La Comunità Europea ha stabilito per il XXI° secolo una serie di obiettivi tra cui l’obiettivo 18 del documento politico che riguarda la promozione della salute. Tra le varie figure professionali che dovranno essere promosse, spicca la figura dell’Infermiere di famiglia. In Italia l’Infermiere di famiglia non è ancora completamente operante come tale; ma se ne comincia a percepire la sua necessità nell’ambito di alcune primary care, come l’ADI ( Assistenza Domiciliare Integrata ). Nella primary care lavorano ed interagiscono numerose figure professionali sia mediche sia paramediche per il raggiungimento di un’assistenza sanitaria di qualità ; tra le figure paramediche certamente l’infermiere professionale ne rappresenta una figura cardine. L’aumento dell’età media e delle malattie croniche hanno portato negli ultimi anni un incremento considerevole di pazienti non autosufficienti. L’infermiere di famiglia sarà vicino all’individuo aiutandolo ad adattarsi e ad accettare la sua disabilità , restando vicino al paziente ed ai suoi familiare anche nel momento della morte. Questo momento della vita è quello meno considerato, i familiari sono lasciati soli ad assistere la fase agonica del proprio congiunto, senza essere in grado di fornire il giusto supporto al trapasso. Secondo l’OMS i compiti dell’Infermiere di famiglia non dovranno essere solo assistenziali ma dovranno promuovere la salute in ogni sua forma attraverso i consigli sullo stile di vita e attraverso la prevenzione di patologie a forte impatto socio-ambientale come il diabete e l’ipertensione. Attraverso la diagnosi precoce, essi potranno garantire che i problemi sanitari delle famiglie saranno curati al loro insorgere, e sapranno indirizzarli nelle strutture più adatte. Ma l’infermiere di famiglia potrà contribuire ad alleggerire il SSN dai costi di degenza protratte, facilitando le “ dimissioni protette” facendosi carico del prosieguo delle cure a domicilio. Chiaramente all’infermiere di famiglia, figura non ancora ben definita nel SSN, sarà richiesta una competenza non solo sanitaria ma anche psicologica; dovrà essere non solo un esperto erogatore di assistenza ma anche un buon comunicatore, con un forte slancio verso il “ prossimo” e dovrà avere capacità manageriali, dovendo organizzare autonomamente il proprio piano di lavoro. Insomma, l’Infermiere di famiglia, rappresenta una figura che a tutt’oggi e a distanza di anni dall’ Health21: the health for all policy for the WHO European Region,( 1999 ) non è stata ancora completamente definita dal SSN, pur potendo apportare all’assistenza sanitaria e al SSN stesso enormi vantaggi.
Aquilino Polito
Membro board scientifico nazionale SNAMID per le Medicine non Convenzionali