In un programma completo di profilassi antitrombotica la terapia fisica può avere un ruolo di supporto alla profilassi eparinica, ma a volte può divenire l’unico momento terapeutico quando, per varie ragioni, l’eparina non può essere usata o non si dimostri efficace.
E’ per questi motivi che oramai in molte linee guida la terapia fisica viene considerata come un ausilio valido se non indispensabile nella profilassi. per cui il punto su cui incentrare la nostra attenzione non sarà quello di decidere se usare la terapia fisica, ma soprattutto quando e come..
Se entriamo nel dettaglio vediamo che nell’ambito della terapia fisica possiamo comprendere tre principali modalità
Fisioterapia
Elastocompressione
Compressione pneumatica
Una terapia fisica che voglia essere veramente efficace, dovrà essere scelta sulla base dei suoi meccanismi di funzionamento, che dovranno essere diretti precipuamente ai momenti critici individuati, pena la sua inutilità nel prevenire la tvp.
Elastocompressione (Calze elastiche-Bende elastiche)..
Gli obiettivi dell’elastocompressione possono essere riassunti in: riduzione del diametro delle vene superficiali; -riduzione della capacità venosa dell’arto at traverso lo svuotamento del sistema venoso superficiale -aumento del flusso del sistema venoso profondo -aumento dell’attività fibrinolitica del sangue -aumento del ritorno linfatico -facilitazione del riassorbimento dei liquidi dall’interstizio al compartimento venoso e linfatico (diminuzione di eventuale edema)
-Compressione pneumatica intermittente
L’apparecchio che abbiamo usato nel nostro studio consiste in un sistema di compressione graduata, intermittente e sequenziale (S.C.D.).La compressione esercitata raggiunge valori nettamente superiori a quelli che si possono ottenere con una calza elastica L’alternanza di cicli di compressione e decompressione sequenziali dal polpaccio verso la coscia, imita le modalità di riempimento e svuotamento che si ottiene con la deambulazione, Si ottiene la completa liberazione delle cuspidi valvolari evitando il ristagno ed eventuale formazioni di trombi . Poichè dopo lo svuotamento ottenuto con la fase compressiva, il riempimento dell’albero venoso varia da paziente a paziente , è opportuno che la fase di decompressione non sia predeterminata, ma sia modulata automaticamente sul tempo di riempimento venoso di quello specifico paziente.
Avremo cioè non solo un aumento della velocità di flusso ma anche un incremento del volume totale del sangue spostato.
Possiamo, infine, suggerire un piccolo schema di comportamento nei riguardi del paziente anziano operato, che possa avere probabilità serie di successo nella prevenzione della malattia trombotica con mezzi fisici.
Nel periodo preoperatorio:
Compressione con calze elastiche, con eventuale fisioterapia per i pazienti con limitazione nei movimenti o con patologie venose e non che abbiano provocato edemi declivi, o comunque fenomeni di stasi venosa.
Dorante l’intervento chirurgico e nell’immediato periodo post-operatorio:
Compressione pneumatica intermittente.
Quando il paziente riacquista la capacità di movimenti fisici attivi :
Elastocompressione con calze elastiche, con eventuali manovre fisioterapiche finchè i movimenti del paziente o la deambulazione non siano divenuti efficaci nell’ attivare in maniera completa la pompa muscolare del polpaccio.
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Seconda Università degli Studi di Napoli DIPARTIMENTO DI SCIENZE ANESTESIOLOGICHE, CHIRURGICHE E DELL’EMERGENZA SEZIONE DI FLEBOLOGIA