AZIONE DELLA BOSWELLIA NEL TRATTAMENTO DELL’OSTEOARTROSI
La boswellia serrata, nota anche come incenso indiano o salai guggal è una pianta appartenente alla famiglia delle Burseraceae originaria delle regioni subtropicali dell’Africa, dell’Arabia Saudita e dell’India centrale. La droga è rappresentata dalla resina gommosa (salai guggal) che fuoriesce dalla corteccia incisa della boswellia. Gli acidi boswellici sono dei potenti e selettivi inibitori della lipossigenasi, l’enzima responsabile della biosintesi dei leucotrieni. L’acido cheto-boswellico inibisce l’attività dell’elastasi leucocitaria umana (le elastasi sono proteinasi coinvolte nel processo infiammatorio). Test in vitro rivelano che gli estratti isolati di boswellia serrata, in modo dose-dipendente, bloccano la sintesi di prodotti pro-infiammatori andando ad inibire la 5-lipossigenasi.Nella medicina tradizionale indiana sono stati usati per secoli estratti di boswellia nel trattamento delle malattie artritiche e sono numerosi gli studi che confermano tale proprietà farmacologica. È stato fatto uno studio clinico controllato per valutare l’efficacia della droga in un gruppo di 42 pazienti affetti da osteoartrite. Essi ricevevano un estratto della droga per via orale per 3 mesi, mentre la valutazione dell’efficacia era affidata in parte alla compilazione di un questionario sintomatologico da parte dei pazienti stessi e in parte ai risultati di alcuni tests specifici quali il Ritchie articular index, il Joint score e il Disability score. Inoltre venivano effettuati alcuni altri esami quali la VES ed opportune valutazioni radiologiche. I risultati finali evidenziavano un netto miglioramento della sintomatologia soggettiva registrato dai pazienti (p<0,001), con un significativo progresso (p<0,05) anche dei risultati dei test specifici. Gli esami radiologici invece non evidenziavano variazioni significative ne prima e ne dopo la fine della sperimentazione, mentre gli effetti collaterali registrati sono stati di lieve entità e non tali da richiedere la sospensione del trattamento(11). Uno studio clinico controllato ha valutato l’efficacia della boswellia in pazienti con osteoartrite del ginocchio. Sono stati arruolati 30 pazienti, trattati con estratto secco di boswellia alla dose di 400 mg/die o con placebo per 2 mesi. Al termine di questo periodo di tempo i pazienti del gruppo verum passavano al placebo e viceversa. La valutazione era fatta ricorrendo ad una scala validata di valutazione della sintomatologia algica pre e post terapia. Si è visto che i pazienti del gruppo boswellia avevano, al termine della sperimentazione, un significativo calo della sintomatologia e un conseguente miglioramento della mobilità, senza modificazioni nel quadro radiologico. L’incidenza di effetti collaterali è stata bassissima, poiché solo 3 pazienti del gruppo boswellia e 2 del gruppo placebo hanno avuto modici disturbi gastrointestinali(13). Uno studio clinico controllato ha valutato l’effetto di un estratto di boswellia chiamato Loxin arricchito col 30% di acido 3-O-acetyl-11-keto-beta-boswellic acid (AKBA), un potente inibitore della 5 alfa lipossigenasi, in 75 pazienti affetti da artrite del ginocchio. Essi ricevevano per os 100 o 250 mg/die di Loxin o un placebo per 90 giorni, misurando pre e post terapia l’intensità della loro sintomatologia algica tramite le scale Visual analog scale, Lequesnès Functional Index e Western Ontario e McMaster Universities Osteoarthritis Index. Si valutava anche l’attività della metalloproteinasi 3 capace di degradare la cartilagine nel fluido sinoviale ottenuto dai pazienti arruolati. Al termine dello studio i pazienti di entrambi i gruppi verum mostravano un significativo miglioramento della loro sintomatologia, con un risultato migliore per quelli che avevano assunto 250 mg/die di Loxin. In vitro il Loxin riduceva significativamente l’attività della metalloproteinasi 3 e quindi la sua azione distruttiva sulla cartilagine. Non sono stati riscontrati effetti collaterali significativi in nessuno dei gruppi esaminati. Lo studio indica che il Loxin è efficace e ben tollerato nel trattamento dell’artrite del ginocchio, agendo non solo sui sintomi della malattia ma anche contrastando la progressiva riduzione della cartilagine articolare(15).
AZIONE DELLA BROMELINA NELL’OSTEOARTROSI
La bromelina è il nome di una miscela contenente diversi enzimi proteolitici. Tale miscela è composta principalmente da almeno 4 proteasi cisteiniche a struttura simile, la principale delle quali è la proteasi del fusto mentre altre due sono denominate ananaina e comosaina, sono presenti inoltre piccole quantità di fosfatasi acida, perossidasi, amilasi e cellulasi. Essa viene preparata dal succo dell’Ananas, Ananas Comosus L. Merr (famiglia Bromeliaceae). L’azione anti-infiammatoria della bromelina è in parte dovuta all’inibizione della bradichina, mediante la deplezione del sistema chinina-callicreina, inoltre limita la formazione di fibrina per riduzione di intermedi della cascata di coagulazione(8-10). Esperimenti suggeriscono che la bromelina riduce la migrazione dei leucociti nelle aree infiammate e impedisce l’adesione dei leucociti ai vasi del sito infiammato(11). Studi in vitro dimostrano che la bromelina induce una diminuzione significativa di concentrazione della Sostanza P(12). La bromelina induce una marcata diminuzione della concentrazione di prostaglandine E2, in vivo(12). La bromelina è indicata in tutti i casi di infiammazioni e/o edemi dei tessuti molli. L’effetto antinfiammatorio può essere dovuto all’attività proteolitica della Bromelina sul sito dell’infiammazione. la Bromelina, per interazione con la lipossigenasi, determina un aumento della formazione di plasmina, che ha attività fibrinolitica ossia è capace di scindere la fibrina impedendo o riducendo la formazione dell’edema localizzato; la plasmina, inoltre, riduce la sintesi di prostaglandine pro-infiammatorie e stimola la formazione di prostaglandina E1, un fattore inibitorio dell’infiammazione(29-31). E’ stato anche dimostrato che la Bromelina riduce i livelli plasmatici di chininogeno, inibendo così la formazione di chinine(32-33), le chinine generano peptidi vasoattivi, quindi causano infiammazione, edema e dolore. Tutti questi fattori contribuiscono ad un miglioramento della circolazione, nel metabolismo cellulare, nel trofismo cutaneo e nel riassorbimento di edemi, essudati, ematomi, sostanze necrotiche ed agenti infiammatori. L’attività antinfiammatoria della Bromelina è sicuramente quella più significativa, anche perché interviene su molti aspetti dell’infiammazione; viene confermata in diversi modelli sperimentali (come l’edema indotto da albumina o da carragenina) e trova nell’uomo diverse applicazioni cliniche(34). Uno studio condotto su pazienti con artrosi del ginocchio, ha dimostrato che l’assunzione per un mese di bromelina induce una netta diminuzione del dolore e della rigidità del ginocchio, favorendo la mobilità e la flessione(21). Una combinazione di bromelina, rutina e tripsina è stata confrontata con il diclofenac in 103 pazienti con osteoartrosi del ginocchio. Dopo sei settimane i trattamenti hanno prodotto una riduzione simile del dolore e dell’infiammazione(22). In un altro studio di sei settimane diclofenac e una combinazione di bromelina, rutina e tripsina hanno avuto gli stessi risultati nel trattamento di pazienti con artrosi dell’anca(23). La Bromelina può essere utile sia nell’artrite reumatoide che nell’osteoartrite. In particolare nell’artrite reumatoide ha permesso la riduzione dell’uso di corticosteroidi (come il prednisone).In uno studio la Bromelina è stata somministrata ad alcuni pazienti: 25 con grave artrite reumatoide, 1 con artrite reumatoide e osteoartrite, 2 con osteoartrite, 1 con gotta ed edema articolare. Le dosi di corticosteroidi sono state ridotte a dosi minime di mantenimento con contemporanea somministrazione di Bromelina gastroresistente (20-40 mg tre o quattro volte al giorno). Nella maggior parte dei pazienti è stata notata una significativa riduzione dell’edema articolare ed un aumento della motilità articolare, dopo breve tempo dall’inizio del trattamento. Nel periodo di osservazione da 3 settimane a 13 mesi, 8 su 29 pazienti (28%) hanno riscontrato effetti ottimi, 13 (45%) buoni, 4 (14%) discreti e 4 (14%) scarsi, come nel caso del paziente con la gotta(41).In uno studio clinico è stato valutato l’effetto della Bromelina in pazienti con osteoartrite del ginocchio con il risultato di non essere efficace(42). Forse migliori risultati si sarebbero potuti ottenere somministrando Bromelina in una forma non gastroresistente.
AZIONE DELLA GLUCOSAMINA NELL’OSTEOARTROSI
La glucosamina è una sostanza chimica che si trova in natura e nell’organismo umano, sotto forma di liquido che circonda le articolazioni. Si trova però anche in altri luoghi: ad esempio il solfato di glucosamina usato negli integratori alimentari può essere raccolto dal guscio dei crostacei, oppure può essere sintetizzato in laboratorio. Il solfato di glucosamina è utilizzato comunemente per la terapia dell’artrite, gli scienziati l’hanno studiato approfonditamente per quest’impiego, ma nella maggior parte dei casi è usato per l’osteoartrite, la forma di artrite più diffusa.l solfato di glucosamina è una sostanza chimica che si trova nel nostro organismo: il nostro corpo la usa per produrre diverse altre sostanze chimiche coinvolte nella costruzione dei tendini, dei legamenti, delle cartilagini e del liquido vischioso che circonda le articolazioni.Le articolazioni sono circondate da liquido e dalla cartilagine, che servono per proteggerle dagli urti. In alcuni pazienti affetti dall’osteoartrite la cartilagine si assottiglia e può finire per lacerarsi: l’articolazione quindi fa attrito, inizia a far male e si irrigidisce. I ricercatori ritengono che gli integratori di glucosamina possano essere utili per aumentare la consistenza della cartilagine e del liquido che circondano l’articolazione e/o per prevenire la disgregazione di queste due sostanze. Alcuni ricercatori ritengono che anche la parte “solfato” del solfato di glucosamina sia importante. Il solfato serve all’organismo per produrre la cartilagine: anche per questo, quindi, i ricercatori ritengono che il solfato di glucosamina possa funzionare meglio rispetto agli altri tipi di glucosamina che non lo contengono, come la glucosamina idrocloruro o la n-acetilglucosamina. La maggior parte delle ricerche sul solfato di glucosamina ha misurato l’efficacia del principio attivo per l’osteoartrite del ginocchio, tuttavia ci sono alcune prove a favore di una possibile efficacia anche nel caso dell’osteoartite del femore o della colonna vertebrale.Alcune ricerche suggeriscono che la glucosamina è in grado di diminuire il dolore dovuto all’osteoartrite del ginocchio in modo quasi equivalente al paracetamolo. Sembra inoltre che l’effetto analgesico sia paragonabile a quello di alcuni FANS, come l’ibuprofene e il piroxicam. Tuttavia la differenza tra il solfato di glucosamina e questi farmaci è il tempo impiegato per alleviare il dolore: di solito i FANS alleviano i sintomi e fanno diminuire il dolore nel giro di due settimane, mentre il solfato di glucosamina impiega da 4 a 8 settimane. L’effetto analgesico del solfato di glucosamina non sembra ugualmente forte in tutti i pazienti. Alcune ricerche indicano che il solfato di glucosamina potrebbe non funzionare bene per chi soffre di artrite più grave e che continua da molto tempo oppure per chi è più anziano o pesa di più. Oltre all’effetto analgesico, il solfato di glucosamina probabilmente può rallentare la lacerazione delle articolazioni nei pazienti affetti da osteoartrite che la assumono per un periodo prolungato. Alcuni ricercatori sperano che il solfato di glucosamina possa rallentare il peggioramento dell’osteoartrite e certe ricerche sembrerebbero dimostrare che chi assume il solfato di glucosamina potrebbe diminuire il rischio di dover ricorrere all’intervento di ricostruzione totale del ginocchio.
Dr Gaetano Nutile