L’Artrite Reumatoide è una malattia infiammatoria cronica, autoimmune, a carattere erosivo e andamento progressivo, che interessa prevalentemente le piccole articolazioni delle mani e dei piedi. Se non trattata può evolvere verso l’anchilosi con comparsa di deformità invalidanti. Inoltre non è raro l’interessamento di organi interni ed apparati come l’occhio (sclerite, episclerite, secchezza oculare), la cute (noduli cutanei), i polmoni (interstiziopatia), il rene (amiloidosi), il cuore (pericardite, endocardite, vizi valvolari).
L’esordio e il decorso sono molto variabili con forme acute e rapidamente progressive o con forme torpide a lenta evoluzione. Il tasso di prevalenza varia da 0.3 a 1,5%. In Italia la percentuale è dello 0,7%. L’ incidenza è pari a circa 6 nuovi casi ogni 100.000 persone/anno. Può colpire ad ogni età ma e più frequente nel sesso femminile nella fascia compresa tra i 25 e i 50 anni.
Clinicamente si manifesta con dolore, tumefazione, rossore, rigidità mattutina ed impotenza funzionale delle articolazioni colpite associate ad aumento degli indici di flogosi e alla positività del fattore reumatoide e/o degli anticorpi anticitrullina che costituiscono un marcatore di malattia e di attività di malattia e sono correlati ad una prognosi peggiore.
Posta la diagnosi, la terapia va iniziata il più precocemente al fine di modificare la storia naturale della malattia. La terapia tradizionale si avvale di cortisonici a basse dosi e per periodi limitati, FANS e i farmaci di fondo (Methotrexate, Leflunomide, Salazopirina, Ciclosporina, Idrossiclorochina). La risposta alla terapia viene definita in base alla attività di malattia valutata ricorrendo agli indici compositi di cui quello più utilizzato è il DAS 28 che si basa sulla valutazione del numero di articolazioni dolenti, numero di articolazioni tumefatte, la VES e lo stato globale di salute valutato dal paziente in base ad una scala numerica.
Quando nonostante la terapia con i farmaci di fondo persiste un’elevata attività di malattia per cui questa non è più controllata dalla terapia tradizionale, si fa ricorso alla terapia con i farmaci biotecnologici che sono così definiti perché costruiti mediante tecniche di biologia molecolare e di ingegneria genetica.
I biologici sono farmaci capaci di interferire selettivamente con specifici bersagli cellulari e umorali, coinvolti nel complesso meccanismo patogenetico delle artriti croniche primarie. Vanno distinti in farmaci biologici con target molecolare o cellulare. I primi sono gli anticorpi monoclonali anti TNF alfa (infliximab, adalimumab, golimumab, certolizumab), recettori solubili per il TNFalfa (etanercept), anticorpi monoclonali anti IL1 (anakinra), anti IL6 (tocilizumab); i secondi anti CD20 espressi dai linfociti B (rituximab), o proteina di fusione che blocca la via di co-stimolazione CD80/86- CD28 realizzando una modulazione della co-stimolazione T cellulare (abatacept).
Il trattamento è rivolto, secondo le raccomandazioni EULAR ai pazienti con malattia attiva e fattori prognostici sfavorevoli quando vi è una risposta insufficiente al massimo dosaggio di methotrexate o altro farmaco di fondo quando questo non è tollerato o controindicato, oppure alla terapia di associazione con due farmaci di fondo.
I farmaci biologici rappresentano un’innovazione rivoluzionaria. La loro disponibilità ha cambiato radicalmente e positivamente il destino del paziente. Sono efficaci nel ridurre i sintomi dell’infiammazione, nel migliorare la qualità di vita e la capacità funzionale e sebbene siano più costosi dei farmaci tradizionali recenti studi di farmaco-economia hanno dimostrato come questi agenti siano vantaggiosi in termini di costo-efficacia.
Anna Merchionda
Azienda Ospedaliera San Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona Salerno