Molti di noi conoscono il cheratocono come una patologia rara e dall’origine ancora dubbia, caratterizzata dal progressivo sfiancamento della cornea che deformandosi puo’ portare ad una grave compromissione della vista e che nei casi piu’ gravi richiede un intervento di trapianto per evitare che, assotigliandosi sino a perforarsi, danneggi irreparabilmente le restanti strutture dell’occhio. Sara’ pero’ utile sapere che stiamo assistendo negli utlimi anni ad una vera e propria “esplosione cheratocono”: da 1 nuovo caso all’anno ogni 2 milioni di persone 10 anni fa a un caso ogni trecentomila persone di oggi, grazie anche ai nuovi e sensibili strumenti di indagine, come il topografo computerizzato corneale. Difficile definirla ancora una “patologia rara”… Se poi valutiamo che colpisce prevalentemente in eta’ giovanile e che puo’ portare a soluzioni chirurgiche importanti come il trapianto di cornea, sara’ sicuramente utile conoscere alcuni dati epidemiologici.
Un lavoro francese del 1981 (Poliquen et al.) ha analizzato 187 casi, dimostrando che non c’e’ alcun nesso tra eta’ di insorgenza e grado di progressione della patologia, sfatando quindi la convizione che la diagnosi in eta’ adolescenziale sia prognosticamente negativa; inoltre, i pazienti affetti da cheratocono la cui evoluzione ha portato al trapianto, hanno avuto un tempo medio tra diagnosi ed intervento di 10 anni.
Un lavoro del 1994 su Ophthalmology di Tuft prende in esame i dati ricavati dall’osservazione di ben 2523 casi:
dei pazienti affetti da cheratocono “solo” il 21.6% ha avuto bisogno del trapianto di cornea, in media dopo 7-8 anni dalla diagnosi.
Interessante anche il rapporto SFOALC (Societa’ Francese Oculisti Applicatori Lenti a Contatto) del 2003 nel quale Florence Malet dallo studio di 842 pazienti estrapola questi dati:
– eta’ media alla diagnosi di cheratocono: 26 anni
– pazienti arrivati nel corso degli anni al trapianto di cornea: 20.4%
– presenza di piu’ casi nella stessa famiglia: 12%
– presenza di piu’ casi tra parenti di primo grado: 3.34%.
In conclusione, si puo’ rispondere con fondatezza scientifica ad un paziente affetto da cheratocono che i suoi figli hanno piu’ del 96% di possibilita’ di essere perfettamente sani e che lui stesso ha quasi l’80% di probabilita’ di mantenere una sufficiente qualita’ visiva per il resto della sua vita. Sara’ pero’ altrettanto importante suggerire controlli frequenti in quanto il cheratocono puo’ modificare in qualunque momento il suo stato di apparente stasi. L’importanza di una diagnosi precoce e di un attento monitoraggio e’ motivato anche dalle nuove terapie in grado di fermare l’evoluzione del cheratocono, come il “corneal cross-linking” che con l’azione combinata della riboflavina e dei raggi UV crea dei nuovi legami tra le fibrille di collagene della cornea, impedendone il progressivo sfiancamento.
Igor di Carlo
Specialista in Oculistica