L’artrite reumatoide è una malattia infiammatoria cronica caratterizzata oltre che dall’interessamento delle articolazioni diartrodiali anche da manifestazioni a carico di numerosi organi e apparati. Tra le manifestazioni extra-articolari, l’osteoporosi risulta particolarmente frequente nei pazienti affetti da artrite reumatoide di lunga durata, arrivando ad interessare il 50% dei pazienti, con un’aumentata frequenza anche nei soggetti di sesso maschile (Haugeberg et al., 2000a; Haugeberg et al., 2000b; Xu et al., 2012; Węgierska et al., 2016). In questi pazienti è stata dimostrata una correlazione tra alta attività di malattia e osteoporosi (Haugeberg et al., 2000a; Forsblad et al., 2003; Lodder et al., 2004). La riduzione della densità minerale ossea a livello della colonna lombare risulta correlata ad alti valori dell’indice di disabilità funzionale HAQ (Gough et al., 1994). Inoltre, la riduzione della densità minerale ossea misurata sia a livello della colonna lombare che a livello femorale appare correlata con alti valori ematici di proteina C reattiva (Gough et al., 1994). Nei pazienti affetti da artrite reumatoide in fase attiva, rispetto ad un gruppo controllo e a pazienti con artrite reumatoide inattiva, sono stati riscontrati livelli sierici più bassi di osteocalcina (marker di formazione ossea), e più alti livelli di telopeptide N-terminale del collagene di tipo I (NTx) e desossipiridinolina (DPD) (markers di riassorbimento osseo) (Seriolo et al., 2002).
La patogenesi dell’osteoporosi in corso di artrite reumatoide risulta correlata alla presenza di numerosi fattori di rischio, come la ridotta attività fisica, la terapia corticosteroidea, bassi introiti di calcio, malnutrizione (Sinigaglia et al., 2000; Lacativa e Farias, 2010). Tuttavia, un ruolo fondamentale sembrano avere anche i meccanismi molecolari direttamente responsabili della patogenesi dell’artrite reumatoide. Infatti, alcune citochine infiammatorie, come TNF-α, IL-1, IL-6, e IL-17, che hanno un ruolo chiave nella patogenesi dell’artrite reumatoide, sono anche coinvolte nell’indurre l’espressione di RANKL (Takayanagi, 2009). RANKL è una molecola solitamente prodotta dagli osteoblasti, che funge da ligando per il suo recettore RANK, che è espresso sulla membrana plasmatica degli osteoclasti. Il legame di RANKL con RANK è responsabile dell’induzione della differenziazione e maturazione degli osteoclasti (osteoclastogenesi). Aumentati livelli di RANKL sono infatti stati dimostrati in pazienti affetti da artrite reumatoide e osteoporosi (Xu et al., 2012), che dimostrano avere anche ridotti livelli di osteoprotegerina, molecola che funge da recettore esca per RANKL, modulando e riducendo l’azione di RANKL.
Anche una ridotta attività funzionale degli osteoblasti potrebbe essere interessata nella patogenesi dell’osteoporosi in corso di artrite reumatoide, come riscontrato in studi su modelli sperimentali di artrite (Walsh et al., 2009; Walsh e Gravallese, 2010).
Lo presenza di osteoporosi nei pazienti con artrite reumatoide determina un aumentato rischio di incorrere in fratture del collo del femore o vertebrali contribuendo al peggioramento della qualità della vita e all’aumento dei costi legati ai trattamento di queste complicanze.
Appare quindi di fondamentale importanza attuare in caso di terapia steroidea o a seguito del riscontro di osteoporosi o di precedenti fratture osteoporotiche, gli opportuni trattamenti, garantendo la necessaria supplementazione di vitamina D e, se necessario, l’utilizzo di terapie antiriassorbitive come bisfosfonati o denosumab, o promuoventi la neoformazione ossea, come il teriparatide.
Maruotti Nicola
Clinica Reumatologica Universitaria Foggia