Il termine Early Arthritis (EA) indica la fase di esordio delle poliartriti croniche, con particolare riferimento all’artrite reumatoide ed alle spondiloartriti sieronegative. Da un punto di vista temporale viene indicata come EA l’artrite sintomatica da non più di 12 mesi e “Very Early Arthritis” (VERA) quella da non più di 12 settimane. Alcuni studi hanno dimostrato che circa il 70% dei pazienti dopo 2 anni di malattia presenta un danno articolare irreversibile, ma il 40% presenta erosioni all’esame radiologico dopo 6 mesi e il 15-20% evidenzia erosioni già all’esordio della malattia stessa. Il concetto di EA non include soltanto una diagnosi precoce ma soprattutto la possibilità di offrire al paziente un trattamento terapeutico idoneo e tempestivo in quella che viene comunemente definita “finestra di opportunità”. È stato dimostrato che nei pazienti con diagnosi precoce di artrite, nei quali venga iniziato un adeguato regime terapeutico entro 16 settimane, è possibile ridurre o ritardare il danno articolare nonché, in alcuni casi, portare ad una vera e propria remissione clinica.
Il progetto Early Arthritis Clinic della Reumatologia dell’Ospedale SS. Annunziata di Chieti nato nel Marzo 2012 prevede, attraverso una stretta collaborazione con i MMG del territorio, la possibilità di un accesso rapido, in genere entro due settimane, ad una visita specialistica reumatologica ed attraverso un percorso strutturato l’opportunità di eseguire tutti gli esami laboratoristici e strumentali necessari per una corretta diagnosi e l’introduzione precoce di un trattamento terapeutico efficace.
Tra le metodiche strumentali utilizzate per la diagnosi precoce il ruolo predominante è svolto senza dubbio dall’ecografia articolare alla quale viene affiancato l’esame radiografico.
La radiografia tradizionale sebbene ha il vantaggio di essere diffusamente disponibile, economica, ben standardizzata e ripetibile nel tempo, presenta delle indubbie limitazioni dovute all’esposizione a radiazioni ionizzanti, alla mono-planarietà, alla possibilità di individuare erosioni solo se esse compaiono sul margine della corticale ossea ed alla scarsa sensibilità al cambiamento; per queste ragioni non risulterebbe utile eseguire nuovi radiogrammi prima di 6-12 mesi dai precedenti. Pur con queste limitazioni, la radiologia tradizionale riveste un ruolo importante e rappresenta tutt’ora una misura di outcome raccomandata dall’OMERACT.
L’ecografia mostra alta sensibilità e specificità grazie all’ottima visualizzazione delle strutture tendinee, muscolari ed articolari e può considerarsi come esame di prima scelta. L’utilizzo di sonde ad alta frequenza, la possibilità di usare il power-doppler e di eseguire esami dinamici rendono tale metodica ancor più indicata in determinati distretti, come le piccole articolazioni di mani e piedi particolarmente interessate nelle fasi precoci delle artropatie infiammatorie. Oggi si utilizzano solo apparecchi Real-time, dotati di sonde lineari ad elevata frequenza (6 – 18 MHz). L’introduzione della tecnica Doppler che studia il flusso sanguigno, ed in particolare il power-Doppler che visualizza i vasi a flusso lento ha di gran lunga migliorato l’accuratezza del classico esame ecografico individuando l’aumentata vascolarizzazione a carico dei tessuti colpiti dal processo infiammatorio come, ad esempio, nella sinovite. Per quanto riguarda invece i limiti dell’esame eco power-Doppler la qualità dell’esame dipende dall’esperienza dell’operatore e dal tipo di apparecchio utilizzato.
L’esame ecografico essendo una metodica dal costo accessibile, non invasiva di facile esecuzione e perciò molto diffusa risulta fondamentale nella prima valutazione dei pazienti con EA fornendo la possibilità di visualizzare la presenza di alterazioni precoci indicative di malattia.
Dott.ssa Eleonora Celletti, Phd
Specialista in Reumatologia
Università G. d’Annunzio di Chieti