Per quanto riguarda la sfera ginecologica il miglioramento delle tecniche chirurgiche e delle terapie oncologiche nel trattamento dei tumori mammari e ovarici, associato ad un progressivo abbassamento dell’eta’ di incidenza di tali patologie, ha messo progressivamente in evidenza la necessita’ di affrontare il tema della conservazione della fertilita’ nelle donne sempre piu’ giovani che si trovano ad affrontare tali tipi di tumori.Il carcinoma mammario e’ il tumore femminile piu’ frequente nei paesi industrializzati. E’ documentata una tendenza all’aumento negli ultimi 20 anni. Tale incremento e’ in parte dovuto alla diagnosi precoce legata alla maggiore diffusione dei programmi di prevenzione ma in parte e’ reale.Il carcinoma ovarico e’ la seconda piu’ comune forma di tumore ginecologico ed e’ la prima causa di morte per neoplasia ginecologica nell’emisfero occidentale oltre che la quarta causa di morte per tumore nelle donne dei Paesi industrializzati. L’incidenza di questa malattia e’ in aumento, esordisce generalmente fra i 55 e i 65 anni , tuttavia forme borderline e talvolta invasive possono insorgere anche in eta’ piu’ precoce.Mentre in tessuti a rapida proliferazione cellulare , quali il midollo osseo o l’intestino, il danno cellulare da chemioterapia e radioterapia e’ pressoche’ totalmente reversibile, a livello ovarico, dove il numero di cellule germinali e’ limitato e gia’ determinato alla nascita , esso e’ progressivo ed irreversibile portando quindi ad una perdita della fertilita’ nella maggioranza dei casi. Infatti i trattamenti chemio e radioterapici sono in grado di causare in una percentuale rilevante delle pazienti alterazioni dei flussi mestruali transitorie o persistenti e, nel lungo periodo, menopausa precoce; tali terapie inoltre danneggiano in maniera imprevedibile il patrimonio genetico degli ovociti. L’entita’ del danno al potenziale riproduttivo e’ variabile e dipende dall’eta’ della paziente, dal tipo di trattamento scelto dagli oncologi e dalla dimensione iniziale della riserva follicolare ovarica.L’illustrazione dei problemi relativi alla perdita della fertilita’ e alla loro possibile soluzione al momento della diagnosi oncologica offre qualche speranza in piu’ in un futuro in cui, guarite dal cancro, la vita delle donne deve tornare ad essere il piu’ possibile normale.Mentre nell’ uomo si puo’ prevenire una futura sterilita’ secondaria ai trattamenti chirurgici e/o chemioterapici mediante crioconservazione del liquido seminale, nella donna questo e’ molto piu’ difficoltoso poiche’ e’ necessario un atto chirurgico per il prelevamento degli ovociti o del tessuto ovarico per una successive crioconservazione.Rispetto alla crioconservazione degli ovociti nel caso della crioconservazione di tessuto ovarico si ha l’indubbio vantaggio di poter prelevare il tessuto mediante laparoscopia , senza quindi necessita’ di tearapia ormonale preliminare e senza attendere un tempo eccessivo prima di iniziare chemioterapie.L’utilizzo successivo di tale tessuto scongelato avviene mediante auto-trapianto. Le ricerche nel campo della crioconservazione hanno conosciuto un notevole impulso negli ultimi tempi, quando nuovi studi hanno consentito piu’ successi adottando tecniche di congelamento piu’ moderne.E’ quindi oggi possible per le giovani donne colpite da tumore pensare alla conservazione della propria fertilita’ e guardare al futuro in modo differente, non solo grazie ai miglioramenti della chirurgia e delle terapie oncologiche, ma anche grazie alla collaborazione stretta tra equipe oncologiche e di medicina della riproduzione: questo fatto rende possibile un ritorno ad una vita normale e la possibilita’ di una maternita’
Antonio Giordano
Universita’ degli Studi di Siena – Director Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine and Center of Biotechnology, Philadelphia USA