Le principali cause di sovraffollamento dei Pronto Soccorso (P.S.) italiani sono riferibili a numerosi fattori tra cui: la crescente mancanza di fiducia nei confronti del medico di famiglia, i tempi di attesa troppo lunghi per ottenere prestazioni specialistiche ambulatoriali ed esami diagnostici, l’incremento della parte di popolazione non inserita nel Servizio Sanitario Nazionale. l’evoluzione organizzativa del P.S. come vera e propria Unità di Diagnosi e Cura, la soppressione degli ospedali di piccole dimensioni con la conseguente riduzione del numero dei P.S. sul territorio.
Nei P.S. degli ospedali italiani il Triage ha migliorato il sistema di accettazione dei pazienti che si rivolgono alla struttura consentendo di poter stabilire l’ordine di ingresso in base alla gravità delle condizioni cliniche, cioè all’effettiva priorità del bisogno di cure, e non più secondo l’ordine di arrivo anche se in passato ciò avveniva informalmente.
Tuttavia esiste una problematica relativa ai costi ed all’efficienza di tale sistema legata all’affollamento dei P.S. non sempre dovuta alle necessità del paziente. Lo scenario nel quale si stanno sviluppando le più interessanti prospettive è rappresentato dalla gestione degli accessi impropri. non urgenti o a bassa complessità assistenziale.
Gli accessi impropri condizionano pesantemente l’attività , aumentando i tempi di attesa medi, e non garantendo una corretta distribuzione delle risorse umane, strutturali ed economiche. Inoltre l’elevato afflusso di utenti non coinvolge solamente il P.S. bensì influenza numerose unità operative (laboratorio analisi, radiologia, dove si effettuano le consulenze specialistiche, unità amministrative).
Con la presente ricerca abbiamo voluto verificare se anche in una realtà territoriale periferica gli accessi impropri al P.S. costituissero un fattore di sovraffollamento e quindi di difficoltà nell’erogazione di prestazioni assistenziali.
La nostra analisi ha riguardato l’attività dei pronto soccorso dell’azienda ASL di Latina, Presidi Centro-Sud. La tabella mostra i dati suddivisi per assegnazione di codice negli anni 2006, 2007.
TIPO ANNO ROSSO GIALLO VERDE BIANCO TOTALE
P.S. A.Fiorini 2006 245 6289 20761 3167 30391
Terracina 2007 208 6309 16491 4512 27524
D.E.A. Dono 2006 355 6074 26435 2100 34944
Formia Svizzero 2007 422 6357 23910 3658 34347
P.S. Don Liegro 2006 31 1296 13245 5648 20220
Gaeta 2007 10 1037 11160 4468 16675
L’area ed i distretti sono disomogenei e pertanto abbiamo voluto focalizzare l’attenzione sull’attività di un pronto soccorso di un area ristretta ed omogenea come quella facente capo all’ospedale A. Fiorini di Terracina che non ha una sezione di ostetricia ma che negli ultimi quattro anni ha avuto un notevole incremento di attività per l’inserimento di Unità operative dell’Università di Roma “Sapienza”.
L’utenza che affluisce all’ospedale presenta soprattutto urgenze di natura medica, chirurgica ed ortopedica. L’attività di Triage con un operatore dedicato viene garantita in maniera continuativa nelle 24 ore.
Nel 2006 si sono avuti in media 83 accessi al giorno mentre nel 2007 circa 77.
I dati evidenziano che la maggiore percentuale di accessi è rappresentata dai codici verdi in entrambi gli anni presi in considerazione.
I codici rossi e gialli sono praticamente sovrapponibili nei due anni, i codici verdi sono maggiori nel 2006 mentre i codici bianchi sono maggiori nel 2007. (Fig. 1).
Fig. 1 Accessi al P.S. Dell’Ospedale A. Fiorini di Terracina negli anni 2006 e 2007.
Anche se consideriamo la ripartizione percentuale dei codici essa risulta sovrapponibile nei due anni presi in esame. La somma dei codici Verdi e Bianchi rappresenta circa l’80% degli accessi al P.S. Il codice Giallo circa il 20% ed il codice Rosso è inferiore all’1%. Tuttavia anche nei valori percentuali è evidente un incremento dei codici bianchi nel 2007 rispetto al 2006. (Fig. 2).
Fig. 2. Ripartizione percentuale dei codici di accesso
I pazienti che veramente avevano necessità di cure al P.S. (Codici Rossi e Gialli) erano circa 7000 l’anno (20% del totale) con una media giornaliera di 20 accessi.
Certamente una parte degli accessi impropri è dovuta a cause strumentali ed opportunistiche, come l’ottenere subito una prestazione (radiografie, ecografie, esami di laboratorio…) che le liste di attesa dilazionerebbero nel tempo. Il modello organizzativo della medicina territoriale non sempre assicura una adeguata risposta alle esigenze del cittadino. Il Pronto Soccorso è diventato, spesso, per i cittadini punto prevalente di riferimento anche per le richieste che dovrebbero essere erogate da altri servizi socio assistenziali.
La crescita esponenziale della domanda verso le strutture di Pronto Soccorso è stata affrontata in questi anni essenzialmente in termini di dissuasione, introducendo strumenti quali la partecipazione alla spesa per i casi di minore gravità . Anche l’applicazione del Triage tuttavia non ha risolto il problema del sovraffollamento e degli accessi impropri ed evitabili. Infine, gli ultimi accordi per la Medicina Generale hanno introdotto elementi di novità , come ad esempio le forme di associazionismo, con l’intento di indurre ad una maggiore presa in carico di problematiche ora affrontate in sede di Pronto Soccorso; ciò nonostante il fenomeno dell’iperafflusso non è stato completamente risolto.
E’ necessario adottare azioni di riorganizzazione del servizio di Pronto Soccorso e, contemporaneamente, dell’assistenza sanitaria territoriale attraverso modelli organizzativi diversificati e ad elevata flessibilità con ulteriore sviluppo delle integrazioni multi-professionali, adattabili ai diversi contesti territoriali: metropolitano, urbano ed extraurbano
G. Raimondi, A. Martellucci, F. De Angelis, M. Pecchia, B. Scordamaglia, F Stagnitti
Dipartimento di Medicina Sperimentale. Università di Roma “Sapienza”