L’Artrite Reumatoide è una malattia infiammatoria cronica a carattere sistemico, ma con predominante interessamento articolare, ad eziologia sconosciuta e patogenesi autoimmunitaria.
E’ caratterizzata da una progressiva infiammazione della membrana sinoviale che può portare ad erosioni irreversibili con successivo danno articolare.
L’Artrite Reumatoide, infatti, a differenza di altre patologie con coinvolgimento articolare ‘’benigno’’, autolimitante e temporaneo, determina alterazioni articolari erosive (talvolta destruenti) ed invalidanti, con notevole limitazione funzionale ed importanti ricadute nella gestione delle comuni attività quotidiane.
Tali aspetti sono particolarmente evidenti in alcune forme di A.R., caratterizzate da un’evoluzione precoce con manifestazioni più incisive ed aggressive.
E’ evidente, quindi, l’importanza di distinguere tra forme di artrite ‘’autolimitanti’’ e forme di artrite ‘’persistente’’; fra queste ultime, inoltre, vanno individuate le forme più ‘’aggressive’’.
In questo modo si eviterà di curare in maniera eccessiva (con farmaci con potenziali effetti collaterali) le forme ‘’benigne’’ di artrite che necessitano di tale atteggiamento terapeutico, ed, invece, si tratteranno precocemente ed in maniera adeguata le forme potenzialmente invalidanti di artrite (sia per migliorare la qualità di vita del paziente che per prevenire l’instaurarsi di lesioni anatomiche irreversibili a carico delle articolazioni).
Infatti è ormai opinione comune che curare precocemente l’ A.R., entro i primi 3-6 mesi dall’esordio, con farmaci adeguati rallenta e/o arresta l’evoluzione del danno articolare, previene la disabilità e consente una aspettativa di vita paragonabile alla popolazione generale.
Oggi abbiamo a disposizione dei criteri che consentono di definire ‘’aggressiva’’ e potenzialmente destruente una poliartrite: attività di malattia elevata (testimoniata da un elevato numero di articolazioni coinvolte e da elevati valori degli indici bioumorali di flogosi), danno articolare precoce, presenza di fattore reumatoide a titolo elevato e presenza di Anticorpi anti CCP elevati (Peptidi Ciclici Citrullinati). Se a questi ultimi viene attribuito un valore diagnostico importante, attualmente questi autoanticorpi possono essere considerati come fattori prognostici sfavorevoli (indicatori di possibile comparsa di complicanze come vasculite o interstiziopatia polmonare), ma anche possono essere utilizzati come predittori di risposta clinica alla terapia.
Attualmente abbiamo a disposizione una vasta ed ampia scelta terapeutica con farmaci che agiscono con diversi meccanismi d’azione, per cui è prioritario scegliere il farmaco potenzialmente migliore da usare in prima linea, per cercare di ottenere il miglior risultato nel minor tempo possibile.
Diversi studi hanno evidenziato come alcuni farmaci siano capaci di ottenere una risposta clinica più efficace nei pazienti che presentano una positività del fattore reumatoide e degli anti CCP.
Trai farmaci particolarmente efficaci per risposta clinica e rapidità d’azione si colloca ABATACEPT; sia lo studio AMPLE vs adalimumab che i dati di real-life ne indicherebbero una maggiore efficacia clinica rispetto agli antiTNFa, specie nei pazienti con più alto titolo anticorpale.
Pertanto ABATACEPT per l’efficacia e la rapidità d’azione (associata ad un ottimo profilo di tollerabilità), potrebbe rappresentare l’opzione terapeutica di scelta nella terapia dell’ A.R. sieropositiva precoce ed aggressiva.
Fabio Calcagnile
UO Reumatologica
P O Vito Fazzi
Polo Riabilitativo San Cesario di Lecce