ll diabete è una malattia cronica complessa caratterizzata da elevata prevalenza, morbilità, ed eccesso di mortalità.
È associato a molteplici complicazioni e comorbilità, inclusi sovrappeso e obesità, malattie cardiovascolari, insufficienza renale, cecità, steatosi epatica non alcolica e danno cognitivo.
La diagnosi tempestiva insieme a terapia e follow-up efficaci riducono l’onere della malattia, nonché il suo impatto economico sulle persone con il diabete, le loro famiglie e il sistema sanitario.
Pertanto, la definizione di un piano di gestione basato sulle modifiche dello stile di vita, sui farmaci e su altri interventi (p. es., chirurgia bariatrica), quando necessario, è fortemente consigliato.
È risaputo che il diabete di tipo 2 è spesso caratterizzato da un decorso clinico progressivo. Infatti, per quanto riguarda la terapia farmacologica, i pazienti sono generalmente iniziati con metformina in monoterapia, quindi uno spostamento alla terapia di combinazione doppia/tripla spesso diventa necessario per mantenere gli obiettivi glicemici. Per la scelta di ulteriori farmaci dovrebbero essere presi in considerazione le preferenze del paziente e le sue caratteristiche cliniche, tra cui la presenza di indicatori di alto rischio o storia di malattie cardiovascolari, insufficienza cardiaca o rene cronico malattia.
La terapia insulinica ha un potenziale maggiore per ridurre l’iperglicemia rispetto alle altre terapie; tuttavia, spesso c’è un ritardo significativo nell’inizio e nell’intensificazione dell’insulina per paura delle ipoglicemie, degli effetti sul peso e di una ridotta qualita di vita del paziente.
Al contrario, la terapia insulinica sostitutiva nel diabete di tipo 2 non dovrebbe più essere considerata il trattamento di ultima istanza in quanto, con lo sviluppo dei moderni analoghi dell’insulina, il campo si è notevolmente evoluto.
L’evoluzione della terapia insulinica basale negli ultimi 100 anni dalla scoperta dell’insulina è una testimonianza di come, i progressi incrementali nelle scienze di base vengano progressivamente tradotti nel tempo in una serie di miglioramenti nelle cure cliniche, ciascuno basato sul successo dei suoi predecessori. L’emergere della tecnologia del DNA ricombinante e la risultante biosintesi dell’insulina umana negli anni ’80 hanno infatti fornito la capacità critica di progettare in bioingegneria analoghi dell’insulina con proprietà farmacocinetiche e farmacodinamiche che possono imitare sempre meglio, gli effetti della secrezione di insulina endogena. Grazie a questi sforzi, la terapia insulinica basale è progredita in questo periodo da analoghi di prima generazione ad analoghi di seconda generazione passando per associazioni a dose fissa con analoghi del GLP1 fino adirittura a formulazioni a ultra lunga durata d’azione adatte alla somministrazione una volta alla settimana, non ancora in commercio. Ogni passo in avanti in questa progressione ha avuto l’obiettivo di replicare in maniera sempre più fisiologica la secrezione continua di insulina tra i pasti, durante gli episodi di digiuno e durante la notte.
Grazie a questi progressi nella ricerca, le attuali insuline basali con una maggiore durata d’azione e una minore variabilità glicemica garantiscono una maggiore sicurezza, efficacia e flessibilita di somministrazione che, insieme, possono aiutare ad alleviare le preoccupazioni dei pazienti e dei medici e facilitarne la conseguente titolazione.
A loro volta, una titolazione ottimale e i successivi benefici metabolici possono aiutare a migliorare l’aderenza alla terapia e l’autogestione della malattia.
Dr Antonio Lampitella
Direttore Sanitario del Centro Antidiabete Terra di Lavoro, Aversa