Roma, Ottobre 2015. La recente pubblicazione dell’articolo intitolato “Indice di massa corporea ed esiti del trattamento con eribulina in pazienti affette da cancro mammario”, apparso sulla rivista internazionale “Journal of Cellular Physiology”, pone nuovamente al centro dei riflettori la questione inerente alla malattia mammaria avanzata.
“I progressi realizzati in ambito scientifico hanno determinato un ampliamento significativo dell’armamentario terapeutico a disposizione di coloro che si confrontano con le malattie neoplastiche. In alcuni casi, tra cui il cancro mammario è sicuramente incluso, l’impatto dei “nuovi farmaci” sulla prognosi dei pazienti è innegabile, sia per malattie in fase iniziale che in fase avanzata” afferma il Prof. Antonio Giordano, direttore dello Sbarro Institute per la ricerca sul cancro di Filadelfia, Stati Uniti, da anni impegnato nella lotta contro il cancro.
“L’eribulina è un farmaco che ha dato prova di efficacia al costo di una tossicità solitamente contenuta in donne affette da cancro mammario metastatico che siano già state trattate. La caratterizzazione del profilo delle pazienti che rispondono in maniera ottimale alla somministrazione di eribulina è di fondamentale importanza per massimizzare il beneficio terapeutico ottenibile. L’idea è ottenere il massimo beneficio in base alle caratteristiche individuali delle pazienti e della loro malattia. Alla realizzazione di tale obiettivo concorrono elementi di diversa natura. Nel caso specifico, i nostri dati dimostrano un impatto significativo dell’indice di massa corporea (BMI) nella definizione degli esiti del trattamento somministrato. In maniera maggiormente specifica, i dati di sopravvivenza mostrano maggior beneficio in pazienti con un indice di massa corporea più basso, quindi tendenzialmente più magre” afferma la Dott.ssa Maddalena Barba, ricercatrice presso l’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma e coordinatrice dello studio condotto da un’equipe multidisciplinare italo-americana.
“La malattia metastatica resta una sfida complessa, il fronte di combattimento più duro per il medico e la paziente. In questo ambito, la comprensione dei fattori implicati nella risposta al trattamento è particolarmente difficile e, allo stesso tempo importante”, asserisce il Prof. Giordano. “L’indice di massa corporea risente di interventi attuabili attraverso la correzione dello stile di vita, eventualmente integrabili da supporti farmacologici quali ad esempio la metformina. La natura multifattoriale del cancro deve portarci a considerare soluzioni “integrate”. Si configura sempre più una battaglia che si combatte su più fronti: dieta e attività fisica, ricerca e pratica clinica. Tutto questo processo deve essere particolarmente efficace soprattutto lì dove l’ottenimento dei risultati è più urgente, come ad esempio nel setting metastatico” chiarisce e conclude l’oncologo.