Il grado del dolore è una sensazione estremamente soggettiva, che dipende dalle precedenti esperienze, dal livello culturale, dalla soglia, fattori differenti in modo significativo da una donna all’altra.
Il problema del controllo del dolore durante il parto ha sempre suscitato l’interesse delle donne e dei medici. In Italia è storia recente (Gennaio 2007) la promozione da parte della Commissione Nazionale sui Livelli Essenziali di Attenzione garantiti dal Servizio Sanitario Nazionale, della gestione del dolore durante il travaglio tramite procedure analgesiche.
Le controversie maggiori nascono dalla convinzione che il travaglio ed il parto debbano essere eventi naturali e fisiologici e che anche il dolore che lo accompagna sia parte integrante di questa funzione biologica; convinzione supportata dai possibili effetti collaterali non solo materni, ma anche fetali e neonatali dell’imperfette metodiche che fino a pochi anni fa si applicavano per l’analgesia in travaglio di parto.
Per ridurre il dolore da parto sono state utilizzate diverse tecniche i cui requisiti fondamentali dovrebbero essere la sicurezza per la madre, la mancanza di effetti collaterali sul neonato, l’assenza di interferenze sulla dinamica fisiologica del travaglio e del parto, la flessibilità della tecnica alle varie fasi del travaglio. Per tali richieste l’analgesia peridurale è attualmente il metodo più efficace per il controllo del dolore da parto vaginale, trasformando il parto stesso in un’esperienza appagante e serena. Il posizionamento di un catetere nello spazio peridurale permette di dosare gradualmente l’effetto antalgico e di adattarlo alle richieste dei vari stadi del travaglio.
Dalla Letteratura, però, emergono dati contrastanti: l’analgesia peridurale in travaglio di parto può determinare un aumento dei parti vaginali operativi, un maggior ricorso al parto pilotato con ossitocina ed un maggior incremento dei tagli cesarei correlato alla posizione della testa fetale al momento dell’esecuzione dell’analgesia peridurale.
Tuttavia il miglior management dei farmaci, anche se somministrati in fase latente, ad una dilatazione cervicale di un centimetro, secondo un recentissimo trial randomizzato che annovera 12.793 pazienti, di durata quinquennale, ha dimostrato non prolungare ulteriormente la durata del travaglio né di implementare il rischio di taglio cesareo nelle nullipare.
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Stefania Triunfo
Dipartimento della tutela della salute della donna e della vita nascente