Il Risk Management, o gestione del rischio, nasce negli Stati Uniti fra gli anni ’40 e gli anni ’50 ed è un processo aziendale finalizzato alla valutazione e pianificazione di tutte le attività necessarie alla riduzione del potenziale impatto negativo che variabili interne o esterne all’organizzazione hanno sul conseguimento degli obiettivi aziendali.
La gestione del rischio clinico in sanità (clinical risk management) rappresenta l’insieme delle azioni messe in atto per migliorare la qualità delle prestazioni sanitarie e garantire la sicurezza dei pazienti. Il rischio clinico è la probabilità che un paziente sia vittima di un evento avverso cioè subisca un qualsiasi “danno o disagio imputabile, anche se in modo involontario alle cure mediche prestate durante il periodo di degenza, che causa un prolungamento di degenza, un peggioramento delle condizioni di salute o la morte” (Kohn, IOM 1999).
Il risk manager, professionista sanitario dedicato alle strategie di risk management, deve affrontare i principali rischi delle strutture assistenziali ed in particolare: la sicurezza degli operatori e degli ambienti, la sicurezza strutturale e tecnologica per un uso corretto di apparecchiature biomedicali e radiologiche, la sicurezza dei dispositivi e dei farmaci, la sicurezza delle informazioni, la gestione del rischio clinico e la gestione del rischio infettivo.
In ogni gruppo di gestione del rischio infettivo delle strutture assistenziali sanitarie, l’infettivologo è figura chiave in stretta collaborazione con microbiologi clinici, igienisti, farmacisti, epidemiologi, specialisti dei sistemi informatici.
L’infettivologo deve avere un ruolo attivo e di primo piano nei Comitati Infezioni Ospedaliere (CIO) delle Aziende Sanitarie ed Ospedaliere, deve collaborare in maniera fattiva con le Direzioni Mediche Aziendali e di Presidio, con i responsabili del rischio clinico, con i direttori delle UOC interessati ad audit per eventi avversi infettivologici; deve partecipare agli interventi formativi e di controllo sull’uso degli antibiotici (antimicrobial stewardship); deve collaborare all’aggiornamento continuo delle linee guida per le profilassi perioperatorie.
La problematica più cogente nelle strutture assistenziali sanitarie per il rischio clinico infettivo è certamente la prevenzione delle Infezioni Correlate all’Assistenza ICA, che rappresentano ormai a livello mondiale una causa di incremento di mortalità, morbilità tra i pazienti e, pertanto, un pesante aggravio per relativi costi economici e lavorativi, anche per le sempre più frequenti ripercussioni medico-legali.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce ICA come “le infezioni correlate all’assistenza sono acquisite in ospedale (o in altri ambiti assistenziali, che non erano manifeste clinicamente né in incubazione al momento dell’ammissione, ma che si manifestano, in genere dopo almeno 48 ore dal ricovero, durante la degenza stessa o dopo le dimissioni”.
Il 7% dei pazienti ricoverati in ospedali per acuti contrae ICA nei paesi occidentali, mentre nei paesi a basso sviluppo economico circa il 15% dei pazienti ricoverati contraggono ICA. Circa 30 pazienti su 100 dei pazienti ricoverati in terapie intensive nei paesi ad alto reddito contrae ICA. L’ECDC (European Center for disease and prevention control) dichiara che circa il 50% delle ICA nelle strutture sanitarie con opportuni programmi e strategie di ICP (infection control e prevention) potrebbero essere prevenute.
Non si può parlare di infezioni correlate all’assistenza senza ricordare la vera grande pandemia di “antimicrobicoresistenza” che affligge i nostri paesi e le nostre strutture sanitarie. Basta ricordare sempre il dato dell’ECDC che ci dice che circa il 70% delle ICA sono sostenute da germi che risultano essere resistenti agli antibiotici.
Da queste brevi note si evince l’importante ruolo, certamente moderno e strategico, dell’infettivologo nella gestione del rischio clinico nelle strutture assistenziali sanitarie che si affianca al ruolo storico della cura delle patotologie ad eziologia infettiva.
Dr. Rodolfo Punzi
Già Direttore UOC Malattie Infettive
Ospedale D. Cotugno, Napoli