Il fegato è l’organo deputato alla degradazione delle sostanze tossiche che si possono accumulare all’interno dell’organismo; grazie all’azione degli enzimi epatici, le tossine che possono essere dannose soprattutto a livello cerebrale, vengono metabolizzate ed eliminate.
Le alterazioni della funzionalità epatica possono essere dovute a diverse cause, le quali comportano un accumulo di queste sostanze tossiche nel circolo sanguigno, che, superando la barriera ematoencefalica, possono provocare ingenti danni cerebrali.
La cirrosi epatica rappresenta la causa principale di tali eventi, una patologia irreversibile, in quanto anche eliminando la causa, non si riesce a risolvere il problema.
Una conseguenza è l’encefalopatia epatica, un’alterazione cerebrale provocata dall’immissione in circolo di tossine conseguenti ad una insufficienza epatica; questa si verifica quando l’ammonio, non più eliminato dal fegato, si accumula all’interno del circolo sanguigno (iperosmolarità), tale da oltrepassare la barriera ematoencefalica, provocando uno squilibrio metabolico.
L’encefalopatia può passare da una lieve apatia ad un grave stato confusionale o coma; importante è diagnosticare preventivamente la cirrosi (ecografia, fibroscan, es. di laboratorio) per evitare tale conseguenza.
Ma qual è il ruolo dell’infermiere nell’assistenza a tali pazienti?
L’infermiere è responsabile dell’assistenza generale del paziente e quindi, della sua presa in carico dal DH fino al ricovero in U.O.
L’infermiere, in particolare, oltre a rilevare i parametri vitali del paziente: P.A., SO2, F.C., F.R. e T.C., è importante che rilevi i seguenti segni e sintomi:
– colorito e livello di idratazione della cute e delle sclere (ittero);
– eventuale presenza di ascite o edemi declivi agli arti, misurandone la circonf,;
– condizioni sensoriali del paziente (astenia, nausea, cefalea, irrequietezza);
– valori di laboratorio alterati dopo aver eseguiti gli es. ematochimici di routine.
Questi sono valori indispensabili al fine di permettere un accurato Piano Assistenziale e poi utili al medico specialista, che può prontamente agire con un Piano Terapeutico.
Da non sottovalutare l’importanza della privacy, dell’igiene del pz. e della stanza di degenza, delle tecniche asettiche per i presidi invasivi (evitando infezioni e/o sepsi) e somministrazione della terapia in linea con quanto prescritto dal medico.
È importante soffermarsi sull’enteroclisma e sullo scopo di tale procedura.
Come già detto, una delle possibili complicanze è l’encefalopatia epatica in cui è fondamentale l’intervento assistenziale infermieristico che agisce preventivamente (ma sempre su prescrizione medica) con l’enteroclisma, introducendo un liquido all’interno dell’ultimo tratto intestinale del pz. (con o senza l’utilizzo di una sonda rettale) che ha come scopo principale la rimozione del materiale fecale.
Per i pazienti con cirrosi è bene utilizzare enteroclismi “a caduta”: acqua tiepida + olio + lattulosio, sostanza che, causando diarrea osmotica, diminuisce il tempo disponibile per i batteri intestinali di metabolizzare le proteine in ammonio all’interno dell’intestino, evitando il suo assorbimento a livello ematico e riducendo così il rischio di encefalopatia epatica. Di solito vengono utilizzati enteroclismi a caduta da 500ml (con 30% di lattulosio) perché ben tollerati dai pz. cirrotici, sufficienti ad ottenere un buon risultato.
Le aspettative di vita di un paziente cirrotico non sono prevedibili perché la malattia è invalidante e lentamente evolutiva. Erogare una buona assistenza infermieristica permette ai pazienti e ai familiari di essere consapevoli dei limiti e dello stile di vita da condurre, d’altro canto l’intervento infermieristico tempestivo può in alcuni casi, associato alla validità terapeutica dello specialista epatologo, essere di fondamentale importanza per evitare coma invalidanti o addirittura un decesso improvviso.
Dott. Ottaviani Giuseppe
Infermiere – Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi di Firenze
Dipartimento delle Professioni Sanitarie – “DEAS” Sale Operatorie