La pandemia da SARS-CoV-2 ha determinato elevati tassi di morbilità e mortalità a livello globale. Fin dall’inizio è stato anche evidente che molti pazienti guariti dalla fase acuta della COVID-19 presentavano sintomi persistenti e/o complicazioni con conseguente compromissione delle attività quotidiane oltre il periodo acuto iniziale. Questo fenomeno è noto come “Long COVID-19” o “COVID 19 cronica”, o più recentemente, “Sequele post-acute della COVID-19” o “Sindrome post-acuta della COVID-19 (PACS)” . I vari termini utilizzati non identificano in maniera univoca questa condizione post-acuta. La definizione approvata da NICE e WHO è “un insieme di segni e sintomi che emergono durante o dopo un’infezione compatibile con COVID-19 che persistono per più di 12 settimane e non sono spiegabili da una diagnosi alternativa”. Molti esperti concordano anche con la suddivisione in due categorie: una fase subacuta post COVID-19 di sintomi persistenti che dura da 4 a 12 settimane dopo l’esordio della malattia, e una fase cronica o Long COVID-19 , definita come sintomi e anomalie che perdurano oltre 12 settimane dall’inizio della malattia e non sono collegabile ad altra diagnosi . La sindrome post-acuta da coronavirus 2019 è ora riconosciuta come una malattia sistemica complessa che è associata a una notevole morbilità. L’incidenza della Sindrome Post COVID- 19 è stimata al 10-30% dei casi non ospedalizzati, al 50-70% dei casi ospedalizzati e al 10-12% dei casi vaccinati. Questa condizione post-acuta è associata a tutte le età e a tutti i livelli di gravità della malattia in fase acuta. La popolazione di pazienti non ospedalizzati con malattia lieve rappresenta la quota principale dei casi totali di COVID-19. Per questa ragione, la maggior parte dei casi di Long-COVID si riscontra in questo gruppo di pazienti. Sono state descritte numerose possibili manifestazioni della Long-COVID che possono essere suddivise in due categorie: manifestazioni generali/sistemiche e manifestazioni organo-specifiche. Tra le manifestazioni di tipo sistemico sono descritte : stanchezza persistente/astenia, febbre, debolezza muscolare , algie diffuse. Tra le manifestazioni organo-specifiche quelle di più comune riscontro sono : dispnea, tosse, difficoltà di pensiero o di concentrazione (nebbia cerebrale), cefalea, insonnia, vertigini, alterazione dell’olfatto o del gusto, depressione o ansia, artralgie/mialgie, palpitazioni, tachicardia, diarrea, gastralgia, eruzioni cutanee, coagulopatie e tromboembolismo. I sintomi possono durare per mesi o anche anni.. È probabile che le cause della lunga durata della COVID siano molteplici. Sono state suggerite diverse ipotesi per la sua patogenesi, tra cui la persistenza di serbatoi di SARS-CoV-2 nei tessuti; la disregolazione immunitaria con o senza riattivazione di agenti patogeni sottostanti, tra cui il virus di Epstein-Barr (EBV) e l’herpesvirus umano 6 (HHV-6) ; l’impatto del SARSCoV-2 sul microbiota, l’autoimmunità con priming del sistema immunitario per mimetismo molecolare, la disfunzione endoteliale con aumentata coagulazione microvascolare e una alterata regolazione a livello del tronco encefalico e/o nel nervo vago. Le opzioni diagnostiche e terapeutiche sono attualmente insufficienti. Sono necessari ulteriori e studi clinici più mirati per valutare la fondatezza delle varie ipotesi patogenetiche e per ottenere informazioni eventualmente utilizzabili ai fini terapeutici.
Dott. Roberto Parrella
Direttore U.O.C. Malattie infettive ad indirizzo respiratorio
Azienda Ospedaliera specialistica dei Colli Monaldi – Cotugno – CTO, Napoli