La scelta dello psicoterapeuta esperto in ipnosiA questo punto i lettori sicuramente si stanno facendo un’altra domanda: “Come scegliere in sicurezza uno psicoterapeuta esperto in ipnosi?” Allo stesso modo in cui si può scegliere in sicurezza un chirurgo. Mi spiego. Innanzitutto ci accertiamo che abbia i titoli accademici necessari (abilitazione dell’esercizio della psicoterapia dichiarata dall’Ordine dei Medici o quello degli Psicologi di appartenenza). Ricordo che per essere abilitati alla psicoterapia, attualmente è necessaria una specializzazione quadriennale post laurea conseguita presso scuole universitarie o private riconosciute dal Ministero dell’Università . A Roma è attiva la Scuola di Ipnosi e Psicoterapia Ericksoniana (dove insegno) presso la quale è possibile reperire informazioni sui professionisti accreditati (Tel. 068548205). Naturalmente, così come si farebbe per un chirurgo, possiamo accertarci sia dell’esperienza generale che quella in particolare sui problemi che vogliamo trattare. Tuttavia, quando abbiamo bisogno di affidarci a qualcuno per essere curati vogliamo sentire di poterci fidare e questo, al di là dei titoli e della fama che può avere il professionista consultato, possiamo scoprirlo solo nel contatto personale, perché quello che può essere la persona giusta per uno può non esserla per un altro. Questo vale ancora di più quando si decide di usare l’ipnosi che, come abbiamo visto, evoca questi fantasmi di controllo unidirezionale di una persona sull’altra. Come spero di riuscire a dimostrare questa è una credenza errata che può essere definitivamente superata solo sperimentando l’ipnosi e riscoprendo così quelle funzioni di controllo interno di cui parlavo all’inizio.L’ipnosi come risorsa terapeuticaL’ipnosi è uno stato mentale in cui l’attenzione è focalizzata sui contenuti e sui processi mentali interni, mentre viene distolta dalla realtà esterna. Se definiamo così l’ipnosi, ne comprendiamo facilmente l’utilità terapeutica. Se sono in grado di “risparmiare” le mie risorse mentali che abitualmente utilizzo per “controllare” la realtà esterna, potrò dedicarle alla ricerca di soluzioni “interne” ai miei problemi. In realtà il processo ipnoterapeutico consiste proprio in questo: nel guidare il paziente nella ricerca di risorse — sconosciute al paziente stesso — che possano aiutarlo a risolvere i problemi che lo hanno portato in terapia. Nell’ipnosi clinica i fenomeni ipnotici, che hanno affascinato il mondo occidentale per più di 200 anni, non rappresentano il frutto di un potere “magico” esercitato dall’ipnotista su un soggetto passivo, ma potenzialità presenti, sebbene in misura diversa, in tutti gli esseri umani. La collaborazione del soggetto e l’abilità tecnica dell’ipnoterapeuta possono far emergere queste potenzialità quando necessario e rappresentano le risorse da utilizzare per la terapia. In che modo i fenomeni che emergono in ipnosi possono rappresentare una risorsa per la terapia? Prendiamo quello che viene considerato un po’ da tutti come il più caratteristico dell’ipnosi, cioè le alterazioni del funzionamento della memoria. Con questa espressione mi riferisco ad un insieme di manifestazioni che accendono la fantasia della gente: l’amnesia postipnotica, il recupero di ricordi rimossi, la regressione d’età . Molti si aspettano che le persone dopo l’ipnosi non ricordino niente di quello che è successo durante la seduta. In realtà questo non è necessario che avvenga e tanto meno è necessario che avvenga in forma completa. In ogni caso, se ci liberiamo dell’ossessione di controllare tutto quello che ci accade (propria della gran parte dei fobici), possiamo accettare questa possibilità come qualcosa di molto utile. Potremmo dire che una funzione molto importante della nostra mente è quella di selezionare gli stimoli che entrano, decidere quali stimoli archiviare nella memoria e recuperarne il ricordo quando necessario. Questo lo facciamo abitualmente senza esserne consapevoli; se non lo facessimo la nostra mente cosciente sarebbe paralizzata, oltre che da una quantità enorme di informazioni inutili, anche da tutti i ricordi dolorosi che ci sommergerebbero in ogni momento. Con l’addestramento all’amnesia postipnotica, quindi, si sviluppa la possibilità di dirigere in qualche modo il controllo inconscio sulla disponibilità dei ricordi. Questo sicuramente sarebbe di grande aiuto nel trattamento del panico e delle fobie considerando che tali disturbi sono sostenuti da un meccanismo ben conosciuto che è quello dell’ansia anticipatoria. Se analizziamo questo meccanismo dal punto di vista del funzionamento della memoria, ci rendiamo conto che le previsioni catastrofiche che alimentano questo tipo di ansia sono basate sulla emergenza di ricordi di esperienze negative: qualche volta basta il ricordo di una sola esperienza negativa nello svolgere una specifica attività (ad es. entrare in un supermercato) ad oscurare il ricordo di numerose esperienze positive.RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICIAquilar F., Del Castello E. (1998a) (a cura di), Psicoterapia delle fobie e del panico. Milano: Franco Angeli.Aquilar F., Del Castello E., Esposito R. (2005) (a cura di), Psicoterapia dell’anoressia e della bulimia. Milano: Franco Angeli.Del Castello E., Casilli C. (2007), L’induzione ipnotica. Manuale pratico. Milano: Franco AngeliDel Castello E., Loriedo C. (1995) (a cura di), Tecniche dirette ed indirette in ipnosi e psicoterapia. Milano: Franco Angeli.Gulotta, G.; Del Castello, E. (1998) Psicologia della psicoterapia. Torino: Boringhieri
Emanuele Del Castello
Psicologo, Psicoterapeuta, Specialista in Psicologia Clinico, membro del Consiglio Direttivo della Società Italiana di Ipnosi, Docente della Scuola Italiana di Ipnosi e Psicoterapia Ericksoniana e della Scuola di