottenendo tassi di remissione paragonabili in sottogruppi di pazienti con differente BMI .
Tali risultati suggeriscono , pertanto , che il BMI non influenza la risposta all’ABATACEPT e che tale farmaco può essere considerato un trattamento appropriato nei pazienti con Artrite Reumatoide indipendentemente dal BMI .
Fabio Calcagnile
UO Reumatologica
P O Vito Fazzi
Polo Riabilitativo San Cesario di Lecce