Da sempre è la società a definire ciò che è inteso come maschile o femminile. Diversi studi hanno però identificato una maggiore influenza della pressione sociale sulla costruzione dell’identità maschile rispetto a quella femminile, con la conseguenza di una più accesa e diretta stereotipizzazione dei ruoli di genere.
Molto spesso la mascolinità include temi quali la dominazione sociale, l’aggressione ed il controllo, tanto da rendere tale costrutto, basato sull’ideologia della dominanza, socialmente superiore a quello di femminilità .
E’ interessante notare quanto, nonostante si comincino ad osservare dei lievi cambiamenti di tendenza, le caratteristiche individuate dalla ricerca psicologica come riferibili al costrutto di mascolinità , quali i concetti di antifemminilità , omofobia e violenza, non si siano modificati in modo significativo nel corso dei decenni. Infatti, già Terman e Miles (1936), riferendosi all’uomo, ne avevano esaltato aspetti quali la forza, il potere e l’autoefficacia.
Se sicuramente esiste un substrato biologico alla base di tali atteggiamenti, un ruolo rilevante viene assunto dai “sexual scripts”, messaggi culturali che agiscono come “linee guida” nel comportamento sessuale.
Come rilevato da numerose indagini, gran parte dell’identità di genere maschile è fondata sulla sessualità ed in modo particolare sul significato simbolico che assumono il pene e l’erezione, strettamente connessi al concetto di forza e di virilità .
Il sostegno delle agenzie formative (scuola e famiglia) nei riguardi di comportamenti che sottolinenano il potere ed il controllo può ostacolare, nell’ambito della sessualità , l’accettazione corporea, rischiando di generare incongrue aspettative sulla performance e sulle dimensioni. Ed è proprio nell’ambito della sessualità che si manifestano le problematiche maggiori derivanti da tali “sexual scripts”.
Aspetti quali i problemi con la propria immagine fisica, la difficoltà a vedere il sesso come piacere e l’ignoranza sull’anatomia corporea e sulle sue funzioni, sono tutti derivati da “distorsioni culturali” della sessualità maschile e si pongono spesso alla base di molte disfunzioni sessuali. Una possibile conferma dell’importanza dei fattori culturali nell’eziologia psico-somatica delle disfunzioni sessuali potrebbe essere ritrovata nella maggiore incidenza di disfunzioni sessuali negli uomini rispetto alle donne.
Altra problematica, già in crescita negli anni ’90, è l’aumento delle richieste di allungamento/allargamento penieno nella popolazione normale, chiaro segnale dell’importanza assegnata alla funzione simbolica del pene nell’uomo. Infatti, la letteratura mostra come solo una piccolissima percentuale (0,6%) dei soggetti che richiedono tali interventi rispecchi i criteri di definizione di “micropene” in cui la chirurgia è necessaria. Negli altri casi l’insoddisfazione corporea manifesta un disagio a cui far fronte con altri strumenti.
La forte pressione degli “script sessuali” e degli stereotipi costringe quindi l’uomo ad una estenuante, rischiosa e continua conferma della propria identità , e quindi del proprio essere “maschio” in contrapposizione all’essere “femmina”.
R.Rossi, M. Giuliani, S.Eleuteri
Università “Sapienza”, RomaIstituto di Sessuologia Clinica, Roma