Il concetto di stress è strettamente connesso con lo studio delle condizioni di benessere psicofisico e del rapporto che si instaura tra l’individuo e l’ambiente in cui vive e svolge la sua attività . Il benessere è il risultato dell’efficacia dei processi omeostatici che presiedono al mantenimento dell’equilibrio vitale. L’omeostasi va considerata come un bisogno innato dell’organismo, sia dal punto di vista fisico che da quello psichico. La condizione omeostatica di benessere deriva dal concorso di tre elementi: controllo, potere e sicurezza. Il controllo riguarda meccanismi di feedback interni ed esterni, che mirano a riportare le funzioni fisiologiche e psichiche entro valori medi. Il potere è la capacità e la possibilità di gestire il controllo, ma anche l’ancoraggio a situazioni che non producano patologie. La sicurezza scaturisce dal concorrere dei due precedenti fattori e viene raggiunta attraverso il soddisfacimento dei bisogni primari e secondari. Ma questa condizione di equilibrio e benessere è messa a dura prova dai connotati pragmatici dell’agire sociale dell’individuo, che riflettono il soddisfacimento di bisogni derivanti dall’ambiente e dai condizionamenti che esso produce. Ambiente e consumi costituiscono il solco entro il quale si muove l’attività dell’uomo e la sua ricerca del benessere individuale. La psicologia ambientale si propone di studiare il comportamento umano influenzato in alto grado dagli stimoli esterni. Occorre affrontare la valutazione cognitiva e affettiva dell’ambiente in senso obiettivo e in senso soggettivo, i comportamenti relativi allo spazio personale, alla territorialità e alla privacy, lo stress ambientale, individuando sia i fattori di stress che quelli in grado di mediare le nostre reazioni allo stress. La proposizione e l’analisi del concetto di stress non possono prescindere dunque dal richiamo alle condizioni individuali e ambientali accennate, che meritano ovviamente analisi separate. Allo stesso modo, uno studio specifico va dedicato ai processi di conversione che lo stato di stress può determinare e che può essere di carattere psichico o somatico. Il termine stress è ormai diventato una parola-simbolo. Trascurandone gli elementi positivi, perché una tensione nervosa controllata è la molla di ogni successo individuale, esso è usato come sinonimo di ansia elevata, tumulto di preoccupazioni, stato emotivo insostenibile. Se ne evidenziano, insomma, soprattutto gli aspetti negativi indotti da uno stile di vita sempre più veloce e frenetico, che ci porta ad inseguire traguardi che spesso non arrivano e sfocia in disinganno e tensioni ancora maggiori. Ma, prima d’approfondire l’esame del concetto di stress, è bene sintetizzare nei suoi elementi fondamentali la causa principale che determina il fenomeno, cioè l’ansia, con i suoi sintomi psichici e fisici, le sue possibili conseguenze, la sua condizione normale e patologica. L’ANSIA  I SINTOMI PSICHICI I SINTOMI FISICI Aumento della tensione Senso di paura Stato d’allarme Apprensione Ridotto senso di controllo Preoccupazione Ipervigilanza Irrequietezza Impazienza Irritabilità Difficoltà a concentrarsi Distraibilità Disturbi della memoria Lucidità ridotta Affaticabilità Insonnia Difficoltà di relazione Sudorazione Irrequietezza motoria Forte tensione muscolare Tremori Bocca secca Palpitazioni Senso d’oppressione Senso di vertigine Senso di mancanza d’aria Senso di sbandamento Nausea Affaticabilità fisica “Nodo alla gola” Disturbi gastro-intestinali Cefalea da tensione     PSICOLOGICHE ORGANICHE Fobie Nevrosi ossessive Depressione Somatizzazioni Stanchezza Disturbi psicosomatici      ANSIA NORMALE ANSIA PATOLOGICA L’episodio è di intensità lieve/moderata àˆ infrequente Ha una durata limitata nel tempo àˆ una reazione appropriata ad una situazione o stimolo Comporta una sofferenza soggettiva limitata e temporanea Le conseguenze sono assenti o modeste (in termini di compromissione della libertà e della funzionalità psicosociale) L’episodio è di intensità notevole àˆ frequente Si protrae nel tempo àˆ una reazione inappropriata alle caratteristiche oggettive della situazione o stimolo Comporta una sofferenza evidente e frequente Determina una compromissione o marcata riduzione della libertà e funzionalità psicosociale  Inoltriamoci ora nell’analisi del concetto di stress. Mutuato nel secolo scorso dall’ingegneria industriale, che così indicava lo sforzo a cui erano sottoposti i materiali in uso, esso fu introdotto in biologia da Cannon negli anni trenta e definito da Selye negli anni cinquanta come “la risposta non specifica dell’organismo ad ogni richiesta effettuata ad esso” e tale da provocare meccanismi atti a ristabilire l’omeostasi. I meccanismi possono essere di adattamento e riadattamento. La sindrome in oggetto prevede due o tre fasi. La prima è caratterizzata da una reazione di allarme, in cui si verificano modificazioni biochimiche ormonali che consentono all’organismo di organizzare le proprie difese (aumenta la frequenza e la pressione cardiaca, aumenta la tensione muscolare e la liberazione di cortisolo, diminuisce la produzione salivare). Nella seconda fase l’organismo cerca di adattarsi alle nuove condizioni in modo funzionale, sicché gli indici fisiologici tendono a normalizzarsi, producendosi il riadattamento. La terza fase, a cui le ultime statistiche dicono che si giunge in casi ormai sempre più frequenti, è quella cosiddetta dell’esaurimento, cioè del rifiuto del riadattamento. Gli agenti dello stress sono di tale intensità da abbattere le difese dell’organismo. E qui si verifica quasi sempre la conversione. La reazione non è più di adattamento, ma si tramuta in patologie psichiche o somatiche, o di entrambi i livelli insieme. E’ utile distinguere ora tra stress e stressor, cioè tra effetto e cause. Lo stress è la risposta dell’organismo a uno stimolo stressante (o stressor), che può essere di varia natura. Esso nasce generalmente dall’adozione di una mentalità chiusa fatta di obiettivi e doveri assunti o da assumere con se stessi o con la società . Ci sforziamo di seguire percorsi sempre più ristretti e specifici e quindi oltremodo faticosi. Il lavoro diventa così una tortura, un incubo. Ma il lavoro è solo una delle cause dello stress, diversificandosi in competitività esasperata, senso di inadeguatezza e inutilità , eccesso di aspettative, “surplus” di progettualità vincolante, ripetitività o perdita dell’impiego. Altre cause possono individuarsi in generiche situazioni di pericolo, malattie croniche, povertà o debiti, lutti improvvisi di persone care, matrimoni falliti, situazioni familiari difficili soprattutto per il presente o il futuro dei figli. Lo stress, dunque, non diventa una malattia psichica vera e propria, ma, peggiorando la qualità della nostra vita, contribuisce all’insorgere di altre forme patologiche, sia sul piano fisico che su quello mentale. Nel DSM V, cioè nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, lo stress figura infatti solo come disagio psichico provocato da un evento traumatico, che naturalmente può essere di vario tipo. Secondo le ultime statistiche, sette italiani su dieci si considerano persone stressate. E sembra paradossale che anche il tempo libero venga considerato uno stressor. L’uso del tempo libero risulta infatti paradigmatico del nostro modo sbagliato di vivere. La ricerca di rilassamento, da contrapporre alla frenesia della vita quotidiana, si concretizza in una condizione mentale e psichica quasi ossessiva per il fitness, la palestra, la forma fisica. Con eguale tensione viviamo il tempo libero dei nostri figli, divisi tra lo sport, i giochi e le riunioni con i loro piccoli amici, quando appartengono ancora all’infanzia, o in analoghe attività ludiche o di socializzazione quando hanno varcato la soglia dell’adolescenza. La sicurezza dei nostri figli diventa ossessione per la loro reperibilità , possibilità di raggiungerli o di essere raggiunti in ogni luogo, anche i più sperduti. Il telefonino è diventato uno strumento stressante. Telefonini accompagnano anche i bimbi delle elementari. E se le mamme si stressano perché devono averli sempre sotto sorveglianza, i loro figli si stressano per “contagio”. Lo stress nasce quasi sempre dalla volontà di tenere tutto o tutti sotto controllo. Vogliamo mettere le redini al mondo e nello stesso tempo aspiriamo ad essere liberi e irraggiungibili. Senza contare che anche il tramonto delle ideologie e le crisi economiche ormai ricorrenti hanno trasformato i simboli dello stress, che non sono più legati alla “nobiltà ” dei fini dell’impegno politico o della legittima ascesa della scala sociale, ma provengono dagli scopi deteriori della lotta fra le fazioni politiche o le correnti dei partiti o da quelli di basso profilo indotti dalla competizione tra classi peraltro sempre più interfacciate e trasversali tra loro. Gli stressor sono naturalmente fattori che agiscono in modo diverso a seconda dei soggetti. Gli individui non si stressano tutti alla stessa maniera e per gli stessi motivi. Tali differenze individuali si spiegano col fatto che il giudizio di pericolosità di una situazione ansiogena discende dai nostri pensieri, ovvero dal nostro sistema cognitivo. A tal proposito, Lazarus e collaboratori hanno proposto due differenti strategie di reazione. La prima è quella focalizzata sul problema, che induce ad affrontare la situazione cercando immediatamente le soluzioni possibili. La seconda strategia è focalizzata sull’emozione. In questo caso, l’individuo cerca di superare il problema distogliendo la mente da esso, rilassandosi e cercando conforto negli altri. L’utilizzo di strategie dirette all’evitamento del problema fa crescere le probabilità di subire gli effetti fisici e psichici dello stress, cioè di incorrere in una conversione. In base a queste osservazioni, si può dedurre che lo stress è un processo complesso in cui interagiscono l’ambiente, con stimoli fisici ed eventi psicosociali e l’individuo con le sue particolari caratteristiche. Ed è sempre il risultato di una valutazione cognitiva che fa da filtro tra gli imput esterni e quelli interni e stabilisce quanto la situazione di pericolo ecceda o meno dalle individuali risorse di adattamento. Holmes e Rahe hanno individuato una scala di 43 eventi ritenuti interagenti con le valutazioni personali nella genesi di una conversione di carattere somatico. Fra tali eventi, la morte del coniuge, il divorzio, la separazione, la prigione, la morte di un parente stretto, un incidente, una malattia e il matrimonio. E’ quindi chiaro che anche eventi che potrebbero essere considerati positivi, come il matrimonio, possono essere causa di stress. Ed è anche evidente che il “peso” di ogni evento stressorio nell’insorgere di una malattia organica o di un disturbo psichico aumenta se associato al “peso” di un altro evento stressorio.          Anche Levi sostiene che gli stimoli psicosociali sono eventi che si intersecano con le caratteristiche biologiche e psichiche individuali nel determinare il genere e la forza della risposta. Sono poi le variabili di ordine psicologico che aggravano o mitigano l’entità della malattia.              Da ultimo Pancheri pone al centro della mediazione tra aspetti individuali e stimoli d’ambiente un sistema d’equilibri interni comprendente meccanismi di compensazione e di difesa. E a seconda di quale programma sia dominante, lo psicobiologico o il comportamentale, si producono risposte differenti. Tale predominanza è definita dall’autore in rapporto inversamente proporzionale all’età . Il bambino risponde a stimoli diversi con poche modalità di risposta sia in ambito fisiologico che comportamentale. L’adulto, per effetto della memorizzazione dovuta al trascorrere del tempo, produce risposte più differenziate e personali. Da qui la diversità tra gli individui nelle loro risposte agli agenti stressanti. Sembra utile ora fissare in tre schede informative, come è stato fatto prima a proposito dell’ansia, quando una persona può definirsi stressata, quali sono i sintomi dello stress e quali le sue fasi di sviluppo, fino ai meccanismi patologici.  UNA PERSONA àˆ STRESSATA QUANDO Vive in uno stato di eccitazione e tensione costanteHa sempre la sensazione di essere in corsa con il tempo Ha la sensazione di non poter in nessun modo modificare il proprio stile di vitaàˆ presa da un ingranaggio frenetico nel quale non si può permettere di mollareL’evento specifico che determina un cambiamento di vita diventa un “pensiero fisso”  I SINTOMI DELLO STRESS Stato di irritabilità : Marcata ipereccitazione dell’umore Tendenza a muoversi e agitarsi senza motivoSenso di paura che non si riesce a spiegareInsonniaContinuo stato di allarmeReazioni di sussulto per qualunque cosa Disturbo nella capacità di concentrazioneScadimento nel lavoroPredisposizione agli incidentiMaggiore consumo di sigaretteMaggiore inclinazione all’uso di alcol o psicofarmaci Depressione: Senso continuo di stanchezzaPerdita della gioia di vivereDifficoltà di alzarsi al mattino Somatizzazioni: Palpitazioni cardiacheSudorazioni abbondantiFrequente bisogno di urinareDisturbi gastrici e intestinali  EmicraniaDolori al collo e alla schiena per tensione muscolarePerdita o eccesso di appetito con alterazioni di peso corporeo   Le fasi dello stress  Reazione di allarme Appaiono alcune alterazioni fisiologicheSudorazioneAlterazione del battito cardiacoAlterazione del respiro  Diminuiscono le difese dell’organismo Aumenta la probabilità di contrarre malattie   Fase di resistenza Scompaiono i segni di allarme e le difese corporee aumentano  Se nonostante ciò l’individuo non raggiunge un buon adattamento…ò  Fase di esaurimento Le difese generali si fanno molto basse  Si sviluppano meccanismi patologici (ulcera gastrica, attacco cardiaco, stato di insonnia grave, ecc.)  Lasciando ad un’altra analisi l’esame dei fenomeni di conversione patologica, si può concludere dicendo che le molte tecniche in uso di prevenzione dello stress sono come l’uovo di colombo, nel senso che risiedono nella nostra capacità di controllo e di autodifesa. Invece di sperimentare reazioni emotive come la collera, la frustrazione, l’ansietà e l’insicurezza, che caratterizzano di prevalenza i nostri difficili giorni del presente sociale, al punto che i ritmi del cuore diventano incoerenti interferendo nel rapporto bidirezionale col cervello, privilegiamo emozioni più sincere, come amore, affetto, apprezzamento e compassione degli altri. Miglioreremo così la comunicazione tra cuore e cervello. Avremo ritmi più armoniosi di vita, i soli in grado di migliorare l’efficienza cardiovascolare e di equilibrare il sistema nervoso. E realizzeremo anche una migliore difesa immunitaria, un maggiore equilibrio ormonale e, in definitiva, una vita più a misura d’uomo.RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI Abraham K.( 1927), Opere, Torino, Boringhieri, 1975.Alexander F., Medicina psicosomatica (1950), Giunti Barbera, Firenze, 1951.Bahnson G.B., Psycophisiological complementary in malignancies: past work and future vistas, Ann. N. Y. Acad. 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Rosaria Sonia Petrosino
Dipartimento di Scienze Mediche Preventive Facoltà di Medicina e chirurgia Università di Napoli Federico II