La radioprotezione del paziente, ancor di più del paziente pediatrico, pur essendo sempre stato negli obiettivi e nella pratica dei tecnici sanitari di radiologia medica, con l’emanazione del decreto legislativo 23095 e più di recente con la pubblicazione del decreto legislativo 187�0, è diventato un obbligo di legge che interessa tutte le figure dell’area radiologica. Già nel 1900 era noto che le radiazioni ionizzanti potevano indurre la leucemia. In passato però ci si era fermati solo alla conoscenza dei rischi ad alte dosi mentre il rischio a basse dosi come quelle usate in diagnostica per immagini, veniva calcolato per estrapolazione dai risultati delle alte dosi, con non poche approssimazioni, polemiche e contraddizioni. Alcuni fisici studiarono la teoria della progressione lineare senza soglia che si basa sul principio secondo cui una singola radiazione che colpisce una singola molecola di dna, può dare origine ad un processo neoplastico. Di conseguenza la probabilità di insorgenza del danno sarebbe proporzionale al numero di particelle in gioco, cioè alla dose somministrata. Gli effetti biologici delle radiazioni si dividono in: deterministici  stocastici o probabilistici I primi sono effetti biologici per cui esiste una dose soglia ( usata per esempio in radioterapia), gli effetti stocastici sono invece casuali e la loro gravità non dipende dalla dose (non esiste una dose soglia). L’uso delle radiazioni ionizzanti a basse dosi in radiologia deve seguire il principio della giustificazione (quanto realmente serve effettuare l’indagine radiologica e se esiste una metodica alternativa con cui ottenere le stesse informazioni) e dell’ottimizzazione ( l’esposizione ove necessaria, dovrà essere la più bassa possibile compatibilmente con le esigenze diagnostiche). Questi principi sono da considerarsi di primaria importanza in ambito pediatrico, tenendo in considerazione che l’aspettativa di vita di un bambino è maggiore di quella di un adulto (il bambino ha più tempo per sviluppare una neoplasia radioindotta) ed una maggiore distribuzione dei tessuti radiosensibili (tiroide, midollo osseo, mammella, gonadi). Bambini inferiori ai 10 anni di età sono molto più sensibili che non un adulto di fascia d’età intermedia. Quando un paziente pediatrico viene irradiato con gli stessi parametri di scansione di un paziente adulto, il bambino riceve una dose effettiva significativamente più elevata in confronto a quella assorbita  dall’adulto, per cui anche se le apparecchiature che vengono utilizzate sono le stesse, i parametri di acquisizione possono e devono essere tarati sul peso e sulle reali dimensioni del piccolo paziente. Ecco di seguito alcuni criteri generali per ottimizzare la dose al paziente pediatrico, (European guidelines on quality criteria for diagnostic radiographic images in pediatrics): Costante controllo di qualità delle attrezzature Uso di materiale per cassette, griglie, ecc. a bassa attenuazione, idoneo a ridurre la dose al paziente. Immobilizzazione del paziente: -centratura corretta; -protezione degli organi critici; -fascio collimato col campo da esplorare. Fattori tecnici ottimali per l’esposizione: – macchia focale compresa fra 0,6 e 1,5 mm; – filtri adeguati (1 mm Al + 0,1/0,2 mm Cu); – griglia antidiffusione (no < 6 mesi); - DFF adeguata (100 cm - 150 cm); - voltaggio: 65 - 85 kV; - esposimetro automatico (no < 6 mesi); - tempo esposizione: < 20 ms addome, < 10 ms torace; - sistema schermo-pellicola: schermi rapidi. Evitare ripetizioni degli esami solo per motivi estetico-iconografici,àˆ vietata la radioscopia diretta senza intensificatore di brillanza;Usare intensificatori con scopia pulsata .  Bibliografia essenziale: Aspetti radioprotezionistici della diagnostica radiologica in ambito pediatrico, p.Tomà 21�22003; Rischio da radiazioni ionizzanti in pediatria, g.Lucigrai; Donnelly lf lessos from history. Pediatr radiol 32:287-292,2002.
Vilfreda De Marco
TSRM , Az.Osp. OIRM-S.Anna ,Torino