Il paziente in età pediatrica non può essere considerato un adulto in miniatura. Siamo tenuti innanzi tutto a considerare il dato anagrafico, presumendo che potenzialmente un bambino che ha più di cinque anni può essere considerato collaborante, mentre al di sotto di questa età il tecnico sanitario di radiologia medica, si troverà davanti al problema fondamentale del movimento del paziente. Il bambino collaborante dovrà essere accolto e rassicurato dal tsrm, che dovrà informarlo su tutto quello che succederà nella sala radiografica. Dovrà  responsabilizzarlo, facendogli capire che la sua collaborazione è fondamentale e che non proverà alcun dolore durante l’esecuzione della radiografia. Il tsrm dovrà disporre di un certo tempo durante il quale potrà costruire un rapporto di fiducia con il bambino, dovrà mostrarsi tranquillo e sorridente, chiamerà il bambino per nome, userà un tono di voce calmo ma autorevole. Sarà cura del tecnico sanitario di radiologia medica valutare l’eventuale necessità di far accedere un genitore o un accompagnatore del piccolo paziente nella sala radiologica. àˆ prassi consolidata ormai dall’esperienza, che la presenza nella sala radiologica di un adulto ansioso od ostile può diventare una fonte di stress per il piccolo paziente. Di contro ci sono situazioni in cui un genitore gioca un ruolo essenziale nella esecuzione di un buon esame diagnostico e in questo caso, la legge ci impone di far accedere, ove presente, l’accompagnatore di sesso maschile più adulto, dotato di apposito camice di piombo e paratiroidi, mentre in presenza di donne in età fertile è obbligatorio informarsi su una eventuale gravidanza sospetta o in atto. Compatibilmente con l’organizzazione della struttura sanitaria in cui il tsrm opera, sarebbe conveniente far eseguire esami dolorosi, come il prelievo del sangue (per esempio bambini in day hospital), successivamente all’indagine radiologica, che al 99% risulta essere un’indagine indolore. Il bambino non collaborante prima di essere sottoposto ad esame radiologico, dovrà essere immobilizzato con idonei presidi di contenzione atti a limitarne il movimento. Questi presidi dovranno avere delle caratteristiche compatibili con la tecnica o metodica radiologica a cui il paziente dovrà essere sottoposto. Si potranno utilizzare fasce di contenzione radiotrasparenti in stoffa o in plastica che potranno essere poste direttamente sulla parte anatomica da analizzare e che non daranno problemi di artefatto sulle immagini radiologiche. Per l’immobilizzazione degli arti del paziente, ove questi non debbano essere esaminati, possiamo procedere con appositi sacchetti di sabbia di vario peso e misura opportunamente ricoperti con telini puliti ricambiabili , che potranno essere facilmente posti sugli stessi senza recare danno o dolore al paziente, ma garantendone una sufficiente immobilizzazione e una adeguata sicurezza sul tavolo radiologico per il tempo necessario all’irradiazione. Esistono anche in commercio appositi box sagomati in gomma piuma che riproducono il calco del corpo del piccolo paziente, all’interno dei quali i bambini possono essere comodamente adagiati e posizionati prima dell’irradiazione. Esistono box sagomati anche per l’esecuzione delle radiografie standard del cranio con calchi in proiezione AP e LL. L’industria ha studiato anche dei materassini sagomabili, detti flexicast, riempiti al 50% di piccole palline plastiche e al 50% di aria. Una volta adagiato il paziente sul materassino per formarne lo stampo, si procede alla creazione del sottovuoto tramite una pompa meccanica inserita in una apposita valvola di aspirazione. Togliendo l’aria dal materassino questo “collassa” sulla parte anatomica del paziente immobilizzandola parzialmente. Nella pratica quotidiana si è sperimentata anche la tecnica della “mummification”, ovvero la fasciatura del neonato per mezzo di un lenzuolo. Nel caso in cui nessuno di questi mezzi di contenzione risultassero efficaci, soprattutto per l’esecuzione di esami contrastografici o di alta specializzazione (urografia, tc, rm) ci troveremo costretti ad eseguire l’esame in regime di narcosi (anestesia-sedazione), per cui necessiteremo di: supporto anestesiologicoprocedure pre-anestesiologichefarmaciGas anestetici (< 1-2 aa)Pentotal e.v. (2-6 mg/kg)Cloralio-idrato x os / Pentotal x os (< 1-2 aa)monitoraggio continuo (saturazione O2, ECG, disponibilità supporto cardio-respiratorio). Anche se il rischio complicanze risulta essere molto basso per procedure radiologiche non invasive, l’anestesista provvederà a far firmare il consenso informato alle procedure anestesiologiche. In conclusione l’immobilizzazione del paziente permette dunque di ottenere: un’alta qualità diagnostica del radiogrammatempo ottimale di esecuzione dell’esameevitare l’irradiazione di operatore e genitore/accompagnatoreevitare la ripetizione dell’esame.
Aquilino Dr Polito, Vilfreda De Marco
TSRM , Az.Osp. OIRM-S.Anna ,Torino