Per quanto concerne le modificazioni riconoscibili è da rilevare che i cambiamenti possono essere caratterizzati dal decremento dei depositi adiposi (lipoatrofia) che si possono riscontrare alle braccia, alle gambe, ai glutei, alle guancie oppure dall’incremento degli stessi (lipoipertrofia) caratterizzati dall’accumulo di grasso al seno, all’addome, alla base del collo (gobba di bufalo) ai lati del collo (collo taurino) od a livello cutaneo (lipomatosi).
La lipodistrofia spesso si correla con una serie di variazioni metaboliche non visibili che vanno dalla dislipidemia (con incremento dei trigliceridi e/o del colesterolo) alla insulinoresistenza al diabete franco.
Ma cosa causa la sindrome lipodistrofica?
Le cause sono complessivamente sconosciute ma potrebbero includere sicuramente:
1. l’utilizzo delle terapie farmacologiche anti-HIV (il 10% dei sieropositivi sviluppano una lipodistrofia a 2 anni dall’arruolamento terapeutico);
2. l’infezione da HIV stessa ( molti sieropositivi sviluppano lipodistrofia senza aver mai assunto terapia anti-HIV).
Possiamo quindi affermare che la sindrome lipodistrofica è, probabilmente, una patologia ad eziologia multifattoriale in cui giocano un ruolo preponderante i farmaci assunti, la malattia da HIV, fattori ormonali, genetici, etnici, costituzionali ed altri ancora. Proprio le donne che, nella società moderna, rappresentano l’emblema di un certo gusto estetico, pagano il dazio più elevato alla lipodistrofia evidenziando un rischio più elevato rispetto all’uomo sia di lipoatrofia che di lipoipertrofia (Galli JAIDS — 2002).
D’altronde, se la lipodistrofia può essere anche considerata una patologia iatrogena, è opportuno stressare la differenza fra farmaci lipoatrofizzanti e farmaci lipoipertrofizzanti. Della prima categoria di presìdi (lipoatrofizzanti) fanno parte sicuramente gli “inibitori nucleosidici della transcriptasi inversa” (NRTI secondo l’acronimo anglosassone) fra cui si annoverano la d4t (ZERIT), la zidovudina (RETROVIR), la ddI (VIDEX) etc.; della seconda categoria (lipoipertrofizzanti), invece, fanno parte i farmaci a cui sicuramente si deve il successo delle terapie anti-HIV e l’incremento della sopravvivenza dei sieropositivi e cioè gli “inibitori delle proteasi” (PI secondo l’acronimo anglosassone). Anche nell’ambito delle singole categorie, però, esiste una gradualità dell’azione iatrogena e ciò correla con la presenza di prodotti più o meno lipoatrofizzanti e più o meno lipoipertrofizzanti. Ad esempio le lipoatrofie più gravi (riduzione o scomparsa della bolla di Bichat delle guancie) si devono ai cosiddetti “d-drugs” fra cui vengono classificati d4t/ZERIT, ddI/VIDEX ed il vecchio ddC/HIVID. Sempre fra gli NRTI, invece, il farmaco più tranquillo e meno lipoatrofizzante sembrerebbe il tenofovir/VIREAD (Studio 903E ed ACTG 5142).
Alfredo Franco
Dirigente Medico VIII Divisione di Malattie Infettive A.O.R.N. “Domenico Cotugno” – NAPOLI